Se siete stati giocatori negli anni ’90 avete vissuto quella che è stata, con tutta probabilità, una delle epoche più belle della storia dei videogiochi: molti dei titoli usciti in quegli anni sono a tutti gli effetti dei capolavori immortali, avventure che ogni tanto amiamo (ri)scoprire anche per evocare vecchi ma piacevoli ricordi. Con questa rubrica vogliamo portarvi indietro a quei momenti, raccontando e condividendo con voi storie, aneddoti e curiosità su alcuni dei titoli che hanno reso i videogiochi ciò che sono oggi. Perchè proprio gli anni ’90? In una parola, LucasArts. Molti di voi la conosceranno per Monkey Island, Sam & Max e Day of the Tentacle, noi vi vogliamo raccontare di una delle ultime avventure grafiche prodotte dallo studio di George Lucas: Grim Fandango. Uscito nel 1998 dopo uno sviluppo durato tre anni, il gioco fu il primo dello studio a sfruttare il motore 3D GrimE che permetteva al giocatore di esplorare in maniera non lineare l’ambiente circostante ed è da molti ricordato come il capolavoro per eccellenza del genere.
Partorito dalla mente geniale di Tim Schafer Grim Fandango nasce come “Deeds of the Dead”, nome che viene poi cambiato in quanto Hal Barwood – altra leggenda di casa LucasArts – riteneva che la parola “morte” in un titolo portasse sfortuna. Schafer, grande appassionato di cinema noir, voleva creare qualcosa di nuovo che stupisse i giocatori rimanendo però fedele allo stile a cui erano abituati: nasce allora un concept davvero geniale che vede come protagonista un agente di viaggi. Cogliendo ispirazione dalle “calacas”, concezione messicana di scheletro, e dalla tradizione azteca – secondo la quale le anime dei defunti sono destinate ad un viaggio che le porta ad attraversare la Terra dei Morti prima di giungere nell’aldilà – il gioco ci mette nei panni di Manny Calavera, un venditore incaricato di vendere questo tipo di pacchetti viaggio (migliori o peggiori in base alla condotta in vita del “cliente”).
Incastrato nella routine e condannato a lavorare per ripagare un debito contratto in vita, Manny vedrà la sua storia sconvolta dall’arrivo di Mercedes Colomar: deceduta da poco e senza aver commesso alcun peccato in vita. La cliente perfetta, se non fosse che dopo averla persa di vista per pochi secondi la donna fugge e si perde nella Terra dei Morti, dando inizio al nostro viaggio per ritrovarla.
Ma Grim Fandango é molto più di questo, é un’esperienza formata da tanti piccoli pezzi che vanno a formare un puzzle fenomenale a partire dai personaggi. Oltre al nostro Manny – presente in un cameo anche nel terzo Monkey Island, uscito pochi anni prima – troveremo infatti una moltitudine di abitanti che, grazie a una caratterizzazione singolare e sempre ben curata, rendono la loro Terra dei Morti il luogo perfetto per la nostra avventura. Il nostro braccio destro ad esempio sarà il demone-autista Glottis, un “impavido” compagno d’avventura che ci accompagnerà dall’inizio quando, colto dall’ispirazione, modificherà un’auto dell’azienda per creare il Vagone d’Ossa: l’infernale veicolo che vi condurrà nella prima parte del vostro viaggio e che, in quanto considerato uno dei simboli del gioco, ha scatenato la fantasia di qualche appassionato… Che ne ha creato una versione LEGO, vedere per credere!
Se Glottis vi sembra già abbastanza particolare sappiate che non sarà nemmeno il personaggio più stravagante che incontreremo. Tra spietatissimi gangster, scheletri, api (sì, avete letto bene!) con la passione per la “Revoluciòn” e uomini d’affari senza scrupoli ce n’è davvero per tutti i gusti. Senza dimenticare che tutti hanno qualcosa da raccontarvi. Come ad esempio Maximino, un business man impegnato nella gestione di corse di gatti nonché liberamente ispirato al Padrino di Mario Puzo; il Capitano Velasco, esperto marinaio con uno spiccato senso dell’umorismo; il nostro “compagno” Salvador Limones, leader di una società segreta che combatte la dilagante corruzione nella Terra dei Morti o Hector LeMans, il nostro antagonista a capo di un racket di compravendita di biglietti per il Nono Aldilà. A colpire nel gioco è anche l’accompagnamento musicale jazz con forti tinte noir firmato da Peter McConnell che, vi assicuriamo, sarà la colonna sonora perfetta per il nostro viaggio.
Allo storico compositore di LucasArts va inoltre attribuita la paternità di iMUSE, innovativo motore di gioco che compare anche in Grim Fandango e che si basava sull’idea di sincronizzare il comparto musicale con le azioni del giocatore, in modo da rendere l’esperienza complessiva più fluida e più immersiva. Per intenderci meglio basta un esempio semplice e pratico: passando da uno scenario ad un altro la colonna sonora non si blocca all’improvviso, ma si evolve in una nuova e differente melodia. Un effetto pressoché impercettibile e che probabilmente non avrete notato, ma che è sempre stato – a partire da Monkey Island 2 – un elemento immancabile nei prodotti LucasArts.
