Non siamo altro che avventurieri smarriti nell’infinito cosmo videoludico, che dopo tanto girovagare trovano un’oasi amena di tanto in tanto. Purtroppo, o per fortuna, quell’esperienza come tutte le cose della vita prima o poi finisce lasciandoci spaesati, tristi e abbandonati, come davanti ai titoli di coda di Breaking Bad o quando scorgiamo l’ultima pagina di Guida galattica per autostoppisti, consci che quel percorso è giunto al termine.
E’ qui che interviene la nostra “agenzia di viaggi” Tanzen & Friends, pronta a darvi una serie di consigli utili per sopravvivere alla fine di un’opera che ci ha particolarmente colpito. Come?
Siamo lieti di presentarvi una serie di ‘pacchetti di viaggio’, interscambiabili, che ci aiuteranno a trovare conforto dopo la fine dei nostri videogiochi preferiti legati a film, romanzi e fumetti che trattano una stessa tematica o magari condividono uno stesso stile, qualcosa insomma che ci faccia sentire a casa, a sentire meno la nostalgia di Geralt, se abbiamo appena concluso la trilogia di The Witcher.
Questi pacchetti hanno il vantaggio di costare poco e far viaggiare molto, oltre che essere quasi totalmente salutari (tranne che per la vostra vita sociale), ma non è un viaggio che dovete affrontare da soli, anzi più si è, meglio è. Ma bando alle ciance, iniziamo subito con i nostri itinerari per viaggi, rigorosamente mentali.
Esistono decine se non centinaia di alternative tra i vari media per ogni proposta per cui la scelta dell’autore sarà totalmente soggettiva, ma questa rubrica per sopravvivere ha bisogno dei consigli da parte di voi lettori, quindi siete vivamente invitati a condividere il vostro personale percorso e a proporre alternative.
Il primo ‘pacchetto’ che vogliamo proporvi è fatto di idealismo, violenza e rivolta: La distopia, o meglio il filone distopico indica quelle opere in cui le società, generalmente del futuro, assumono i tratti di dittature invivibili permeate da violenza e oppressione della popolazione, società che spesso sono sull’orlo di una guerra nucleare (o ne sono reduci, come in Fallout o Metro) in cui uomini scelti dal caso cercano di opporsi ai regimi. Uno dei casi più eclatanti è quello di Hunger Games, che ricalca molte di queste caratteristiche.
La distopia è un genere che dal ‘900 è andato spesso a braccetto con la fantascienza ed il cyberpunk arricchendo le opere di temi propri di questi generi: Il trionfo della scienza, l’ambientazione più o meno futuristica e la spersonalizzazione degli uomini sempre più pedine in mano a multinazionali senza scrupoli, mantenendo però inalterato lo scetticismo verso il progresso umano.
Le regole della distopia si applicano perfettamente al mondo di Deus Ex, che siate fan di Adam Jensen o abbiate apprezzato di più il poligonale JC Denton, la saga è permeata da una disparità economica abissale tra le corporazioni ed il resto della popolazione, divisa tra senzatetto, estremisti, trafficanti di droga e vari strati di feccia umana, un dualismo che ha posto le basi per uno Stato di polizia controllato dai più ricchi per tenere al guinzaglio il popolo.
Di questo mondo squilibrato il giocatore avrà un assaggio nel suo vagare per Detroit, New York, Seattle ma anche città asiatiche ed Europee come Praga e Shanghai, posti dove è ben presente la degenerazione portata dall’avanzata dei nano potenziamenti, innesti cibernetici implementati negli uomini per permettergli di vivere più a lungo, migliorare i sensi ed essere più forti creando una nuova fase dell’umanità: I potenziati. La grossa controindicazione dei potenziamenti però è l’essere schiavi della Neuropozina, una droga antirigetto messa in vendita dalle multinazionali. Nel mondo di Deus Ex la fanno da padrone tematiche spigolose come il dilemma tra scienza e fede, lo scontro tra chi esaltata il progresso scientifico applicato all’uomo per contrastare malattie, invecchiamento e morte, ed i puristi che hanno ben chiaro il limite da non oltrepassare tra uomo e macchina.
Se avete amato i drammi esistenziali a cui Deus Ex ci mette continuamente davanti non potrete resistere a Black Mirror, il serial divenuto celebre per la sua cruda visione dell’animo umano e di quello che può arrivare a fare, e per aver mostrato le infinite sfumature che può assumere la morale. Episodio fortemente consigliato è “15 milioni di celebrità”, che fa satira sui programmi d’intrattenimento e sulla nostra sete insaziabile di distrazione in una versione distopica di una realtà futura, in cui i cittadini devono pedalare su delle cyclette per poter dare energia a tutto ciò che li circonda e specialmente ai monitor che proiettano costantemente programmi spazzatura. Unico scopo: guadagnare Merito. Unica attività concessa pedalare. L’unica via di fuga dalla monotonia è il talent show, ma l’accesso passa per i terribili giudici che decidono sulla commerciabilità dell’individuo, in un tentativo della serie di emulare la realtà già sufficientemente assurda.
