Una saga storica ed eterna che rimane nei cuori di tutti coloro che ne prendono parte è sicuramente The Legend of Zelda. Un gioco di ruolo fantasy che ha definito le regole del genere e ha accompagnato, attraverso la sua magia, bellezza estetica e pretesto narrativo, i giocatori per decenni e, si spera, lo continuerà a fare. I titoli con protagonisti Mario e Zelda sono da sempre stati le killer application delle console della grande N, poiché indubbiamente sono pietre miliari del videogioco e vere e proprie opere d’arte della cultura popolare. Ritrovarsi immersi un un mondo fantastico, rigoglioso e accompagnato da una colonna sonora mozzafiato è un sogno a occhi aperti per qualsiasi giocatore che si rispetti e The Legend of Zelda di questo ha fatto scuola. Addirittura vi è chi è arrivato a chiamare la propria figlia come la seconda principessa più famosa dei videogiochi (RIP Robin).
Ma, ahimè, è arrivato il momento di fare una confessione: a onor del vero non ho vissuto The Legend of Zelda al passo con i tempi. Nonostante abbia posseduto Nintendo Wii, non ho mai acquistato un titolo della saga sulla console fissa più venduta di Nintendo. C’è tempo e luogo per ogni cosa e grazie alle versioni rimasterizzate e ai remake sono riuscito a recuperare vecchie glorie del passato, ancora oggi estremamente giocabili come se l’andare avanti con gli anni non li abbia sfiorati. Di certo averli recuperati successivamente alle date di uscita mi fa sentire in colpa e ancora mi classifico come un neofita della serie, tuttavia la maestosità del mondo di gioco creato, la resa iconica degli strumenti di gioco e il potere di controllare l’eroe Link, mi ha fatto innamorare e ha reso un fan e un cultore di questa serie in cui ho lasciato frammenti del mio cuore.
La mia storia ha inizio con Ocarina of Time per Nintendo 3DS, dove tutto è cominciato.
Ripercorrendo vecchi articoli in cui avevo cercato di esprimere tutto ciò che per me era stato quel titolo, mi tornano vividi nella mente i ricordi e le emozioni legati a quella esperienza onirica e incantata. L’avventura ha inizio con un risveglio e da quel momento in poi non si vuole più tornare a dormire. L’Albero Saggio che ci affida la missione più importante di sempre, le strambe fate che ci curano, il temerario Ganondorf e il livello d’acqua che sono riuscito a superare senza aiuti dalle guide online. Sono piccoli tasselli che messi insieme rendono Ocarina of Time un capolavoro senza tempo.
La meccanica più interessate è, di certo, proprio l’ocarina da cui prende nome il titolo. Il giocatore potrà suonarla a proprio piacimento e riprodurre suoni più o meno piacevoli. Oltre a un personale sollazzo, se i tasti vengono suonati in determinati ordini si attivano particolari effetti. La canzone di Saria per poter parlare con lei a distanza, quella della Tempesta per far piovere e le varie canzoni per teletrasportarsi. Trovare nuove canzoni e sempre una sfida e scoprire ogni volta un nuovo effetto è magnifico e funzionale per proseguire nel gioco. Non solo, la musica viene utilizzata come meccanica nel gioco, per esempio per ritrovare Saria all’interno della Foresta dei Kokiri. E poi non teniamoci segreti ciò che facevamo alle galline: tutti abbiamo dovuto farlo.
Il primo approccio alla saga mi ha travolto visceralmente e le mie avventure con Link non potevano finire qui.
