Fin dai suoi primissimi passi, The Ascent ha saputo dimostrare di avere un grandissimo potenziale. Lo ammetto: scottato un po’ da quello che non ha saputo darmi Cyberpunk 2077, poter tornare a respirare quell’atmosfera alla Blade Runner, in salsa videoludica e con modi e modalità ben diversi, mi ha sin da subito intrigato.
Il primo lavoro del giovane team Neon Giant, disponibile sin dal day one sul Game Pass per PC e console, ha saputo dimostrare di avere quella scintilla che non tutte le produzioni possono vantare, per quanto poi, sulla lunga distanza, abbia inevitabilmente mostrato il fianco a diverse lacune per certi versi anche comprensibili e prevedibili.
Fatta questa doverosa premessa è giusto sottolineare un aspetto fondamentale, almeno per il mio gusto personale: The Ascent è un titoloU divertente, complesso, intrigante e tremendamente difficile (in alcune sezioni), tanto da farmi rimpiangere Sekiro in diverse occasioni e proprio per questo motivo ha saputo catturarmi.
Sia chiaro, non è stato un viaggio semplice, né un tripudio di felicità videoludica per tutto il tempo, ma è certamente un’avventura che consiglio caldamente un po’ a tutti, soprattutto a coloro che sono in possesso di un abbonamento al sempre lodato Game Pass. Perché, diciamocela tutta, probabilmente The Ascent non è un titolo per tutti, ma sa toccare le corde giuste al momento giusto in più di un’occasione.
The Ascent è un prodotto molto coraggioso, per diversi aspetti, e la componente narrativa e tematica è uno di quelli, seppur pregno più che mai di ispirazioni e influenze esterne più o meno evidenti. L’impronta narrativa è molto chiara, ma anche molto stratificata, seppur nei dettagli. Come membro di una grossa corporazione, The Ascent, il nostro alter ego si muove in una città figlia dell’influenza cyberpunk più classica, fatta di luci delle insegne delle grosse fabbriche, strade cupe e tanta, tantissima desolazione.
Un mondo cyberpunk che sa essere molto spietato
Come impiegato dell’azienda, assoggettato e quasi lobotomizzato dai poteri forti delle corporazioni più importanti, il nostro protagonista, creato attraverso un editor molto limitato, muove i suoi passi, costretto a lottare per la sopravvivenza, in un mondo terribilmente ostile e minaccioso. The Ascent si struttura nel più classico dei modi in missioni principali e incarichi secondari, i quali risultano fondamentali per la comprensione e la conoscenza del mondo di gioco che, a differenza di quanto possa sembrare, in verità ha tanto da dire.
È un vero e proprio tripudio di lore e nozioni da scoprire man mano, il gioco del giovane team di sviluppo, che vuole lasciare al giocatore il gusto di esplorare e di lasciarsi trasportare nel mondo di gioco senza “appesantire” il tutto con una storia opprimente, ma confezionando un sistema narrativo che si basa molto sull’esplorazione e sulla conoscenza, ottenibile esplorando, leggendo e vivendo la città nel modo più intelligente e “famelico” possibile.
In questo scenario, paradossalmente, a risultare meno interessante è la storia principale, seppur rimanga comunque interessante per tutte le (circa) 15-16 ore di gioco necessarie per essere portata a termine.
Al netto delle diramazioni narrative, stilistiche e strutturali, è chiaro come il fulcro della produzione risieda nel suo gameplay e in particolare in quello che è l’elemento cardine di una produzione simile: il gunplay.
The Ascent, da questo punto di vista, porta su schermo un sistema tanto semplice quanto appagante, che fa leva su un sistema tipico degli shooter d’altri tempi basato sull’utilizzo di pochi tasti adibiti all’azione e che, a conti fatti, funziona alla grande, seppur con qualche importante riserva. Il gunplay del titolo di Neon Giant è un vero e proprio piacere per i sensi, grazie a quella voglia di risultare sin dalle primissime battute frenetico, adrenalinico e “caciarone”, come piace a me, sfruttando anche la mole generosa di nemici su schermo presenti in più di un’occasione.
Ad aumentare il senso di appagamento contribuiscono e non poco le armi di gioco, tutte “uniche” in qualche modo, o comunque in grado di restituire un feedback sempre diverso in base alle bocche da fuoco impugnate, selezionabili liberamente previa assegnazione in un menù che permette di equipaggiarne due alla volta, una secondaria e una principale, switchabili in qualsiasi momento.
Ne conseguono scontri a fuoco sempre più ostici e complessi, a causa anche di un livello di sfida tarato decisamente verso l’alto, che richiedono al giocatore uno sforzo sempre maggiore, di ora in ora. Sfortunatamente, però, a livello ludico il titolo, più di una volta, mi ha restituito la sensazione di essere solo questo, ossia uno shooter puro e crudo, il che non sarebbe manco un problema, se non fosse per il fatto che il gioco viene accompagnato da una componente ruolistica anche importante, almeno su carta.
È proprio questa una delle lacune principali del gioco. Non ho mai sentito la necessità di mettere mano più di tanto ai vari equipaggiamenti o a diversificare l’approccio alle battaglie, anche le stesse armi, poiché spesso e volentieri ci è “bastato” padroneggiare e controllare al meglio le azioni sul campo del nostro alter ego per ottenere un successo, anche contro i boss, compresi quelli più impegnativi.
