La recensione di Solar Opposites ci dà la possibilità di dare il benvenuto alla nuova sezione della piattaforma Disney+, quella Star che promette di fare finalmente felice il pubblico adulto, da tempo desideroso di contenuti che vadano oltre la classificazione P.G. 13.
Quale occasione migliore, dunque, della nuova e irriverente creazione di Justin Roiland – co-creatore di Ricky e Morty – e di Mike McMahan.
Abbiamo avuto la possibilità di visionare in anteprima tre degli otto episodi che andranno a comporre la prima stagione dello show, tutti della durata approssimativa di venti minuti. Da oggi, 23 febbraio, sarà possibile visionare i primi due episodi su Disney+, mentre per gli altri episodi bisognerà attendere, come ormai di consueto, l’uscita settimanale.
Solar Opposites si inserisce abbastanza prevedibilmente nel solco già tracciato da altre sitcom animate più o meno recenti, caratterizzate da una più o meno feroce critica sociale e situazioni oltre il limite del politicamente corretto. Rispetto a Ricky e Morty il soggetto è sostanzialmente inverso: non abbiamo eroi umani in giro per lo spazio-tempo ma eroi spaziali intrappolati sulla Terra in seguito ad un atterraggio di fortuna. Un incipit che ricorderà sicuramente l’ottimo District 9 di Neil Bloomkamp, seppur in scala ridotta e con uno sviluppo decisamente differente.
Il tema dell’integrazione razziale è il primo a emergere chiaramente
Sono infatti solo cinque gli alieni sbarcati in una non precisata località suburbana degli Stati Uniti: Korvo, Terry, e i rispettivi replicanti Yumyulack e Jesse, cui si aggiunge Pupa, una sorta di lumaca spaziale golosa di dolci e potenzialmente in possesso di straordinari poteri che dovrebbero consentirle, un giorno, di trasformare il pianeta Terra.
Se Terry e Jesse apprezzano la Terra e i suoi pittoreschi abitanti, lo stesso non si può dire di Korvo e Yumyulack, disgustati da un pianeta sull’orlo della distruzione e dall’idiozia umana. Korvo, che è uno scienziato apparentemente talentuoso, cerca in tutti i modi di riparare l’astronave per lasciare il pianeta, mentre Yumyulack e Jesse frequentano il liceo e provano faticosamente integrarsi con i loro coetanei terresti.
Il tema dell’integrazione razziale è il primo a emergere chiaramente sin dal primo episodio ed è certamente quello centrale, spunto per raccontare anche il difficile periodo storico della società statunitense. La comunicazione tra gli alieni protagonisti e gli umani è farraginosa e sfocia spesso in equivoci. Anche quando si parte con le migliori intenzioni le differenze culturali fanno degenerare ogni situazione, irrimediabilmente.
Una degenerazione che sfocia spessissimo nella violenza fisica, come se non ci fosse altro modo, in fin dei conti, di risolvere una disputa quando le differenze di vedute sono ampie e la mancanza di comunicazione totale.
Una violenza rappresentata in maniera estremamente dettagliata e macabra, con amputazioni frequentissime, occhi cavati, decapitazioni e fluidi corporei sempre in bella mostra. Da questo punto di vista Solar Opposites si spinge decisamente più in là rispetto a Ricky e Morty, con incursioni in quel body horror che ricorda il Carpenter de “La cosa”, il cinema di David Cronenberg o, se siete più giovani, la recente terza stagione di Stranger Things (qui la nostra recensione).
La violenza è rappresentata in maniera estremamente dettagliata e macabra
Una scelta precisa con un preciso messaggio ma che talvolta ci è sembrata eccessiva e fine a se stessa, con il solo scopo di disgustare lo spettatore piuttosto che indurlo a riflettere sulla stessa. Una caratteristica che, come d’altronde ogni altro aspetto, bisognerà valutare sul lungo periodo e nell’economia dell’intera prima stagione ma che senza dubbio contribuisce a delineare l’identità dell’offerta Star rispetto al resto della piattaforma Disney.
I primi episodi vivono di momenti ed avventure apparentemente fini a se stesse, piuttosto vaghe nel delineare una traccia orizzontale nella serie. Si seguono spesso separatamente la coppia formata dagli adulti Korvo e Terry e quella formata dai giovani Yumyulack e Jesse. Talvolta le strade collidono, altre volte rimangono separate, alternate sapientemente per dare ritmo e varietà agli episodi.
Episodi che funzionano molto bene e non annoiano mai, merito soprattutto di dialoghi brillanti ed estremamente taglienti e di uno stile visivo riconoscibile e curato (tornano le caratteristiche pupille ad asterisco) e animazioni fluide, piacevoli ed espressive.
La sensazione, dopo tre episodi, è che un’orizzontalità più spiccata emergerà nel corso della stagione (o anche in più stagioni, dal momento che una seconda stagione è già stata confermata), come accaduto anche per Ricky e Morty. In tal senso un ruolo importante sembra rivestire una sorta di terrario che Yumyulack custodisce nella sua stanza, abitato da umani che egli stesso rimpicciolisce e intrappola, nutrendo solo di caramelle.
La sensazione è che un’orizzontalità più spiccata emergerà nel corso della stagione
Nel corso del terzo episodio, infatti, ampio spazio viene dedicato ad alcuni personaggi prigionieri del terrario, dove è sorta una società spietata in cui il più forte sovrasta il più debole (homo homini lupus). Una sorta di micro-mondo post apocalittico che rischia di ritorcersi contro lo stesso Yumyulack. Un elemento introdotto in punta di piedi ma dotato di grande fascino, nonché un ulteriore strumento di satira sociale.
Limitandoci ai primi tre episodi visionati per questa recensione di Solar Opposites va detto che, al momento, non emergono con particolare memorabilità la grande maggioranza dei personaggi secondari, anche quelli ricorrenti. Va però considerato che i primi tre episodi hanno l’arduo compito di fare da ariete, di delineare i profili dei protagonisti e di presentare al meglio il mondo di Solar Opposites.
Un prodotto come questo punta anche, inevitabilmente, a creare un legame con lo spettatore sul lungo periodo, pertanto è molto probabile che la profondità di personaggi secondari e contesto necessitino di maggior tempo per essere spiegata ed assimilata.
Questa recensione di Solar Opposites dunque, per quanto parziale, promuove la nuova creatura di Justin Roiland (che peraltro, nella versione originale, presta la voce a Korvo). Si tratta di un prodotto ben scritto e visivamente curato, dalle premesse non troppo originali ma che potrà, nel corso del tempo, trovare le proprie peculiarità e unicità. Un inizio promettente e un contenuto originale valido per la neonata Star.
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Interessante, la metto in lista