Nella botte piccola c’è il vino buono, non è un detto per definire la stazza di Kan Gao, sviluppatore di To the Moon, quanto un dato di fatto riferito alla squisitezza produttiva espressa dal videogioco, di cui farei incetta ad ogni sera. Uno dei meriti e responsabilità più grandi che la produzione si porta sulle spalle, è quello di aver dato consapevolezza al mercato ed al pubblico che non bisogna cercare i diamanti soltanto nelle miniere dei grandi studi di sviluppo, ma talvolta anche nei piccoli studi dove delle storie straordinarie prendono forma. Prendetevi cinque minuti del vostro tempo e godetevi Oltre il Videogioco: To the Moon – L’ultimo desiderio.
Non è una giornata come le altre quella che aspetta il dottor Neil Watts e la dottoressa Eva Rosalene, arrivati al cospetto di un ormai anziano Jonny Wyles, a cui rimangono gli ultimi istanti di vita e il cui ultimo desiderio è quello di poter raggiungere la Luna. I due dottori operano per una famosa organizzazione, la Sigmund Agency of Life Generation, che si occupa di realizzare l’ultima volontà delle persone come Jonny attraverso un macchinario tecnologico d’avanguardia, che una volta ripercorsa tutta la vita a ritroso del paziente permette di rielaborarne la memoria, realizzando in maniera artificiale l’agognato desiderio di una vita. I due dottori si troveranno così a dover attraversare tutto il flusso mnemonico del paziente a ritroso, scoprendo ogni sfaccettatura del suo percorso di vita, venendo presto a conoscenza con le persone che lo circondarono durante il suo trascorso e le mille sfumature che contraddistinsero il suo carattere.
“Dove finisce l’arcobaleno, nella tua anima o all’orizzonte?”
(Pablo Neruda)
Fin dal primo avvio, To the Moon vi prende delicatamente per mano e vi accompagna lungo un percorso disegnato con l’onestà dell’arte, pochi pixel spigolosi vi condurranno ad esplorare i luoghi ignoti dei vostri sentimenti. Il primo passo di questo cammino parte dal menù principale, semplice e basilare, ma accompagnato da una colonna sonora che in pochi secondi riesce a rapire e che quasi dispiace interrompere per iniziare a giocare.
Il tema principale “For River” è un motivo musicale che renderà immediatamente riconoscibile il videogioco alle vostre orecchie per anni, composto unicamente dallo sviluppatore Kan Gao e “narrativamente” da Jonny alla sua amata River appunto, personaggio fondamentale nell’intreccio che influenzerà doviziosamente gli avvenimenti della sua vita.
Il percorso che condurrà i due scienziati a scavare tra i ricordi del morente protagonista conserverà diverse sorprese che verranno svelate a poco a poco, molte delle quali si trovano racchiuse nella figura di River, affetta dalla sindrome di Asperger, una disturbo pervasivo dello sviluppo assimilabile ad una forma di autismo. L’intera esistenza di Jonny è contraddistinta dalla presenza della moglie, ad ogni ricordo infatti ogni sensazione positiva che l’anziano rievoca è scaturita dai comportamenti singolari che River è capace ad esternare, a partire dalla presenza costante degli origami a forma di lepre e del pupazzo ornitorinco che si porta sempre appresso. I due elementi, assieme al faro (che i due chiamano Anya) sono dei piccoli nodi che verranno sciolti verso la fine della storia e che non vogliamo rovinarvi se non avete ancora finito il gioco, cosa che vi consigliamo ampiamente di fare.
Il fulcro della trama ruota però attorno al concetto di “ultimo desiderio“, da un punto di vista psicologico infatti, il desiderio fa riferimento ad un moto intenso dell’animo che spinge a realizzare o a possedere qualcosa che si considera un bene, ciò che non è chiaro ai due dottori è proprio la definizione di “bene” ovvero il movente vero e proprio che viene a mancare e per il quale i due sono chiamati ad effettuare il loro viaggio a ritroso. L’ultimo desiderio invece è considerabile come il punto d’arrivo, la trasformazione definiva dell’esistenza, come quella forza che rivela l’universo di senso che ci costituisce. Andare sulla Luna quindi non è soltanto un ultimo bisogno da vivere per godere di “qualcosa”, bensì un completamento dell’esistenza di Jonny, cosa che rende compiuta una vecchia promessa.
Parlare di To the Moon senza fare spoiler è pressoché impossibile, per cui se non avete ancora finito il gioco e non volete rovinarvi la sorpresa, vi consiglio di interrompere qui la lettura e riprenderla nel momento in cui avrete finito il video gioco, siete avvisati: spoiler alert!
