Ebbene sì, era dallo scorso ottobre che non partecipavo ad un press tour di videogiochi. Un lasso di tempo enorme rispetto ai ritmi a cui ero abituato, ma ci sta nell’ottica della ripartenza da Gameplay Café.
Il rientro nel giro è stato una passeggiata di salute, ad ogni modo: treno alta velocità in direzione Milano, immancabile giro di pizzerie – sì, ho mangiato anche la focaccia di Cracco in Galleria – soprattutto la possibilità di provare Spider-Man per PlayStation 4, in uscita il prossimo 7 settembre.
Versione praticamente definitiva e già doppiata in italiano, due ore abbondanti a partire dalla selezione di “Nuova partita”, la gioia e il fastidio di sorbirsi qualche spoiler anticipato sull’altare del condividere le prime impressioni.
Quella di Spider-Man è una licenza pesante nonché esclusiva naturale per la console Sony, visti gli accordi con Marvel a livello cinematografico; soprattutto un’opportunità incredibile per Insomniac.
Lo sviluppatore americano, seppur con l’ultimo Ratchet & Clank abbia fatto un lavoro egregio, difetta sempre dell’ultimo metro per raggiungere il gotha dello sviluppo, quello nel quale Nintendo, Naughty Dog e una manciata di altri banchettano regalando perle indimenticabili.
Ma bando alle ciance: non andrò (troppo) nel dettaglio per ragioni di spoiler, non conosco ancora la lista completa dei doppiatori italiani, una delle vostre domande più ricorrenti.
Tranne la voce di Miles Morales, quella di Gianandrea Muià di Orion tre settimane fa ospite del Late Show dei Povery: abbiamo fiuto, nevvero?
Quello che posso dirvi, ad ogni modo, è che vi troverete dinnanzi ad un gioco curato e di impatto, che sicuramente proverà ad alzare l’asticella nel panorama dei titoli dedicati a Spider-Man.
Durante la breve presentazione che ha anticipato la prova abbiamo avuto conferma di una storia completamente inedita all’interno dell’immaginario canonico, nella quale le vicende di Spider-Man e Peter Parker saranno spesso sovrapposte. Il protagonista impersona il ruolo di eroe mascherato da otto anni, è sicuro dei propri mezzi, accompagna i combattimenti con una battuta, perfettamente conscio delle proprie abilità.
Questa cosa mi è piaciuta, perché rivivere per l’ennesima volta situazioni conosciute e la fase “adolescenziale”, anche no.
Inevitabilmente l’occhio cade sulla realizzazione di New York, una delle più fighe che mi sia mai capitato di apprezzare. Profondità visiva enorme, scelta di colori vibranti ma non “giocosi”, riproduzione impeccabile soprattutto in prossimità di zone iconiche quali Times Square o Central Park.
Scendendo ad altezza strada la densità è elevata, tra gli immancabili taxi gialli, macchine e pedoni; non mancano particolari sui marciapiedi e in generale la sensazione è quella di respirare una città viva, anche se poi l’interazione si riduce a persone che chiedono un selfie oppure commentano le gesta dell’eroe mascherato.
Tra le chicche c’è la presenza di alcuni interni visibili nei grattacieli, tra postazioni di lavoro, sale riunioni e derivati. Chiaro, molti modelli sono replicati e in generale non abbondano di particolari, ma siamo un passo avanti in termini di dettaglio e immedesimazione.
Il titolo girava su delle PlayStation 4 Pro preparate per l’occasione, l’immagine era molto definita e con fluidità invidiabile, grazie anche all’utilizzo del motion blur. Tranquilli, non mancherò di farmi un giro sulla PS4 liscia, con ghiaccio.
Ma andiamo al sodo, la parte che consumerete di più sul DualShock 4 sarà quella relativa al trigger destro, R2, depositario di tante evoluzioni per il protagonista principale.
