Cole Phelps è il classico uomo dai forti principi morali, stakanovista che non riesce a separare famiglia e lavoro per cui un caso è IL caso ed il sonno può aspettare finchè ogni filo non è stato dipanato. Questa descrizione calza a tutti i grandi detective noire, di cui il Philippe Marlowe di Chandler è forse l’esempio più calzante, ed è proprio in questo filone cinematografico più che videoludico che si inserisce L.A. Noire, stando a metà tra una pellicola hard boiled ed un giallo di Raymond Chandler.
Meta-cinematograficità accentuata dall’impressionante utilizzo del motion capture che il Team Bondi ha usato per le animazioni, rendendole aderenti alla realtà così da dare al giocatore tratti somatici su cui fare affidamento per capire se l’interlocutore è sincero o ci sta nascondendo preziose informazioni in sede di interrogatorio. Omaggio ai grandissimi del cinema poliziesco losangelino, L.A. Noire racchiude in se elementi già visti in pellicole d’autore quali L.A. Confidential e La Dalia Nera, tratti dagli omonimi libri di James Ellroy, lo strepitoso Chinatown del duo Polanski – Nicholson e Gli Intoccabili di De Palma.
Approposito, se siete appassionati del genere e volete recuperare quante più opere che siano film, fumetti, manga e libri a tema noire, recuperate la seconda puntata di Viaggi Mentali! (E attenti agli spoiler)
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