“La lepre” del cantautore toscano Lucio Corsi potrebbe essere tranquillamente annoverata come la trasposizione italiana della colonna sonora del videogioco, “Houston che sfortuna! Siamo arrivati tardi c’è una lepre sulla luna.” La canzone non sbaglia a citare la lepre in merito al satellite terrestre, sciogliendo il primo nodo relativo alle particolari abitudini derivate dalle azioni di River. Durante una giornata al “Luna” Park quando i due sposini sono ancora dei fanciulli, avviene il primo incontro tra i due, che dopo essersi conosciuti guardando assieme al cielo che li illumina di luce notturna, accomunano le sembianze della Luna ad una lepre, dettaglio quasi insignificante per il piccolo Jonny, ma fondamentale per la nuova amica, che riceve in dono il suo primo regalo: il famoso ornitorinco da cui non si separa mai. Prima di lasciarsi i due si promettono in un clima romantico ed evocativo, di rincontrarsi sulla Luna nel momento in cui non dovessero più rivedersi, cosa che invece succede pochi mesi dopo, quando i due si rincontrano a scuola in un momento di totale imbarazzo, dato che Jonny dopo poco tempo ha già scordato di aver fatto a River il regalo che custodisce gelosamente. La ricostruzione della trama a questo punto diventa molto facile, dato che è proprio River stessa a voler far ricordare per tutto il corso della vita a Jonny il loro primo incontro, costruendo gli origami e portandoli in cima al faro Anya, il posto più vicino per osservare la Luna.
I significati che To the Moon racchiude dentro di sé sono davvero molteplici, oltre l’affascinante concetto riguardo l’ultimo desiderio, è in grado di porre riflessioni sulle tante sfaccettature della personalità di River, finezze che possono essere raccolte a due mani come acqua pura ed usate per accrescere il nostro bagaglio empatico.
Dal punto di vista di River andare sulla Luna significa evadere dall’alone di normalità che circonda talune volte gli esseri umani, in un mondo fatto di persone che non hanno più l’abitudine di soffermarsi ad apprezzare le preziosità che hanno affianco. La moglie di Jonny segue imperterrita questo filo logico (grazie anche all’ostinazione derivante dalla sua malattia) cercando per tutta la vita di far riaffiorare alla mente del suo compagno i ricordi più puri risalenti all’infanzia che li accomuna, non arrendendosi mai al fatto che seppur egli stesso la ami, non riesca ad avere una visione del sentimento cosi semplice ed allo stesso tempo totalizzante come lei stessa vorrebbe, scorgendo tra le sue reazioni un anelito di sconforto di tanto in tanto.
Il secondo tema su cui To the Moon stuzzica la mente del giocatore è quello della famiglia, sul finire del gioco scopriremo l’esistenza di un fratello gemello di Jonny morto a causa di un incidente involontario causato dalla madre, che tenterà in un secondo momento, facendo ingerire dei betabloccanti a Jonny di eliminare ogni traccia del fratello dalla sua memoria. Il desiderio di andare sulla Luna perciò non dipende dalla promessa fatta a River, bensì dal ricordo proveniente dal subconscio di Jonny, riferito al desiderio di diventare astronauta che custodiva prima dell’incidente del fratellino.
Il messaggio di Kan Gao diventa evidente nel momento in cui la dottoressa Rosalene sceglie di eliminare River dalla memoria di Jonny per rimodularne la mente, facendo in modo da fargli vivere la “nuova” vita in compagnia del fratello, affermando:”di River potrà incontrarne a migliaia, ma potrà avere soltanto un fratello nella sua vita”. Finalmente il sogno si realizza e Jonny sarà libero di vivere il suo sogno.
Per quanto riguarda River non è finita qui, perchè il sentimento che lo legava alla ragazza si rivela forte abbastanza da farla comparire anche durante la vita simulata ed ancora una volta farli innamorare.
To the Moon è un gran bell’insegnamento a vivere la vita così com’è, apprezzando ogni momento così come ogni cosa che ci circonda in maniera pura e naturale, laddove lo straordinario ci fa diventare supereroi, è l’ordinario che ci richiama all’ordine, all’essenza della semplicità.
Per essere grande, sii intero: non esagerare e non escludere niente di te. Sii tutto in ogni cosa. Metti tanto quanto sei, nel minimo che fai, come la Luna in ogni lago tutta risplende, perché in Alto vive. (F. Pessoa)
Devi essere connesso per inviare un commento.
Su questo ci ho lasciato il cuore. Credo che “piccola perla” sia la perfetta descrizione di questo gioco. Spesso mi trovo ad ascoltare e riascoltare continuamente For River…che capolavoro.
Quanto hai ragione 🙂
Mamma mia che meraviglia !
Che opera d’arte sto gioco.
Capolavoro!
Un gioco che rimane nell’anima, così come Finding Paradise.
Piccoli grandi capolavori… Adoro questi giochi che ti entrano dentro e coinvolgono emotivamente. Se poi anche la colonna sonora ha un livello così emotivamente avvolgente, sono giochi difficili da dimenticare. Da provare assolutamente.
Infatti, la colonna sonora è uno di quegli aspetti che rende indimenticabile qeusto piccolo gioiello!