Quando Mike e Josh Grier fondarono Ember Lab, probabilmente non avevano la più pallida idea che un giorno sarebbero riusciti a dar vita a un titolo come Kena: Bridge of Spirits. Mese dopo mese, l’azienda si concentrò sempre più nel dare vita a cortometraggi d’animazione, lavorando spesso nell’ambito pubblicitario. Dopo aver stretto accordi con clienti del calibro di Coca-Cola Company e MLB, il team di sviluppo decise di tentare di dar vita a una produzione unica. Un videogioco che permettesse al duo di espandersi in un mercato in grado di parlare un linguaggio unico e “innovativo”.
La straordinaria capacità di Mike e Josh è da sempre quella di riuscire a trasformare i propri sogni in realtà. Ember Lab strinse presto una collaborazione con Sony Interactive Entertainment, permettendo al team di raggiungere le 15 persone e di dare ufficialmente il via ai lavori di Kena: Bridge of Spirits.
Anni di lavoro (e una pandemia) dopo, siamo finalmente orgogliosi di riportare le nostre opinioni sul primo progetto videoludico di questa promettente software house. Nell’ultima settimana abbiamo passato molte ore in compagnia della giovane Kena, raccogliendo tutti i Rot e completando al 100% l’avventura, in modo da darvi il parere più completo possibile su questo titolo.
Prima di cominciare, però, vi ricordiamo che il gioco in questione è disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5 e PC, mentre su Xbox è probabile esca una volta terminato il contratto di esclusiva temporale. Ovviamente continuate a seguirci per non perdervi nessuna nuova informazione a riguardo.
La trama di Kena: Bridge of Spirits parte da un pitch estremamente semplice, ma al contempo dannatamente interessante. Kena è una giovane Guida Spiritica, ovvero una ragazza con il compito di aiutare le anime a passare all’altro mondo. Tutto molto semplice, se non fosse che alcune anime appaiono più testarde di altre, decidendo di non seguire il proprio destino e piantando radici nel mondo materiale. “Radici”, un termine che non abbiamo utilizzato casualmente, dato che questi spiriti assumono connotati naturali molto marcati, fondendosi con il terreno per dare vita a creature terrificanti che ne rispecchino la psiche.
Kena si troverà quindi costretta a indagare sulla scomparsa di un intero villaggio e sulle principali figure che vi hanno vissuto. Non vogliamo addentrarci maggiormente nella trama, per evitare di rovinare l’esperienza a tutti coloro che decideranno di dare fiducia all’opera di Ember Lab. Possiamo però affermare con certezza di essere rimasti soddisfatti della narrazione imbastita dal team californiano. Una narrazione che parte forse in modo frammentato, ma che guadagna sostanza mano a mano che si procede nell’avventura. Se inizialmente non riuscirete a comprendere appieno le azioni della Guida Spiritica, incontrando i vari abitanti del villaggio tutto vi sarà più chiaro, fino all’inevitabile scontro finale.
Kena: Bridge of Spirits è un titolo delicato, che pone poca attenzione nei confronti della protagonista, ma che preferisce concentrarsi sulla sua relazione con il mondo di gioco. Una scelta che vi farà innamorare della ragazza grazie ai suoi sguardi e alle sue microespressioni
La trama principale può essere completata in circa otto/dieci ore, ma noi ci abbiamo messo quasi il triplo per trovare ogni singolo collezionabile sparso per le quattro macro-aree di gioco. Vi consigliamo, infatti, di non affrontare la storia tutta d’un fiato, ma di immergervi lentamente nel mondo creato da Ember Lab. Un mondo fatto di dettagli, colori sgargianti e di molti (moltissimi) oggetti da raccogliere sparsi per la mappa. Privarsi di questa scelta ludica significa privarsi di una delle principali attività che vi troverete a svolgere una volta avviato il gioco. E, fidatevi, potreste rimpiangere la vostra decisione una volta completato il vostro viaggio nella foresta.
