“Qualcuno ci sta seguendo. Da quando siamo entrati in questa stramaledetta foresta di Black Hills le cose hanno cominciato a prendere una piega molto strana. Rami che scricchiolano senza essere calpestati, luci che cambiano in continuazione come se il sole sorgesse e tramontasse di continuo, sentieri spaventosamente uguali tra loro e la costante sensazione di una presenza alle nostre spalle. Eppure siamo solo noi e il nostro fidato cane. Non è vero. È una bugia. Qualcuno ci sta seguendo. Ne sono certo.”
Negli ultimi anni, i ragazzi di Bloober Team hanno saputo distinguersi dalla massa per la loro capacità di scrittura e regia del genere thriller/horror applicato all’industria videoludica. Dopo l’onirico Layers of Fear e il maturo Observer, nel 2019 il team polacco ha deciso di raddoppiare la dose di ansia e angoscia per il proprio pubblico, pubblicando non solo il seguito di quel Layers of Fear appena citato e che ha permesso loro di fare il grande salto di qualità, ma anche una trasposizione videoludica dell’universo della strega di Blair.
Sono passati ormai molti anni dal 1999, ma, che piaccia o meno, Blair Witch Project è rimasto uno dei prodotti cinematografici più innovativi degli ultimi vent’anni, facendo da apripista per un’innumerevole serie di film realizzati con la tecnica del mockumentary (finto documentario). Bloober Team ha quindi deciso di prendere in mano questa pesante eredità, dimenticandosi dei due mediocri sequel e cercando di riportare in auge quella sensazione di straniamento e paura che, oltre a rappresentare l’essenza della prima pellicola, è diventata il leitmotiv degli sviluppatori dal ormai quattro anni.
In Blair Witch interpreteremo Ellis, ex-poliziotto con passato militare che decide di recarsi nella foresta di Black Hills per indagare sulla scomparsa di Peter, un ragazzino della zona che non è più tornato a casa una volta addentratosi nel bosco. Le cose, ovviamente, prenderanno rapidamente una brutta piega e toccherà a noi accompagnare Ellis (e il suo fidato cane Bullet) in un viaggio non solo tra i sentieri circondati dagli alberi, ma anche attraverso i suoi lugubri ricordi, nella speranza di non impazzire e di non lasciare che le misteriose ombre della foresta abbiano la meglio su di noi.
Blair Witch vanta la straordinaria abilità narrativa dei ragazzi di Bloober Team, mettendo in scena una storia perfettamente in linea con i loro canoni e caratterizzata da situazioni oniriche e disturbanti, forte di una caratterizzazione psicologica di Ellis mai banale e sempre accurata. Il nostro protagonista, infatti, riesce a convincere non solo per il proprio, turbolento, passato, ma anche per gli ottimi dialoghi che potremo instaurare non tanto con il cane, quanto con le persone che riusciremo a raggiungere tramite il cellulare in dotazione. Chiamare e parlare con i molteplici numeri in rubrica non è solo un mero artificio stilistico, ma serve per delineare maggiormente un personaggio profondo e ben definito. Quello che, purtroppo, siamo costretti a evidenziare è come la trama vera e propria non sia riuscita a convincerci allo stesso modo, presentando situazioni ripetute più e più volte, colpi di scena prevedibili e momenti di gioco inseriti a forza per enfatizzare un gameplay a tratti decentrato rispetto all’atmosfera di gioco. Vivere i ricordi e le visioni di Ellis è stato un piacere per gli occhi e per l’anima, ma vestire i suoi panni nelle sezioni del presente è riuscito persino ad annoiarci in determinati momenti.
