Il mondo dei videogiochi è da sempre uno dei più appassionanti nel panorama dell’intrattenimento, creando esperienze uniche in grado di catapultarci in mondi digitali che è possibile solamente sognare. Per quanto incanti tutti noi su base quotidiana, è innegabile che tutto l’apparato di cui si alimenta sia costituito da luci e ombre in egual misura. Da una parte la stampa generalista fa difficoltà a esaltarne i lati positivi, piombando sempre più spesso sui legami negativi che derivano da condizioni psicologiche specifiche. Dall’altro lato, la community spesso dà il peggio di sé con atteggiamenti tossici e negativi, portando perfino ad assurdi collegamenti con estremismi ideologici o politici. Per quanto sia più facile parlare, discutere e sottolineare ciò che c’è di sbagliato nel videogioco e nei suoi fruitori, quest’oggi illustreremo il lato chiaro della medaglia – se così vogliamo definire la dicotomia tra giusto e sbagliato – e di quanto il settore videoludico giochi ormai un ruolo fondamentale nelle raccolte fondi per cause umanitarie. Non si tratta certo di una novità degli ultimi anni. Fin dal boom del settore del XXI secolo numerosi publisher e team di sviluppatori hanno donato somme in denaro a enti benefici, soprattutto durante i primi eventi più in vista. Con l’avvento di YouTube, Twitch, i social network e il web del futuro, c’è stato modo di ampliare enormemente lo spettro di utenti interessanti al mondo dei videogiochi, eliminando di fatto la necessità dei raduni fisici. Questa globalizzazione digitale ha portato un’enorme ventata di utenti, studi, imprenditori e personalità di spicco che hanno di ancora più popolato il nostro settore, arricchendolo nella maniera che possiamo osservare nei nostri giorni.
L’accessibilità alle notizie e alle iniziative, così come il coinvolgimento maggiore nello sviluppo dei progetti e l’incremento del lato marketing/pubblicitario, hanno permesso anche di poter raggiungere milioni di utenti in un semplice post o con un tweet, creando una diffusione che potenzialmente non ha limiti (se non quelli imposti dagli algoritmi delle piattaforme). Tra i lati positivi di questa folle spinta alla condivisione totale della nostra vita c’è proprio l’enorme portata che le iniziative di beneficenza possono ottenere con l’ausilio di aziende con grandi numeri di clienti all’attivo. E, dunque, quale settore potrebbe prestarsi meglio alle campagne di diffusione, nell’era digitale, se non quello dei videogiochi? Con migliaia di fan sempre aggiornati tramite le proprie bacheche virtuali, muovere le ruote della fervente passione in onore di una giusta causa risulta quantomeno più facile di quando internet si destreggiava solamente tra forum, chat e subreddit.
Le personalità dello streaming hanno fin da subito abbracciato questa filosofia, unendosi più e più volte per poter raccogliere donazioni per associazioni contro malattie e povertà. Il più attivo su questo campo è senza dubbio Markiplier, costantemente in contatto con gli enti benefici, muovendo verso di loro enormi somme grazie ai suoi iscritti e alla sua filosofia di comunicazione puntata sulla positività e la condivisione. Sebbene lui sia l’esempio più fulgido, è piuttosto sicuro affermare che ogni grande personalità del mondo multimediale, da Ninja a Lirik, si muova per far sì che i propri introiti possano aiutare una nobile causa. E tutti questi esempi utilizzano il videogioco, o la community derivata da esso, per accumulare più persone possibile, trattando il mezzo videoludico come un terreno comune. Ad aiutare il processo – oltre alla diffusione sui social media – è principalmente l’interattività con cui ci si può affacciare al creatore di contenuti e ai/al prodotti/prodotto in oggetto dell’attività benefica.
