Ho affrontato Beyond Blue e le profondità del Mare Cinese del Sud forte di una radicata passione per questo genere di “giochi”. Dall’Endless Ocean di Arika (per cui ho noleggiato una Wii), passando per lo straordinario Afrika di Rhino Studios su PlayStation 3 (che mi son fatto spedire usato dal Giappone), fino ad arrivare alle oltre ducentocinquanta ore trascorse (in compagnia della prole) con l’Abzû dei Giant Squid Studios (qui la nostra galleria fotografica). Non mi sono stupito, quindi, nel constatare che se anche ovunque ci fosse scritto “per completare Beyond Blue vi basteranno tre ore“, io sia arrivato a superarne la dozzina.
Beyond Blue affronta temi quali l’abuso industriale, lo scarico dei rifiuti in mare aperto e la salvaguardia delle specie a rischio
È necessario chiarirsi subito: in Beyond Blue si esplorano le acque dell’Oceano Pacifico per scoprire i pesci e i mammiferi che le abitano, per un totale di oltre cinquanta esemplari diversi da localizzare nelle otto missioni principali. Le immersioni avvengono in cinque ambienti (o profondità) diversi, realizzati con grande mestiere per assomigliare in tutto e per tutto a quelli reali. Lo stesso vale per il comportamento di ciascuna creatura marina incontrata, sia essa un Polipo dai sette tentacoli o una Medusa coronata. Ca va san dire che a quattrocento metri di profondità si verdanno pesci che non raggiungono mai le acque basse attorno all’atollo, i cui dintorni sono ricchi di coralli e molluschi ma anche di Delfini dal naso a bottigla e Diavoli di mare cileni. Il fil rouge tra le missioni è rappresentato dalla “storia” di un (una?) capodoglio che potremo seguire impersonando la protagonista, Mirai, anch’essa in bilico tra ricordi e legami familiari esplicitati in dialoghi egregiamente doppiati sia durante le missioni subacque che nelle pause trascorse a bordo del sottomarino. La trama, pur senza scendere mai in profondità, è altresì costruita su grandi temi quali l’abuso industriale, lo scarico dei rifiuti in mare aperto e la salvaguardia delle specie a rischio, quindi resta un qualcosa di interessante da proporre a giocatori magari più giovani – o addirittura in età scolare – per sensibilizzarli alla necessità di un cambiamento globale. Io che ho passato i quaranta sono comunque rimasto sorpreso dalla semplicità con cui gli autori sono riusciti a insegnarmi qualcosa (i.e. sulle trivelle di profondità), pur lasciandomi godere dei movimenti sinuosi e delle acrobazie acquatiche di tutti gli animali incontrati, senza mai appesantirmi.
A lato del gameplay tout court c’è un’intera sezione dedicata agli approfondimenti scientifici, accessibile dal tavolo di lavoro presente sul sottomarino al termine di ogni missione, in cui poter apprendere dettagli sulla vita di tutti gli animali scoperti, con uno splendido meccanismo di achievement che premia il giocatore con informazioni aggiuntive a seconda del numero di esemplari analizzati con lo scanner durante l’immersione. Queste schede sono accompagnate da una dozzina di piccoli documentari qualitativamente eccezionali, figli della collaborazione tra gli sviluppatori e gli autori della serie Blue Planet II prodotta dalla BBC nel 2017. Non sto qui, adesso, a raccontarvi la rava e la fava di tutti i documentari realizzati dall’emittente britannica fin dal 2006, partendo dallo splendido Pianeta Terra commentato, in Italia, da Andrea Piovan (doppiatore, tra l’altro, di tantissimi protagonisti dei videogiochi tra i quali ricordiamo Liquid Snake nel primo Metal Gear Solid su PlayStation One).
con Beyond Blue acquisterete un universo di informazioni che potrete approfondire fini a perdervici
Dicevo: non sto qui ad ammorbarvi nonostante io abbia passato tre notti a informarmi su cosa sarei riuscito a recuperare e quanto mi sarebbe costato, perché il fatto che io mi sia letteralmente perso nello studiare la vita di Sylvia Earle, esploratrice del National Geographic e consulente di E-Line Media per Beyond Blue, piuttosto che capire perché la vita della Tartaruga liuto è tanto preziosa o, ancora, sognare di entrare a far parte dell’equipaggio di una delle navi di OceanX, eploratori privati che hanno scoperto più di centottanta nuove specie animali e che sfruttano la tecnologia per “arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima” (tipo Elon Musk o il Capitano Kirk), sono problemi di cui parlerò con il mio psicanalista (quando ne avrò uno). A voi voglio solo far capire che con Beyond Blue acquisterete un universo di fonti e che, se lo vorrete, potrete approfondire fini a perdervici.