Grazie al servizio Super NES incluso nell’abbonamento online di Nintendo Switch ho recuperato il magnifico A Link to the Past, un classico del passato che è divertente da giocare e da riscoprire. Di certo il primissimo The Legend of Zelda non è invecchiato nel migliore dei modi e giocarlo adesso non è semplice. A Link to the Past è il giusto compromesso fra il grande classico che rimane estremamente giocabile anche adesso. La grafica pixelosa e isometrica immerge il giocatore in una Hyrule coloratissima che lo cullerà in un’avventura degna di uno dei migliori videogiochi di sempre. Acclamato dalla critica alla sua uscita, il titolo vi porterà a sconfiggere boss, impossessarvi della leggendaria Spada Suprema e superare i dungeon. Sembra il solito titolo della saga, tuttavia sono presenti colpi di scena, mondi oscuri e una nuova Hyrule più cupa che rendono l’intera esperienza un’altra volta incredibile e assolutamente da provare, qualora non l’aveste già fatto.
Di certo di Zelda non ne avevo abbastanza, ancora ho molto da recuperare, e ho apprezzato l’operazione di Nintendo di dare una nuova veste a Link’s Awakening. Il comparto grafico ha reso vivo, moderno e colorato il titolo uscito per Gameboy Color. Il videogioco in questione è il più assurdo, irriverente e parodistico della saga. I dialoghi con gli altri personaggi sono al limite del nonsense e una vena ironica caratterizza pure la voce narrante. Ma stavolta non ci troviamo nella solita regione: siamo naufragati nell’isola Koholint e dobbiamo risvegliare il Pesce Vento in cima all’unico monte presente. Le vicende proseguono nel modo più classico: si superano dungeon e raccolgono oggetti. Nuovamente la musica fa da padrona poiché si dovranno raccogliere strumenti musicali per poter risvegliare la creatura. Link’s Awakening è una piccola e strana perla che accompagna Link in uno strano mondo popolato da strambi personaggi.
Per ogni grande mondo di gioco che si rispetti è necessario realizzare una serie di divinità che, non solo vengano venerate dagli abitanti, interagiscano con i propri seguaci. Nella saga di The Legend of Zelda vi sono una divinità principali e secondarie che fanno la loro comparsa a seconda del titolo in questione. Tre dee, in particolare, hanno dato vita alla triforza. Uno degli oggetti più iconici dei videogiochi, il più caratteristico della saga e quello con le forme geometriche più appaganti. La triforza è formata da tre triangoli ognuno di essi rappresenta una specifica caratteristica: Coraggio, Forza e Saggezza. Sono virtù semplici e contemplate da tempi immemori che rendono ogni essere umano di buona morale e responsabile di grandi cose. A Link spetta il coraggio, come quello che caratterizza Don Chisciotte, che spinge a compiere atti eroici. La Forza che è nelle mani di chi è egoista, come Ganondorf, può rivelarsi fatale per l’armonia dell’universo. La Saggezza che appartiene alla principessa Zelda. La triforza non è solo simbologia, tuttavia si riflette nel mondo reale. La forza rappresenta la capacità fisica di compiere azioni tramite il proprio corpo; la saggezza è la virtù intellettuale, la capacità della mente; il coraggio è la capacità dell’anima, colei che guida tutti gli esseri umani. Riuscendo nella propria vita a padroneggiare tutte e tre le virtù si potrà vivere una vita equilibrata e armonica.
La mia esperienze con The Legend of Zelda finisce qua, ma sono pronto per mettere mano su capitoli del passato e attendere nuove informazioni su eventuali titoli rimasterizzati. Per molti di noi la saga rappresenta il nostro modo di vivere da eroi e rivivere una fiaba videoludica. La struttura narrativa e gli elementi caratteristici delle opere con protagonista Link seguono le stesse della fiaba e fanno della semplicità il loro punto di forza. Un minimalismo che contraddistingue ogni elemento che compone i capitoli della saga fanno sì che sia leggibile su più livelli e li rendano delle opere d’arte. Mentre attendiamo succulente notizia sul secondo capitolo, il quale appare più tenebroso rispetto al precedente, possiamo stare sicuri che The Legend of Zelda rimarrà sempre la fiaba che ci fa tornare bambini.
Fonti:
https://medium.com/@doctor_island/the-symbolism-of-the-triforce-5c3004c45dc5
https://it.wikipedia.org/wiki/Oggetti_di_The_Legend_of_Zelda#Triforza