Arriviamo a quello che, per molti, potrebbe essere l’aspetto più criticabile di Kena: Bridge of Spirits. Non lo nascondiamo: il gameplay del primo titolo dello studio californiano è estremamente semplice. “Semplice” non per quanto riguarda la difficoltà, che come vedremo riesce a donare un buon livello di sfida al giocatore. “Semplice” per quanto riguarda la complessità, dato che la nostra eroina ha a disposizione poche mosse da apprendere e un’albero delle abilità spaventosamente spoglio. Se siete giocatori assidui del genere platform e masticate anche gli action in terza persona, non troverete nulla nel gameplay di Kena in grado di stupirvi. L’impressione è quella di essere tornati indietro nel tempo di quasi vent’anni, quando Naughty Dog raggiungeva gli scaffali con il primo Jak & Dexter e questo, per alcuni, potrebbe non risultare al passo con i tempi.
Dal nostro punto di vista, il fatto che uno studio di 15 persone come Ember Lab possa essere considerato al pari dei creatori di The Last of Us può essere considerato un traguardo.
Ovviamente non abbiamo intenzione di mascherare la banalità che avvolge alcune sezioni di gioco, come non abbiamo intenzione di soprassedere su un combat system semplicistico, per quanto funzionale. Evidenziamo, però, come questi difetti vengano in parte soppesati da un level design riuscito e da una corretta distribuzione dei potenziamenti e delle abilità nel corso dell’avventura. Con un ritmo preciso e ben scandito, il giocatore cresce e perfeziona le proprie capacità insieme a quelle della Guida Spiritica, affrontando nemici via via più potenti.
Come accennato in precedenza, il titolo mantiene un buon livello di sfida, risultando addirittura “complesso” in un paio di scontri. Nulla di insormontabile (anzi), ma è una caratteristica che abbiamo apprezzato e che ha aggiunto un po’ di brio durante alcune sessioni di gioco
Kena: Bridge of Spirits diverte e intrattiene nella sua semplicità, dimostrando che per fare un buon titolo non è necessario esagerare. Non stentiamo a credere, infatti, che la prossima opera degli sviluppatori possa andare a esplorare maggiormente l’aspetto ludico, nel tentativo di creare un titolo più elaborato, ma forte della stabilità guadagnata con questa prima esperienza nel settore.
Da un punto di vista artistico, Kena: Bridge of Spirits è un mezzo miracolo, ma dietro al quale si nasconde tanta astuzia. L’impatto grafico è davvero riuscito, con un design di personaggi e ambienti estremamente ricercato, che non riesce a celare l’abilità di alcuni animatori Disney assunti da Ember Lab. Allo stesso tempo, però, gli ambienti risultano estremamente ripetitivi e avremmo di certo preferito vedere una maggior differenza tra un’area e l’altra. Le interazioni con gli oggetti dello scenario, inoltre, sono quasi ridotte a zero, rendendo il mondo di gioco un magnifico quadro da osservare. Del tutto impeccabili, invece, le cut-scene, in grado di farci desiderare di poter presto assistere a una trasposizione al cinema della storia di Kena.
Sul fronte sonoro, il gioco offre una notevole soundtrack, con un main theme dolce e capace di insinuarsi lentamente nelle nostre orecchie e nel nostro cuore. Nonostante i sottotitoli in italiano, il doppiaggio è rimasto però in inglese, dimostrando anche qualche incertezza nella voce di alcuni personaggi secondari. Un difetto che avremmo potuto limare con una localizzazione completa, che avrebbe permesso al titolo di guadagnare un tratto vicino a quelli dei film d’animazione.
Abbiamo giocato a Kena su PlayStation 5 e, nonostante qualche vibrazione più marcata rispetto al DualShock 4, Ember Lab non è riuscita a implementare particolarmente il DualSense. Una scelta che, a quanto pare, sembra vogliano seguire in molti, ma che non ci saremmo aspettati da un prodotto in esclusiva temporale per la nuova piattaforma Sony.
