Certe icone sono indelebili: chiunque conosce Super Mario, e persino personaggi più recenti sono ormai entrati nell’ordinario della cultura pop, andando a creare un vero e proprio panorama dal quale autori e produttori possono attingere per nuove produzioni. Sonic si può definire il re di questo grande gruppo: nato proprio come controparte a Super Mario, vissuto in un mondo dove la concorrenza era davvero tosta, è poi finito a diventare un personaggio iconico nonostante la travagliata vita. C’è comunque da stupirsi quando mettiamo a paragone la data d’uscita del primo gioco di Sonic (1991) e oggi, 2020, quando il film è arrivato nelle sale. Quasi trenta anni di distanza e nessuno ha mai provato a fare un film su questo porcospino superveloce, e nonostante qualche problematica ci sia stata in questo film (come la rinomata rivisitazione del personaggio dal vecchio design, più realistico, a quello odierno, più classico), possiamo dire ad alta voce che Sonic sta per arrivare al cinema e non c’è più nulla che può andare storto.
Un po’ però la paura permane nella mente, proprio in quegli attimi prima che sul grande schermo compaia questo riccio blu: non c’è un grande storico di successo per i brand videoludici, e salvo qualche raro caso, alcune produzioni ispirate ad icone del passato non hanno sempre portato a casa il consenso degli spettatori. Fortunatamente l’idea dietro a questo film non sembra nascere da un semplice desiderio economico, bensì porta in se anni e anni di produzioni dedicate al supersonico porcospino: fumetti, videogiochi, cartoni animati e tanti altri contenuti che, in Italia, sono arrivati solo di passaggio o, addirittura, ancora non si vedono. Forse è proprio questa la magia che, già dai primi minuti di proiezione, ha fatto sparire ogni singolo dubbio.
La trama del film è senza lode ne infamia
Nel film vediamo una piccola introduzione al baby Sonic (state tranquilli, non starà su schermo più di 10 minuti) e le origini di questo personaggio, salvo poi spostarsi anni dopo a Green Hills, tranquilla cittadina americana dove risiede lo sceriffo della città Tom Wachowski (James Marsden) con sua moglie, e dove inizierà questa nuova avventura per Sonic. Ovviamente il cattivone di turno, chiamato appositamente per risolvere problemi, è il Dr. Ivo Robotnik, genio della meccatronica interpretato da un fresco Jim Carrey.
Fermandoci qui sul raccontare la trama, di certo non c’è molto da aspettarsi in termini di intreccio: la storia del film sembra infatti ricalcare un classico racconto visto spesso nelle ultime produzioni dei trenta anni passati. Sonic, che in questo caso riveste la figura dell’essere “alieno” alla terra, a metà tra un classico visitatore e un animale, trova complicità nella figura di Tom, sceriffo alla ricerca del suo ruolo nel mondo e con la voglia di fare sempre la cosa giusta. L’accoppiata, che si regge molto sul doppiaggio fresco e frizzante di Sonic e sull’interpretazione di Marsden che porta a schermo il classico stereotipo di boyscout americano, regge tutti i 99 minuti. Sebbene sia quindi interessante vederli, il Robotnik di Jim Carrey eleva il tutto dando valvola di sfogo all’azione, portando i due “buoni” a trovare scontri, molti di questi verbali, contro questo genio malvagio.
Un grande ritorno per Jim Carrey e per la sua comicità
Sebbene quindi il protagonista e il suo comprimario facciano il loro lavoro, la vera star della pellicola rimane senza dubbio Jim Carrey: rivedere la sua comicità fisica, fatta di gesti strani, di movimenti al limite dell’umano e quella verve che solo pochi sanno mettere in scena, è una grande boccata d’aria fresca. Alcune delle scene, interamente dedicate a lui, portano proprio il marchio di fabbrica dell’attore, strappando tante risate alla platea, sia essa fatta di bambini o adulti. Per il resto, oltre a questo trittico, il film propone dei comprimari notevolmente divertenti nonostante siano semplici: la sorella della moglie di Tom, così come l’aiutante di Robotnik o il collega dello sceriffo, hanno ruoli molto diversi tra loro ma tutti concorrono a dare dei comic relief differenti e sempre interessanti.
Da semplici citazioni a veri inside joke, il film è fatto anche per i fan
Il film comunque non perde i marchi di fabbrica del brand, e propone molto spesso scene in cui Sonic diventa protagonista assoluto: dalla ricostruzione di alcune scene ad alcuni dialoghi presi di paro dal videogioco, non uscirete dalla sala pensando di aver visto un film dove il riccio è solo una comparsa. C’è da dire infatti che alcune delle migliori scene, sebbene sembrino “ispirate” ad altri brand, girano attorno al porcospino blu: una su tutte è proprio quella del pub, dove Sonic da il massimo di se e dove gli sceneggiatori hanno saputo mescolare in modo magistrale i punti chiave del personaggio e la modernità.
Menzione d’onore va fatta al team che ha lavorato agli easter egg: da semplici citazioni del videogioco a veri e propri “inside joke” dedicati a meme di vario genere (molti dei quali legati proprio al brand stesso), il film dopo i primi 15 minuti inizia a giocare con i fan del riccio e mostra senza dubbio i muscoli in più di un’occasione. La parte finale, infine, mette in atto una trasposizione ai limiti della perfezione: ogni gesto, mossa, inquadratura e azione prende e omaggia questo brand trentennale, quasi a urlare al mondo che per fare un film su un videogioco non c’è necessità di farlo per forza orribile.
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Non sono mai stato un grande fan del porcospino blu, in ambito ludico gli ho sempre preferito Super Mario e soprattutto Crash Bandicoot ma un film così, che omaggia così tanto la mia infanzia e gli anni ’90, non voglio di certo perdermelo, nonostante le recensioni non siano state così positive. Credo andrò a vederlo domani pomeriggio stesso, probabilmente da solo con pop-corn e Sprite gigante.
Bell’articolo hai solo alimentato la mia voglia di vederlo. Causa lavoro e orari, che nelle sale italiane sono rilegati per la fascia bambini, non potrà vederlo oggi, ci andrò sabato sicuramente.