Le ambientazioni sono un altro punto a favore del gioco e variano da città affollate a foreste popolate da castori a caccia di ossa, fino ad arrivare al Confine del Mondo. Anche qui il design è notevole e, seppur a tratti un po’ dispersivi, i luoghi dove si svolge l’avventura di Manny sono ricchi di cose da fare e di dialoghi – sempre esilaranti – da ascoltare.
E poi i dialoghi, che alternano momenti seri a episodi divertenti e paradossali, le battute sempre pronte e gli enigmi più o meno complessi che dovremo risolvere per distruggere tutto il marcio della Terra dei Morti… Insomma, Grim Fandango é uno di quei titoli che non può mancare nella vostra collezione!
Una doverosa menzione va fatta anche al perfetto lavoro a livello di doppiaggio sia in lingua originale che nella versione italiana dove a prestare la sua voce a Manny troviamo Renato Cecchetto, doppiatore tra gli altri di Shrek e di molti personaggi dei film Pixar (lo yeti di Monster & Co., per intenderci). Incredibile è, inoltre, come Grim Fandango riesca a trattare una tematica seria e drammatica come la morte con la solita dose di ironia che contraddistingue i prodotti LucasArts, senza risultare comunque mai banale o scontato e senza rinunciare neanche un momento a fornire citazioni su citazioni, anche a livello cinematografico.
Come detto, una delle grandi passioni di Tim Schafer era ed è ancora oggi proprio il cinema e se avete visto Casablanca, molte scene e personaggi del gioco vi risultaranno familiari: il nome di un locale presente nel gioco è Blue Casket e richiama il Blue Parrot del film di Curtiz, così come la presenza di un casinò e di similitudini tra personaggi delle due opere. C’è di tutto in Grim Fandango, anche un easter egg che vi permette, digitando “blam” sulla vostra tastiera, di farvi una risata a spese del povero Manny.
Ma allora come mai se ne parla così poco? Sfatiamo subito un mito: il gioco non é stato un completo flop a livello di vendite, e Schafer in persona ha parlato di come gli obiettivi prefissati siano stati raggiunti. La critica lo etichettò subito come un capolavoro in grado di soddisfare le ampie aspettative che si erano create sin dall’annuncio: parliamo di un titolo in grado di aggiudicarsi diversi premi come gioco dell’anno oltre ad una menzione nel volume “1001 Video Games You Must Play Before You Die” di Tony Mott.
Qui arriva però la parte meno piacevole della storia. Grim Fandango infatti vide la luce in un periodo dove si stava verificando il declino delle avventure grafiche. Il titolo seguente – Fuga da Monkey Island, secondo gioco a sfruttare il motore GrimE – é infatti l’ultimo prodotto del genere firmato LucasArts e, complice anche una realizzazione non riuscita del tutto, segnerà per molti la fine di tutto quello che era stato finora. I motivi sono diversi: da una svolta della stessa LucasArts verso la produzione di contenuti di altra fattura all’inevitabile ricambio generazione, con conseguente cambio del target di videogiocatori.
Anche se LucasArts chiuderà i battenti pochi anni dopo – passando in mano a Disney – ciò che resta di uno dei periodi più emozionanti della storia dei videogiochi é e resterà sempre indelebile. Ho usato di proposito il termine “emozionante” perché, e qui credo di trovare molta gente d’accordo con me, quegli anni hanno segnato la vita di ogni giocatore: molti di voi sono nati in quel periodo, e quindi hanno scoperto il gaming con titoli come quelli targati LucasArts mentre altri, invece, hanno vissuto la loro adolescenza e dunque una fase di formazione più “adulta” anche sotto l’aspetto ludico.
Seppur con un tono e con caratteri differenti, le avventure grafiche hanno fatto il loro ritorno negli ultimi tempi con titoli – da Life is Strange ai lavori di Telltale – che danno risalto alla storia più che ad un vero e proprio gameplay. Influenza che possiamo ritrovare anche in altri media: volete dirmi che guardando Coco – l’ultimo capolavoro Pixar – nessuno ha pensato a Grim Fandango?
Nel gennaio 2015 Double Fine Productions – azienda che vede a capo il nostro Tim Schafer – ha pubblicato Grim Fandango Remastered, una versione rinnovata del gioco che offre un sacco di chicche a chi volesse riscoprire o anche vivere per la prima volta quest’avventura. Oltre ad un comparto grafico migliorato, ad un nuovo arrangiamento per la colonna sonora e alla possibilità di divertirsi anche su console, questa edizione del gioco contiene oltre due ore di commenti degli sviluppatori che, in maniera simpatica e spesso autoironica ci raccontano quella che è stata la genesi di uno dei migliori videogiochi della storia.
D’altronde come diceva il nostro Manny Calavera “l’amore é per i vivi”, e tutti questi tributi non sono che manifestazioni d’affetto nei confronti di un gioco che, a vent’anni esatti dalla sua uscita, é e sarà sempre immortale.