Un’altra critica che ci sentiamo di muovere, da amanti del genere horror e da appassionati della saga della strega di Blair, è come questo titolo non riesca a cogliere del tutto le sfumature del film, andando a creare qualcosa di simile, ma allo stesso tempo di diverso dalla pellicola del 1999. Se lo smarrimento e la parte nella foresta ci ha ricordato molto il primo film, non possiamo dire lo stesso di alcune sezioni che presentano toni più vicini ad altri prodotti videoludici, con tanto di presenze demoniache da sconfiggere a suon di luce della torcia (come potrete leggere nel prossimo paragrafo). Anche la figura stessa della strega, almeno sino alla sezione finale, è quasi del tutto impercettibile e il titolo non riesce a enfatizzare una mitologia e un mistero che, necessariamente, dovrebbero essere inseriti in un prodotto intitolato, per l’appunto, “Blair Witch”. Sembra, infatti, che gli sviluppatori polacchi abbiano deciso di raccontare la storia di Ellis, personaggio perfettamente coerente con i loro canoni più recenti, sfruttando l’ambientazione della pellicola Lionsgate, ma, allo stesso tempo, non riuscendo a far combaciare del tutto i due elementi.
Blair Witch può essere portato a termine in circa cinque, sei ore, ma la presenza di finali multipli e il fatto che difficilmente raggiungerete il finale corretto alla prima run (fidatevi) ne garantiscono una fruizione maggiore rispetto ad altri esponenti di questo genere.
Se l’elemento principale della produzione rimane la narrativa e l’atmosfera di gioco, caratterizzata da sezioni assimilabili a quelli che in gergo vengono definiti “walking simulator”, i ragazzi polacchi hanno deciso d’inserire dei particolari puzzle ambientali e persino degli scontri con degli inquietanti nemici d’ombra. Nel primo caso, in perfetta continuità con la saga cinematografica, dovremo utilizzare la videocamera per guardare dei nastri che, se riavvolti o mandati avanti, trasformeranno la realtà in base a quanto vedremo sullo schermo. In poche parole: un albero si è abbattuto sul sentiero e la cosa è stata ripresa dalla telecamera? Ci basterà riavvolgere la scena sino a quando l’albero era ancora in piedi per rimuoverlo dal sentiero anche nella realtà. Questa meccanica, però, non solo poco si sposa con l’atmosfera di gioco, ma risulta identica dal primo all’ultimo enigma, risultando alla lunga noiosa e incapace di dare il benché minimo brio alla produzione.
Situazione simile anche per i combattimenti da poco accennati, che ci permetteranno di utilizzare la torcia in dotazione per sconfiggere le misteriose entità che decideranno di assalirci nel bosco. Inutile dire che la meccanica ci ha ricordato da vicino Alan Wake, in quanto per eliminare i nostri avversari non dovremo far altro che puntare ripetutamente il fascio di luce contro di loro, fino a farli dissolvere completamente. Non solo anche in questo caso il lato ludico poco si associa alla narrazione impostata dagli sviluppatori, ma evidenziamo come si tratti di un elemento di gameplay poco raffinato e approfondito, risultando tanto semplicistico quanto fuori contesto.
I ragazzi di Bloober Team ci avevano promesso una narrativa influenzata segretamente dal nostro stile di gioco e così è stato, per certi versi. Il nostro comportamento nei confronti del nostro cane Bullet, le telefonate che faremo, le scelte che prenderemo (e altro che non possiamo dirvi) vanno a delineare uno dei finali possibili, ma non nascondiamo che ci aspettavamo qualcosa di più. Le brevi cutscene che concludono l’avventura, infatti, si possono suddividere in un “finale buono” e in un “finale cattivo”, con qualche leggera influenza in base alle decisioni prese nel corso dell’avventura, ma senza grandi stravolgimenti. Persino il tanto decantato rapporto con Bullet, in verità, non ci ha convinti del tutto e, nonostante le svariate possibilità d’interazione con lui, vi renderete presto conto che gran parte di esse sono del tutto trascurabili.
In definitiva, Blair Witch coinvolge nei punti di forza tipici del team polacco, ma delude quando si tratta di nuove meccaniche inserite per l’occasione. Un vero peccato.