Scatto proveniente dal Desert Bus For Hope, un’iniziativa di beneficenza indipendente
In pratica l’utente, o la persona da coinvolgere nella donazione, si sentirà più propenso ad aiutare se si sente parte del processo, se pensa che il suo contributo risulterà importante e se, in una certa misura, ne ricaverà un qualcosa per sé. Questo incentivo materiale (ma può anche essere astratto) ha portato effettivamente a campagne di estremo successo, come la donazione di 12.7 milioni di dollari per la Ricerca contro il Cancro al Seno collegata all’acquisto dell’aspetto Mercy Rosa per Overwatch, o come il DLC dedicato al supporto della famiglia dello sviluppatore scomparso durante lo sviluppo di La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra. L’estrema riuscita di queste iniziative è principalmente dovuta alla presenza di una particolare “ricompensa” per la donazione e, anche in questo, il videogioco è il mezzo migliore per poter dare in cambio qualcosa considerando che si tratta di un bene digitale e quindi senza chissà quali perdite per il produttore. Inoltre, acquistare tramite lo sviluppatore facilita la transazione tra donatore e ricevente, in modo da lasciare che sia l’azienda a fare da intermediario economico e, quindi, ridurre eventuali commissioni e beghe burocratiche che alle volte sorgono durante transazioni di questo calibro. Certo, questo ha creato alcuni problemi di trasparenza in specifici casi – come quello citato de L’Ombra della Guerra – ma generalmente tutto prosegue liscio come l’olio, soprattutto perché l’enorme coinvolgimento di persone e personalità permette una sicurezza e vicinanza che difficilmente si riescono ad avere con i metodi tradizionali, principalmente perché sono tutte persone con cui si interagisce (attivamente o da consumatori) quotidianamente.
Proprio sull’unione tra giocatori e personaggi famosi del mondo videoludico si può quindi costruire un rapporto redditizio, in grado di tirare su vere e proprie convention dedicate solamente alla beneficenza. Negli ultimi anni se ne sono presentate diverse, ma tra tutte ci sono due eccezioni che meritano di essere menzionate per il loro significativo apporto: Awesome Games Done Quick e GuardianCon. Il primo è un enorme apparato di dirette, contributi, interventi sul palco e performance che unisce tutti gli speedrunner (ovvero giocatori professionisti che dedicano la propria passione ai record di rapidità) al fine di completare il più velocemente possibile alcuni giochi selezionati. Tutti gli introiti di questo evento vengono devoluti in beneficenza a diverse associazioni di ricerca, le quali cambiano continuamente nel corso delle edizioni. Indipendentemente dal ricevente, è indubbio che Awesome Games Done Quick è uno degli eventi di beneficenza più redditizi e organizzati legati strettamente al mondo videoludico, considerando che effettivamente questi professionisti giocano per molte ore lungo tutta la durata della kermesse, esibendosi dal vivo grazie a una mole di apparati tecnici impressionante.
Una foto scattata all’ultimo GuardianCon, un evento di beneficenza molto redditizio e con vari enti presenti
Il GuardianCon, che è un evento creato dalla community di Destiny, è allo stesso modo un’occasione in cui diversi Guardiani di Destiny si uniscono per partite tra giocatori (amatoriali o famosi) al fine di donare dei soldi in beneficenza attraverso la maratona streaming disponibile nei vari canali più influenti della scena legata allo sparatutto fantascientifico di Bungie. Uno sforzo simile garantisce l’unione di più frange – generalmente legate a varie personalità – in un obiettivo comune, spesso coadiuvato dal supporto degli stessi sviluppatori/publisher. Questa catena di montaggio non solo è un’ottima promozione dello spirito positivo che dovrebbe accompagnare ogni comunità virtuale, ma garantisce un’efficienza che difficilmente si può raggiungere con altri media, specialmente nel mondo dell’intrattenimento. Il fattore che fa la differenza, oltre all’interattività e al coinvolgimento, è l’enorme movimento collettivo che si può avviare nell’ecosistema legato al mondo videoludico presente su internet, il quale è composto da tanti utenti che si “settorializzano” attraverso la passione per un titolo, un creatore di contenuti, un team di sviluppo o piattaforme di aggregazione virtuale. Avendo ognuno una nicchia ben precisa, più o meno grande, è possibile creare campagne specificamente mirate a un determinato gruppo, incitando le donazioni sfruttando diversi elementi molto precisi, come bonus nei giochi coinvolti o l’emozione di collaborare per un obiettivo comune insieme ai propri streamer preferiti e alla loro comunità, facendo la differenza senza uno sforzo eccessivamente oneroso (perché, ricordiamolo, molti fruitori sono adolescenti).
