Nella sala della cristalleria di casa Bioware la saga di Dragon Age è uno dei pezzi pregiati rimasti relativamente illesi durante l’attuale generazione di console e pc. Se da un lato Mass Effect ha prestato il nome ad uno spin-off malriuscito quale Andromeda, dall’altro Anthem ambisce a portare la casa di sviluppo in territori mai esplorati prima e, come tale, rappresenta una scommessa sul futuro che andrà giudicata con attenzione durante tutto il corso del prossimo anno. In questo contesto in rapida evoluzione, Dragon Age deve costituire l’appiglio di Bioware al genere che l’ha consacrata software house di fama mondiale, quello dei fantasy RPG complessi e, per i tempi moderni, hardcore.
Durante i The Game Awards di giovedì notte è stato mostrato un teaser trailer del nuovo Dragon Age, dal titolo The Dread Wolf Rises. Sebbene raddoppi in durata quanto mostrato da Bethesda per The Elder Scrolls VI durante l’E3 2018, è innegabile che questo piccolissimo antipasto sia solamente una dichiarazione di intenti da parte di Bioware. La stragrande maggioranza delle risorse sono al lavoro su Anthem e, aggiungiamo noi, ci mancherebbe altro. Il nuovo titolo online previsto per il 22 febbraio 2019 porta in dote delle responsabilità enormi nel garantire il futuro a breve-medio termine dell’azienda. È ipotizzabile che questo teaser rappresenti l’unico segno di vita di Dragon Age fino almeno al 2020. Attualmente è difficile indovinare se si tratti di un titolo cross-gen o appartenente alla prossima generazione. L’ultimo Dragon Age cronologicamente rilasciato, ovvero Inquisition, risale al 2014 e dovrebbe rappresentare la premessa narrativa del nuovo titolo. Infatti, nel trailer è possibile riconoscere la voce di Solans.
Dal punto di vista del gioco vero e proprio, l’informazione più rilevante è arrivata a corollario del trailer: il produttore esecutivo Mark Darrah ha dichiarato che al lavoro sulla nuova opera vi sono dei veterani risalenti ai tempi di Baldur’s Gate. Sembra dunque una rassicurazione per i fan di vecchia data che attendono, fin dal lontano 2014, un ritorno alle origini da parte della casa di sviluppo con sede principale ad Edmonton, in Canada. Curioso delineare in tal senso delle similarità fra Bioware e Bethesda: entrambe posseggono capitali inestimabili, in termini di franchise, che però faticano a trovare un’evoluzione e, talvolta, incappano in un’involuzione. La questione del rinnovamento del genere dei RPG occidentali rappresenta una questione molto attuale nel mondo videoludico. La corsa alla semplificazione delle meccaniche ruolistiche in favore dell’immediatezza del combattimento non ha prodotto risultati positivi se si guardano le saghe storiche. I giochi si sono polarizzati: da un lato vi è stato un parziale ritorno dei RPG isometrici (Pillars of Eternity su tutti), dall’altro sono nati degli action RPG, quali i Souls e Souls-like, che hanno oggettivamente catturato l’attenzione del pubblico grazie ad una formula del tutto nuova. Tale soluzione, però, è difficilmente adottabile da parte di aziende come Bioware, le quali hanno sempre contato su un pubblico affamato di narrativa immersiva, non emergente. La prima richiesta che il nuovo The Dread Wolf Rises deve soddisfare è quella di possedere una storia principale possente, elevata da una miriade di storyline secondarie dagli esiti multipli. Dal punto di vista del sistema di combattimento, invece, esistono molteplici possibilità: Bioware potrebbe tornare al sistema adottato da Dragon Age: Origins, oppure sviluppare le novità introdotte in Inquisition. Nel primo caso gli scontri sono guidati ed il giocatore può concentrarsi in maniera preponderante sulla strategia da mettere in campo, facendo uso preponderante della pausa tattica. Nel secondo caso, l’ibrido tra scontro guidato ed in tempo reale divide l’attenzione del giocatore fra strategia del gruppo ed azioni da intraprendere con i singoli membri del proprio party.
Come detto, Dragon Age è ancora lontano nel tempo. Chi ha amato i titoli Bioware, al momento, deve sperare che Anthem porti ai suoi creatori la fiducia necessaria per mettere in piedi un gioco ambizioso e riuscito quanto i suoi precedenti. Dopo Andromeda, tutto ciò che serve è un’inversione di tendenza per gettare basi solide per il futuro. Non va dimenticato, infatti, che gli sviluppatori di Edmonton i giochi di ruolo li sanno fare. Eccome.