Innanzitutto la corsa, poi il parkour per aggirare in automatico ostacoli sul cammino, per arrivare all’utilizzo in volo delle ragnatele. La pressione cadenzata su R2, infatti, permette di alternare l’utilizzo delle mani per volteggiare tra i palazzi; il tasto X, invece, di esibirsi in un ulteriore balzo verso l’alto.
La fluidità di manovra è buona, con un po’ di tempismo è possibile muoversi agilmente attraverso grandi porzioni di città, liberamente esplorabile e divisa in un certo numero (ehehehe) di distretti.
Insomma, quello che tutti vogliono fare una volta preso in mano un gioco di Spider-Man – cazzeggiare leggeri come una farfalla! – è ampiamente consentito, e anzi col proseguire dell’avventura risulta possibile concatenare una serie di mosse che rendono le traversate ancora più divertenti.
Tutto questo atletismo è stato trasportato, ovviamente, anche nel sistema di combattimento, che mi ha ricordato di primo acchito quello dei Batman moderni targati Rocksteady.
Nemici in sequenza da affrontare in maniera ritmata, attacchi provenienti dalla distanza o dai lati, evidenziati da una sorta di vignetta sulla testa del protagonista.
Col quadrato abbiamo i classici pugni e calci, col triangolo la ragnatela per agganciarsi a distanza, col cerchio la schivata e la possibilità di sgattaiolare sotto le gambe degli avversari; X per il salto, R1 per le abilità speciali, fino ad ulteriori combinazioni che si apprendono al proseguo dell’avventura.
Un sistema indubbiamente dinamico, a cui si aggiungano le sequenze “scriptate” e spettacolari associate alla narrazione.
La combinazione dei tasti permette di adattarsi ai cattivoni differenti, da quelli “stupidi” che fanno numero ai palestrati che contrastano l’attacco frontale, per arrivare ai nemici dotati di scudo, mitra, razzi e mazzi.
La prima parte l’ho dedicata al raggiungimento della torre di Wilson Fisk, fino al combattimento con quest’ultimo: niente di particolarmente inedito, ma ho trovato il livello di sfida soddisfacente per evitare di affrontare lo scontro col cervello in ferie e la pressione casuale dei bottoni.
Il sistema di progressione è quello che farà la differenza in chiave varietà: Spider-Man ottiene punti abilità da spendere all’interno di tre rami differenti, offensivi, difensivi ed atletici. Contestualmente Peter Parker dispone di alcuni gadget e può personalizzare la tuta, che non solo avrà trama/disegno differenti, ma anche un’abilità specifica da preferire nelle situazioni ingarbugliate.
Un’evoluzione costante, quindi, innestata all’interno di una struttura open world che mette a disposizione il nodo narrativo principale e tutta una serie di attività secondarie, da quelle prevedibili come la scazzottata con i criminali di quartiere fino a missioni più articolate.
In tal senso ho ravvisato una struttura estremamente classica, che non cerca di reinventare la ruota ma di perfezionare dinamiche già consolidate: il nodo da sciogliere sarà la qualità dopo qualche ora di gioco.
C’è da dire che Insomniac ha implementato de gettoni, che da quanto ho capito si ottengono unicamente dalle attività secondarie e rappresentano il solo modo per potenziare i gadget e sbloccare tute: una maniera garbata per “suggerire” l’esplorazione della mappa al di là della storia principale.
Le sequenze di intermezzo apprezzate nelle prime due ore sono di ottima fattura e seguono lo stile adottato dagli sviluppatori per tutta la produzione: cura per i dettagli, stile, consapevolezza del protagonista; il doppiaggio mi è sembrato valido sia dal punto di vista recitativo che tecnico, ma mi riservo di giudicarlo dopo una sessione di gioco più estesa.
Questo è il Marvel’s Spider-Man di Insomniac, una grande rappresentazione di New York nelle mani del giocatore, un protagonista figo e un titolo curato; una struttura classica che rappresenta la mia maggiore (unica) preoccupazione. Vediamo se tali timori verranno confermati oppure spazzati via da una ragnatela a base di divertimento.