Ed è un peccato: The Ascent ci ha provato e sulla carta ha portato su schermo un prodotto con tanti buoni propositi, partendo dalla creazione dell’avatar fino alla gestione degli altri aspetti del gioco, ma alla fine ha un po’ fallito nella costruzione di un sistema ludico al di là della componente shooter del gioco, che rimane comunque solida e incredibilmente divertente.
Ah no, un pelo nell’uovo c’è: la mira. Mi chiedo, dopo averci giocato, se tale scelta stilistica sia o meno frutto del demonio, come direbbe il buon Maccio, ma a questa domanda, probabilmente, non riceveremo mai una vera risposta.
Uno degli aspetti più riusciti di The Ascent è senza dubbio quello legato all’aspetto tecnico e realizzativo della produzione. Il team di sviluppo ha saputo lavorare duramente sotto questo punto di vista, confezionando un prodotto che sa prendere ispirazione dal genere di appartenenza nel miglior modo possibile, sfoggiando una veste incredibilmente affascinante, realizzata con una minuzia a tratti maniacale.
Il mondo di gioco, Veles, nella sua classica realizzazione fredda e cupa, tipica dell’ispirazione cyberpunk, risulta affascinante, pulsante, viva e caratteristica, catturando il giocatore in un tripudio stilistico e sensoriale in alcuni passaggi veramente invidiabile. The Ascent è infatti sorretto da una realizzazione artistico-strutturale pressoché encomiabile, soprattutto se si tiene conto in particolare delle ambientazioni e delle varie location, aspetto su cui il team di sviluppo ha saputo dare il meglio di sé.
Se la modellazione poligonale dei personaggi umani o comunque delle creature “viventi” si ferma soltanto a un livello realizzativo complessivamente “normale”, a spiccare è senza dubbio quella delle ambientazioni, curate nei minimi dettagli, accompagnate da una struttura tecnica incredibilmente solida.
Durante la mia prova, ho testato il gioco sia su Xbox Series X sia su PC di fascia media, collegandolo in modo alterno ad una TV 4K HDR 10 e un Monitor da gaming con risoluzione 2K e con HDR 10, con tanto di supporto ai 120hz, rimanendo ogni volta estasiato dal tripudio cromatico e sensoriale della produzione. The Ascent gira in maniera encomiabile su entrambe le macchine e con entrambi gli output, risultando un vero e proprio gioiello stilistico e tecnico, un piccolo assaggio delle potenzialità di una next-gen soltanto agli inizi ma che sta già sapendo regalare piccole e grandi emozioni.
A fare la voce grossa sono elementi quali i particellari e l’illuminazione, entrambi aspetti di primissima importanza per il team di sviluppo e, a conti fatti, due assi nella manica per i giovani ragazzi di Neon Giant. In particolare su Series X il titolo sfoggia anche un ottimo raytracing, che spinge proprio i due aspetti sopracitati su un livello superiore e rende l’esperienza a livello sensoriale ancor più appagante.
La gestione dei menù e l’interfaccia generale appaiono invece vetuste e caotiche, rompendo in qualche modo la magia generale che il gioiellino di Neon Giant ha saputo restituire. Anche il sonoro ci è apparso di ottimo livello, seppur l’assenza della localizzazione italiana potrebbe scoraggiare una fetta di utenza, una fetta in verità sempre più (fortunatamente) piccola e che lentamente sta imparando a guardare oltre questo aspetto.
Ho giocato The Ascent sia su PC sia su Series X, collegate a un monitor da gaming e una TV 4K HDR 10. Ho impiegato circa 16 ore per concludere l'avventura.
DurataThe Ascent è un esperimento complessivamente riuscito. Il titolo di Neon Giant funziona e convince per quanto concerne il fascino del setting e le scelte stilistiche in generale, ma perde qualche colpo, inevitabilmente, se si analizzano elementi quale varietà delle ambientazioni, delle situazioni e delle possibilità ludiche. Il sistema da twin stick shooting funziona, per quanto alcune scelte risultano poco felici, ma le incertezze relative all’aspetto ruolistico del gioco, sin troppo marginali, si fanno sentire nel computo frenerà le di un’esperienza che rimane comunque più che godibile, pur rappresentando una piccola occasione “persa” per ergersi verso un livello qualitativo più elevato.
Splendido da vedere e nella realizzazione, The Ascent è un vero e proprio tripudio sensoriale, accompagnato da una realizzazione tecnica quasi priva di sbavature e di ottimo livello. Molto bella è anche la realizzazione artistica, che attinge sapientemente dai prodotti del genere con grande maestria.
Buono il doppiaggio e la realizzazione dei suoni in generale, accompagnati da una colonna sonora nel complesso discreta ma mai veramente memorabile.
The Ascent è uno shooter molto figo, ma purtroppo il tutto si ferma qui. Gli elementi ruolistici del gioco sono sin troppo abbozzate e spingono il giocatore a concentrarsi quasi eslcusivamente sugli scontri a fuoco e poco altro.
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