Altro episodio simbolico è “Gli uomini e il fuoco”, episodio basato sul lavaggio del cervello praticato ai soldati a cui viene implementato un congegno detto “Mass” che ‘potenzia’ i sensi dei soldati marcando i bersagli ostili secondo l’ideologia governativa. Dopo aver subito l’operazione inizia la missione del soldato Stripe, mandato dal proprio governo ad uccidere i ‘parassiti’, dei mutanti in parte umani dalle sembianze mostruose. Stripe presto scoprirà che i parassiti non sono affatto i mostri che il Governo gli ha fatto credere.
Le quattro stagioni di Black Mirror sono disponibili su Netflix anche nel formato 4K, e sono un vero spettacolo. Se avete comprato un TV 4K fiammante ma non sapete come calibrarlo, approfittate della nostra guida, è gratis.
Il filone distopico è assai ricco, potremmo consigliarvi decine e decine di opere, ma per quanto riguarda l’ambito cinematografico mi sento di puntare su Brazil, film del 1985 di Terry Gilliam con un ricco cast tra cui Robert De Niro, il Bob Hoskins di ‘Super Mario Bros’ e ‘Chi ha incastrato Roger Rabbit’ ed il protagonista Jonathan Pryce (l’Alto Passero di Game of Thrones) che interpreta Sam Lowry, un umile impiegato del Ministero dell’informazione, organo fondamentale nel mondo distopico di Brazil governato da una burocrazia esasperata e meschina.
La trama gravita intorno all’errore burocratico causato da un moscerino, che rimasto schiacciato tra le stampanti del ministero ha cambiato la lettera iniziale sul fascicolo di un terrorista, causando l’arresto e la morte per tortura di un povero malcapitato. Sam viene mandato a risarcire economicamente la vedova del pover’uomo ed in quel momento nota una giovane ragazza mai vista prima ma tremendamente familiare: E’ la ragazza bionda che tutte le notti sogna di salvare vestito con un’armatura alata. Questo incontro smuove la coscienza di Sam, che decide di non rassegnarsi alla mediocrità impostagli dalla società e reagisce.
Brazil in origine doveva chiamarsi 1984 e ½, un omaggio di Gilliam all’opera magna del filone distopico internazionale, quel 1984 di George Orwell che ha fornito alla letteratura occidentale una serie di figure ormai centrali nel genere. 1984 è un’opera attuale, nonostante sia stata scritta nel ’48, che ha avanzato inquietanti interrogativi sul futuro della società occidentale che oggi suonano quasi come una profezia. Il mondo di nineteen eighty four è un mondo in cui i totalitarismi hanno vinto la seconda guerra mondiale e dopo lo scoppio di una guerra atomica hanno soggiogato i popoli rimanendo in perenne guerra tra di loro, dividendo il globo in tre blocchi, Eurasia, Estasia ed Oceania.
« La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza. »
Il protagonista è Winston Smith, impiegato nel Ministero della Verità del Partito Socialista Inglese, egemone in Oceania, retto dai princìpi del Socing ovvero un socialismo estremista e violento che racchiude il proprio potere nel “Grande fratello”, una personalità che nessuno ha mai visto ma che è onnipresente grazie ai manifesti propagandistici sparsi in tutto il paese, il cui viso baffuto ricorda un misto tra Stalin e Hitler. La vita del paese è dettata dal partito in ogni minimo aspetto, che controlla la popolazione con telecamere accese tutto il giorno per individuare comportamenti eversivi tenuti sott’occhio dalla psicopolizia. In questo contesto di mortificazione ed esasperazione Winston si innamora di Julia durante i “due minuti d’odio” verso il rivoluzionario Goldstein, e da quell’incontro decidono di vivere questa passione contro i divieti del Partito che non permetteva gli atti sessuali, reagendo all’odio ed alla paura con l’arma più forte che un uomo possegga: L’amore.
All’opera di Orwell ci sono infiniti rimandi anche nel campo fumettistico, ma quello che più incarna questo animo distopico è probabilmente V per Vendetta. Una delle opere migliori di Alan Moore, vero e proprio mostro sacro del mondo dei comic che tra il 1982 ed il 1985 ha pubblicato la storia di V, l’anarchico con la maschera di Guy Fawkes, cospiratore inglese famoso per la congiura delle polveri.
2015, la Gran Bretagna é dominata da un regime totalitario, instaurato dal partito nazionalista “il Fuoco Norreno”, giunto al potere sfruttando la paura e la confusione del popolo inglese reduce da una guerra nucleare. Il governo dell’alto cancelliere Adam Sutler fa largo uso della censura e dei mass media per manipolare costantemente l’opinione pubblica e della violenza indiscriminata perpetrata dalla polizia segreta e dai campi di concentramento, per perseguitare oppositori politici e minoranze razziali e sessuali. La pace civile in cambio del diritto e della libertà é questo il tacito compromesso a cui il popolo soccombe. Sulle note della quinta sinfonia di Beethoven, e con l’aiuto di Evey Hammond sua protetta, V darà il via ad una lunga serie di omicidi, colpi di scena ed esplosioni per cercare di rovesciare il regime e di mettere a tacere una volta per tutte il suo passato.
Dulcis in fundo, un breve prospetto schematico di quanto enunciato nel testo!
Gioco: Deus Ex Mankind Divided
Serie TV: Black Mirror
Film: Brazil
Libro: 1984
Fumetto: V per Vendetta