A livello tecnico, Blair Witch riesce a coinvolgere grazie a un’atmosfera davvero riuscita e ricca di dettagli oscuri e disturbanti, ma non riesce a nascondere del tutto una modellazione poligonale poco riuscita e delle texture ambientali non sempre all’altezza. La generazione ripetuta di alcune sezioni della foresta (elemento perfetto a livello narrativo) viene talvolta danneggiato da un calo di frame che obbliga l’ambiente di gioco a ricaricarsi, rovinando di conseguenza l’effetto sorpresa e facendo comprendere perfettamente al giocatore che di lì a breve si ritroverà in un’area già percorsa. Questi sporadici cali nel frame rate sono comunque gli unici “bug” che troveremo nel corso dell’avventura di Ellis, permettendo a Blair Witch di rimanere stabile per gran parte del tempo. Ottimo, invece, il comparto audio che vanta non solo una colonna sonora perfettamente riuscita, ma che raggiunge livelli di maestria con dei suoni ambientali capaci d’infilarsi sotto pelle al giocatore e, se assaporati attraverso un buon paio di cuffie, di elevare considerevolmente l’atmosfera di gioco.
Abbiamo giocato a Blair Witch grazie all'abbonamento Game Pass su Xbox One X, completandolo due volte per ottenere i principali finali dell'avventura.
DurataNon nascondiamo che, per noi, Blair Witch è stata una parziale delusione e siamo certi che, con un pizzico di accortezza in più, sarebbe potuto spiccare come massima produzione di Bloober Team. Un’atmosfera da brivido che fa il paio con un comparto audio a dir poco perfetto deve però subire alcune scelte di game design davvero infelici, incapaci di valorizzare appieno sia il lavoro dei ragazzi polacchi che l’IP cinematografica di riferimento. Detto questo, ci sentiamo comunque di consigliarne l’acquisto a coloro che sono alla ricerca di un horror narrativo dalla grande ambientazione e dal costo contenuto (circa trenta euro), oppure di effettuare l’iscrizione all’ottimo servizio Game Pass per poterci giocare spendendo ancora meno, seppur con tutti i limiti di tempo dettati dall’abbonamento.
Blair Witch non è un titolo bello da vedere, ma riesce a mascherare i propri difetti con abilità grazie a una direzione artistica di tutto rispetto, a un'atmosfera che ondeggia tra l'onirico e il disturbante e a un sapiente uso di nebbie o effetti grafici. Peccato che, sotto tutta questa patina, sia possibile ancora vedere modelli poligonali sottotono e texture non sempre curate. Per il resto sono presenti sporadici cali di frame, ma nessun altro problema tecnico.
Sicuramente il punto di forza della produzione. Blair Witch vanta una colonna sonora perfettamente dosata, capace di non strafare, ma di essere allo stesso tempo sempre presente quando dovuto. I terrificanti suoni ambientali che, se assaporati attraverso un buon paio di cuffie, raggiungono livelli davvero eccelsi fanno il resto, elevando il titolo e donandogli quel sentito tocco di atmosfera in più.
Blair Witch vuole essere qualcosa di più dei precedenti titoli targati Bloober Team, ma fallisce nel tentativo e talvolta danneggia anche quanto di buono fatto dai ragazzi polacchi. Gli enigmi ambientali tutti uguali e gli scontri con le entità del bosco non solo risultano eccessivamente semplici e poco curati, ma vanno persino a cozzare con una narrativa e una mitologia di fondo che non ha bisogno di questi piccoli trucchi per mantenere salda l'attenzione del giocatore.
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Una mezza delusione insomma. Peccato perchè a me continua ad ispirare nonostante tutto, da amante dell’horror e del film originale. Conto di recuperarlo su PS4 (quando uscirà) ma dopo aver letto la recensione lo farò solo ad un prezzo davvero irrisorio.
Il titolo merita comunque, sia chiaro, ma non rispecchia minimamente le potenzialità di Bloober Team! Personalmente sono rimasto molto deluso dal risultato…