Abbiamo giocato a Kena: Bridge of Spirits su PlayStation 5, sfruttandone appieno le caratteristiche. Nonostante il comparto grafico più pulito e la risoluzione maggiore, il titolo Ember Lab è perfettamente fruibile anche sulla console Sony di scorsa generazione.
DurataCome avrete capito, Kena: Bridge of Spirits è un’opera più che valida. Non è certo il capolavoro che magari alcuni si aspettavano, ma è una splendida prima prova per un team che, ne siamo certi, saprà regalarci grandi emozioni in futuro. Da parte nostra non vediamo l’ora di vedere Ember Lab utilizzare l’ottima base tecnica imbastita con questo titolo, per poi lavorare maggiormente sul comparto ludico e narrativo. Se amate i platform e siete attratti dal superbo character design, non pensateci due volte e spendete i 39.98€ necessari ad acquistare il gioco senza battere ciglio. Se, invece, cercate un prodotto strutturato e dal gameplay accattivante, forse fareste meglio a ridimensionare le vostre aspettative e avvicinarvi con maggior attenzione a questa opera.
Da un punto di vista estetico, Kena: Bridge of Spirits mette in campo magnifico scenari e un character design senza dubbio molto ispirato. Analizzando con attenzione questo aspetto, però, risulta evidente una ripetitività degli ambienti e una scarsa interazione con il mondo di gioco. Nulla di drammatico, ma si tratta senza dubbio di limitazioni tecniche dovute al piccolo team racchiuso dietro la produzione di questo titolo.
Per quanto riguarda il comparto sonoro, il titolo si difende molto bene con una soundtrack d'atmosfera davvero riuscita. Il main theme affascina e ha il potenziale per essere declinato in diversi modi nelle produzioni future, mantenendo però un tratto distintivo unico e legato a doppio nodo con questa prima avventura di Kena. Discorso leggermente diverso per il doppiaggio inglese, buono, ma incapace di stupire particolarmente per l'interpretazione di alcuni personaggi secondari.
Sicuramente il tasto "dolente" della produzione. Kena: Bridge of Spirits funziona, ma non esalta, sotto il profilo ludico. Un'eccessiva semplicità di fondo e un combat system mediocre vengono però supportati da un level design ispirato e da un bilanciamento di situazioni costante per tutta la campagna principale. Nulla che non si sia visto negli ultimi vent'anni di questo genere, ma che permette comunque all'opera di Ember Lab di uscirne con dignità.
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Letta tutta d’un fiato la recensione, l’unica che ho letto di Kena. Il fattore ripetitività degli ambienti non è proprio il massimo, ma comunque per essere la loro prima opera di Ember Lab è un inizio, vediamo cosa riusciranno a realizzare per il prossimo lavoro. Intanto leggo che stanno sempre aggiornando con le varie patch i vari problemi. Vorrei tanto recuperarlo perché ho veramente bisogno di un titolo lineare. Magari già in sto mese, vediamo! Complimenti Lu per la recensione! 😉
Troppo gentile, Salva! Davvero! Spero di aver fatto capire come, trattandosi di un’opera prima, il titolo sia in realtà un piccolo gioiello. Certo, c’è ancora molta strada da fare per avere un prodotto completo su tutta la linea, ma come base di partenza è a dir poco splendida! Se lo giocherai, facci ovviamente sapere la tua opinione con un commento qui sotto! <3
Assolutamente, sono alla ricerca di un titolo lineare come Kena mi vanno benissimo pure i collezionabili e, come hai detto nella recensione seguirò il consiglio di non andare dritto per dritto per la main ma di fare gli extra nelle varie zone! Insomma voglio far sì che questi 39,99 euro siano ben spesi! 😉 😀
Mi sembra la soluzione migliore! Così si ha proprio la percezione di vivere un viaggio completo, altrimenti c’è il rischio di non apprezzare il level design di Ember Lab!