Lie In My Heart è il secondo gioco indipendente di Sebastien Genvo, game designer di cui scrivo ormai da quasi un decennio. La scintilla è scoccata con Keys of a Gamespace, una sorta di avventura punta e clicca dedicata all’introspezione autobiografica per mezzo di quadri interattivi dal forte impatto visuale. Era il 2011 e quell’approccio intimistico al medium era ancora lontano dal concretizzarsi su larga scala: temi come la violenza e l’abuso di un genitore sui figli non avevano mai trovato spazio in un autoritratto con una discreta componente ludica. Sebastien Genvo, però, propose un videogioco diverso: raccontarsi, sfruttando il tempo dedicato allo sviluppo come momento di catarsi, attraverso un’esperienza fruibile e modificabile da altri giocatori. Lie In My Heart si potrebbe allora definire come “il secondo capitolo” della storia iniziata con Keys of a Gamespace; un capitolo dedicato ad accadimenti più recenti “giocabili” grazie a meccaniche che abbandonano la strada delle avventure grafiche per impegnare quella delle visual novel a risposta multipla. In altre parole: l’autore racconta della scomparsa di sua moglie in un contesto di forti contrasti emotivi, lasciando al giocatore la possibilità di fare scelte diverse da quelle che ha fatto lui per arrivare a finali alternativi anche molto lontani dal suo.
Non voglio fare spoiler, anche perché l’avventura – se possiamo chiamarla così – tiene impegnati per un’oretta, ma il tema centrale è quello della relazione tra marito e moglie, della reciproca influenza sulle decisioni inerenti l’immediato futuro, la gestione di un figlio piccolo e, aspetto questo più rilevante degli altri, la convivenza con una malattia debilitante che erode il sorriso, l’amore, la complicità della coppia. La sceneggiatura, che apparentemente sembra essere lineare, sfrutta in realtà un meccanismo poco dissimile da quello usato da Christopher Nolan per il suo Memento (qui uno dei nostri speciali sul tema), ossia inserisce a posteriori elementi capaci di riscrivere le conclusioni tratte giocando la parte precedente. I fatti e alcuni colpi di scena vengono narrati senza filtri e senza alcun tentativo di ammorbidire i rimorsi per quello che avrebbe potuto andare diversamente, pur lasciando all’utente la possibilità di agire in netto contrasto con quanto accaduto realmente. A conti fatti ogni quadro permette di intervenire secondo diversi correnti emotive, dall’empatia al decisionismo, passando per la rabbia, la pietà e la frustrazione. Non viene esplicitato chiaramente, sia chiaro, ma è un sistema di scelta abbastanza intuitivo che non presenta sorprese del tipo “ah ma io volevo fare un’altra cosa”.
I fatti vengono narrati senza filtri e senza alcun tentativo di ammorbidire i rimorsi del protagonista
Una volta finito il gioco la prima volta, colpito dalla chiosa finale, ho scritto a Sebastien chiedendogli come fosse possibile che quella storia avesse finali alternativi. La sua risposta, che sintetizzo, taglio, cucio e traduco amatorialmente senza pretesa di essere aderente al 100%, diceva: “La sfida più grande, per me, non è stata solo quella di rivivere quei ricordi… ma di offrire ai giocatori una chance per scrivere una storia tutta loro. Nelle fasi di testing sono rimasto colpito da come tante persone abbiano trovato elementi assimilabili ai loro vissuti e credo fermamente che questo tipo di approccio abbia un futuro, anche solo per permettere alle persone di prendere coscienza di alcuni aspetti della vita come, appunto, il suicidio o i dubbi che assalgono un genitore che deve spiegare la morte della madre al figlio“.
In Lie In My Heart non ci sono fasi action, non è un FPS, niente stelline da collezionare o principesse da salvare, ma solo la realtà: cruda e indigesta essa si presenta in tutta la sua cinicità a insegnarci che il giudizio – inteso come il giudicare l’operato di qualcuno – è qualcosa di relativo e impossibile da esprimere oggettivamente. Come agireste, voi, davanti alla malattia mentale di vostra moglie? Quali aspetti della vostra relazione sareste in grado di salvare? Perché proprio quelli? Perché l’amore ha la facoltà di inaridirsi davanti a difficoltà inaffrontabili e lasciare spazio all’escapismo, portando l’individuo a compiere atti distruttivi e deleteri per la serenità di un figlio? Il lavoro di Sebastien Genvo è proprio quello di mettere nelle nostre mani una situazione tragica, drammatica, spiegandoci quali sono stati i “suoi” errori, evidenziando con incredibile lucidità i limiti dell’essere umano per ammonirci: non potete giudicare, anche se ci siete passati, anche se lo avete vissuto, anche se pensate di capire, non potete giudicare.
L'autore mi ha contattato su Facebook per farci avere in anteprima una chiave del suo nuovo lavoro autobiografico. L'ho giocato su Steam provando tutte le diramazioni narrative possibili.
DurataLie In My Heart verrà pubblicato grazie a Cogaming Rising il 4 ottobre 2019 su Steam (qui lo potete mettere nella lista dei desideri già oggi). Si tratta di una visual novel che riporta il genere dei serious game all’intensità emotiva di cui molti giocatori adulti hanno bisogno. Tanti di noi sono ormai quarantenni e si confrontano con temi complessi quasi quotidianamente. Tra una partita a FIFA 20 e una a Mario Kart credo sia cosa buona e giusta offrire al proprio cervello qualcosa capace di lasciare il segno. In attesa della pubblicazione vi consiglio vivamente di recuperare Keys of a Gamespace foss’anche solo per comprendere la portata di questo medium, ancora poco sfruttato quando si parla di giocare con i sentimenti e gli errori.
Questo articolo contribuisce a sostenere la ricerca scientifica sulla sindrome di Rett. Trovate i dettagli dell’iniziativa a questo link.
Il gioco è caratterizzato da immagini posterizzate; immagini reali che ritraggono i protagonisti della storia. Sono efficaci e, specie sul finale, colpiscono per le loro "verità".
Nonostante l'assenza di un vero e proprio doppiaggio gli effetti sonori e la colonna sonora rispondono al cambiamento di scena in maniera quasi empatica.
Lie In My Heart si differenzia dagli altri esponenti del genere per via del suo essere una storia manipolabile basata su fatti realmente accaduti. Nelle intenzioni dello sviluppatore c'era appunto quella di offrire al giocatore la possibilità di agire diversamente e "sbirciare" un futuro alternativo di cui, in ogni caso, non ci sarebbe stata alcuna certezza.
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molto interessante. Si sa se uscirà anche altrove?
Al momento no so darti info. Chiedo al dev, però.
Grazie!
ho preso keys of a gamespace nel frattempo e posterò le mie impressioni appena giocato. grazie al cielo che qualcuno parli di titoli così.
🙂
Keys of a gamespace è un lavoro prezioso, che sotto la patina dell’avventura punta e clicca nasconde riflessioni profonde sui concetti del tempo, del determinismo e del libero arbitrio. Proverò sicuramente anche Lie in my heart. Grazie ancora Roberto da un 46enne che ha preso la decisione di diventare padre 6 anni fa
Sebastien fa sicuramente un lavoro peculiare, sull’introspezione. È bello sapere che qualche consiglio venga colto e apprezzato. 🙂