Oltre queste iniziative occasionali o ricorrenti, sono state avviate altre campagne che sono costantemente attive e in contatto con moltissimi enti benefici. L’esempio più conosciuto di questa pratica è sicuramente l’eccellente Humble Bundle: uno store digitale che permette l’acquisto di videogiochi, fumetti digitali, programmi, musiche e tanto altro in pacchetti di più prodotti. Ogni pacchetto è diviso in “livelli” basati sull’ammontare dei soldi che l’utente ha intenzione di spendere, ma in ogni caso – anche con una donazione minima – parte della somma offerta verrà donata alle associazioni di beneficenza elencati nella descrizione del pacchetto. Oltre a decidere la somma da spendere, l’utente può anche indicare quanto del suo denaro debba andare effettivamente in beneficenza, il che è un ottimo modo per essere il più trasparenti possibili. Naturalmente anche questa forma di donazione, che sfrutta le meccaniche dell’acquisto digitale per creare un sistema di donazioni perpetuo, ricade nella dinamica che genera una ricompensa per il cliente. In questo caso però, la filosofia alla base è leggermente diversa da un punto di vista puramente economico, considerando come Humble Bundle abbia accordi con i vari team di sviluppo. Mentre un DLC o un Aspetto possono essere comprati una sola volta, garantire un catalogo aggiornato a varie cadenze permette all’utente di fidelizzarsi e di essere un acquirente costante, invece che occasionale. Il che risolve uno dei grandi problemi della beneficenza, la quale spesso è forse troppo costrittiva nelle modalità di donazione continuativa, magari attraverso il temuto conto corrente (lontano da molti giovani). Il metodo Humble Bundle possiede effettivamente una quota mensile, che quindi è un abbonamento, ma non ha reso questa tipologia l’unico modo per donare, piuttosto ha puntato tutto sui propri servizi a scadenza temporale, invogliando sempre di più i clienti a visitare spesso il loro portale. Proprio questo meccanismo permette una costanza meno obbligatoria e più attiva della semplice somma scalata sulla carta, il che può sembrare quasi un’inezia ma in realtà a livello psicologico ha un impatto enorme. Del resto, l’estremo successo del portale e la sua costante presenza nelle notizie della stampa videoludica sono attestati più che chiari della sua funzionalità.
Pink Mercy è indubbiamente una delle campagne di beneficenza più clamorose degli ultimi anni con i suoi 12.7 milioni di dollari raccolti.
Si parla tanto di quanto i videogiochi possano fare male, o di quanto le comunità online presentino molti problemi legati alla tossicità e alla discriminazione, tuttavia nel nostro piccolo excursus abbiamo dimostrato abbondantemente che in realtà è proprio il mondo videoludico ad aver mosso enormi cifre di denaro verso delle ottime cause. Che sia una raccolta per la ricerca o semplicemente per una commemorazione, abbiamo dimostrato che sappiamo unirci in un gesto d’altruismo comune, aiutati dalle tantissime iniziative create da team di sviluppo, personalità della rete e piattaforme di vario genere. Le ragioni di questi grandi successi, con milioni di dollari in ballo perfino, sono molteplici e influenzate principalmente da chi o cosa muove la causa. Tuttavia è proprio il forte senso di comunità sviluppato all’interno degli spazi virtuali, possibile più facilmente nel mondo dei videogiochi e dei social network delle piattaforme digitali, a essere il motore che rende questo campo un terreno fertile per le associazioni di beneficenza.
Negli ultimi anni abbiamo compiuto imprese più che lodevoli nel campo delle donazioni, crescendo sempre di più ad ogni nuova occasione di poter fare la differenza. Dalla nostra abitazione, davanti al nostro computer o smartphone, ci bastano pochi click per contribuire alla ricerca o donare un sorriso a chi fa fatica ad averne uno, tutto grazie ai nuovi sistemi e iniziative permesse dal settore che tanto ci piace frequentare e vivere. Rendere il mondo reale un posto migliore attraverso la propria passione videoludica non è mai stato così facile come lo è per noi in questi ultimi anni, forse sarebbe il caso di essere ancora più coinvolti. In questo articolo troverete molti link utili per poter donare anche solamente un euro, avendo perfino in cambio giochi ed altri benefici, sperando di aver aiutato voi e le associazioni a congiungervi in questo ampio spazio digitale chiamato Internet!