Ok: sto mettendo troppe immagini e non dovrei… Però, ecco: Beyond Blue è un documentario interattivo, bello da vedersi, forse un po’ limitato nel gameplay ma foriero di tanti approfondimenti e riflessioni serie sugli ambienti marini, ivi compresa la necessità di tutelarli. Se avete un figlio, se siete insegnanti, se amate Piero e Alberto Angela come li amo io, non ci sono motivi validi per sconsigliarvene l’acquisto a prezzo pieno su Steam (ma lo trovate anche su PlayStation 4, Xbox One e Apple Arcade). Se, al contrario, non fate parte di nessuna di queste categorie prima di valutare l’investimento bisogna conoscere altri dettagli (che ora vi elencherò brevemente).
mi sono trovato a rimpiangere quel nuotare a dorso di delfini e balene che qui non mi è stato concesso
In primo luogo, Beyond Blue non ha quella dimensione surreale presente, invece, in Abzû. Non deve averla, ovvio, ma in più occasioni mi sono trovato a rimpiangere quel nuotare a dorso di delfini e balene che qui non mi è stato concesso. Non mancano momenti di contatto tra l’essere umano del futuro (perché Mirai dispone di tecnologie atte all’immersione in profondità e a lungo termine che ancora non sono state messe a punto) e la fauna, ma sono confinati dalla pretesa di un presunto realismo. Scrivo “presunto” perché il secondo punto riguarda proprio quel senso di impossibile dato dall’incontrare orche, delfini, razze, megattere, squali, polipi, due leocorni e un’altra decina di pesci assortiti in una mappa di poco più di 200 metri di diametro. Terzo “difetto”: la storia finisce subito. No, davvero: mi ero quasi innamorato della sorella di Mirai che sono arrivati i titoli di coda. Vista la qualità generale del titolo avrebbero potuto triplicare le ore di gameplay entrando nel merito degli scavi abusivi in cerca di petrolio o della genesi del fungo che sta avvelenando i cetacei, pur rispettando la formula vincente dei dialoghi in-game e delle missioni secondarie. È un vero peccato e confesso di attendere con ansia qualche contenuto aggiuntivo per tornare a immergermi, visto che molte delle questioni sollevate sono rimaste sospese lasciando a me l’onere di andarmele a cercare in rete.
Ho giocato Beyond Blue grazie a un codice fornito dagli sviluppatori sulla mia nuova e fiammante Nvidia GeForce GTX 1660 Ti: 1080P, dettagli a ultra e un frame rate che se non lo limitavo mi faceva volare il monitor.
DurataProvo a riassumere: Beyond Blue è il classico gioco da 75 (anche se io gli sgancio un bel 80/100). Se non ti prende quel suo affamarti di approfondimenti da cercare, documentari da guardare e libri da leggere, si limita a fare un compitino, ossia offrirti due ore di semi-libera esplorazione sottomarina, in un ambiente a tratti fotorealistico, per capire come nuota un Pesce San Pietro o capire quanto possa diventare grande una Tridacna gigante. Se, al contrario, sei uno che potrebbe entrare nel Guinnes dei primati per le ore trascorse a farti i selfie con un Masai su PlayStation 3, Beyond Blue trascende qualsiasi valutazione numerica per trasformarsi in un must-have. Insomma: se quanto scritto vi ha in qualche modo stuzzicato credo possiate procedere all’acquisto sicuro senza aspettare il primo saldo di stagione.
Vi lascio qui una delle “fonti”, giusto per capirsi sulla qualità dei consulenti che hanno collaborato alla realizzazione di Beyond Blue:
La recensione di Beyond Blue contribuisce a sostenere la ricerca scientifica sulla sindrome di Rett. Trovate i dettagli dell’iniziativa a questo link.
Tecnicamente non ha problemi; gli animali si muovono con naturalezza e sono tutti molto dettagliati. Ci sono delle chicche, specie a grandi prodondità, che valgono il prezzo del biglietto, ma nessuno si strapperà i capelli tipo Crysis.
La colonna sonora è composta da brani indie di indubbia qualità, per quanto dubito vi rimarrà qualcosa da ascoltare in futuro. Sul doppiaggio dei protagonisti, invece, bisogna togliersi il cappello: Anna Akana (YouTube), Mira Furlan (Lost, Babylon 5), Hakeem Kae-Kazim (Black Sails, Hotel Rwanda) e Ally Maki (Toy Story 4).
Se devo dare un voto al gameplay devo considerarlo nel suo senso più stretto e, come già scritto, si limita alla libera esplorazione e alla scannerizzazione di oltre cinquanta animali diversi, tra pesci e mammiferi del Mare Cinese del Sud. Se avete letto la recensione, però, saprete che a lato di queste semplici meccaniche c'è tutto un insieme di schede informative da collezionare e mini documentari da sbloccare, quindi poi non dite che non vi avevo avvisato.
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Sicuramente un titolo che recupererò appena possibile. Dopo aver passato decine di ore su Abzù, ma sopratutto dopo aver profondamente amato un titolo come Afrika, che all’epoca, dovetti ordinare dagli USA visto che qui non si trovava penso che poter immergermi con pesci che difficilmente potrò incontrare personalmente nelle mie immersioni (a parte squali e balenottere che ho avuto la fortuna di vedere) sarà davvero un buon viatico nell’attesa che magari proprio i RhinoStudio possano creare (magari su next-gen) un titolo che avvicini il giocatore al mondo degli animali o comunque alla natura. Davvero un piacere leggere questa recensione.
Come dicevo, avendo amato i due titoli citati credo che sia un acquisto piuttosto “sul sicuro”. Non ha la “poesia” di Abzù o l’estensione di un Afrika, ma difficilmente potrà deluderti. 🙂