Dragon Quest XI S, Comfort Food Videoludico

Tradizione e innovazione nel perfetto porting su Switch

Recensione di Emanuele Vanossi

Sarà capitato a tutti di essere in vacanza da settimane ed essere improvvisamente assaliti da quella voglia di pizza, pasta al sugo, lasagne o qualsivoglia cibo che ricordi casa. Coniato negli anni ’60 in riferimento ai cibi che ispirano nostalgia, sicurezza e familiarità, il termine “Comfort Food” è negli ultimi anni diventato un triste vessillo per qualsivoglia ristorante. Utilizzato in maniera genuina è però il concetto a cui ho pensato costantemente mentre giocavo a Dragon Quest XI S: Echi di un’Era Perduta – Edizione Definitiva. Se Indie sperimentali, tripla A mastodontici e titoli VR innovativi sono quei piatti che tanto ci fanno gola ogni giorno, Dragon Quest XI S è quel grande classico estremamente familiare dal quale vorremmo sempre tornare perché sicuri di trovare ciò che in fondo vogliamo dai videogiochi: tanto divertimento.

 

Uscito originariamente nel 2017 in Giappone su Playstation 4 ed in una versione per Nintendo 3DS mai rilasciata in occidente, il titolo è poi giunto presso i lidi occidentali nel 2018 sulla console Sony e nella nuova edizione Steam. Fin dal primo annuncio Square Enix promise inoltre il rilascio anche su quella che al tempo era nota come Nintendo NX, ossia Switch. Anni ed anni di attesa sono certamente pesati sulle spalle degli appassionati, ma chi ha saputo resistere finora ha certamente fatto la scelta giusta: l’Edizione Definitiva per Nintendo Switch è la migliore disponibile, ed in questa recensione voglio approfondire tutte le sue novità, senza dilungarmi troppo sui contenuti del gioco originale già descritti da Massimo Reina per la versione Playstation 4.

 

Parola d’ordine: personalizzazione

Con il porting su Nintendo Switch, Square Enix ha deciso di ampliare il pubblico potenziale del gioco arricchendo tutta la struttura di gameplay con moltissime novità, che alleggeriscono il carico della necessità del farming dell’esperienza, e limando tante piccole tediosità che rallentavano una progressione fluida. Il comfort nell’utilizzo delle meccaniche deve certamente essere stato uno dei punti chiave durante lo sviluppo: Dragon Quest XI S è un titolo che fila liscio come l’olio, senza frustrazioni, inceppamenti con i comandi o incomprensioni dei meccanismi. Quasi tutte le meccaniche possono essere più o meno automatizzate con un grado di personalizzazione veramente raro da riscontrare nel panorama videoludico. Per esempio: il combattimento può avere visuale libera o fissa, tre diverse velocità di svolgimento e tattiche predefinite per ogni personaggio. La customizzazione di ogni aspetto è riscontrabile anche nell’equipaggiamento che è possibile assegnare in automatico ai personaggi, in base a dei preset di statistiche desiderate, ed in maniera slegata dall’outfit estetico, in modo che quella nuova e potentissima armatura non distrugga il look pettinato dei vostri eroi. La mappa è percorribile a piedi o con diverse cavalcature, molte aggiunte ex-novo su Switch, con possibilità di teletrasporto e corsa automatica. Ma non è certo finita qui: la forgia per il crafting, originariamente richiamabile solo negli accampamenti, può ora essere usata dovunque richiamandola con un menù rapido che velocizza anche ulteriori opzioni. Inoltre, se doveste stranamente trovare tediosa la piacevolissima narrativa del titolo, tutte le cutscene sono saltabili ed i dialoghi possono proseguire in automatico. Tutte queste caratteristiche sono perfettamente implementate in un delicatissimo equilibrio tra semplificazione e necessità di un coerente livello di sfida. Quest’ultimo non è comunque indifferente: dalla metà in poi, alcuni boss vi faranno decisamente sudare, specialmente se scegliete alcune opzioni della nuova Draconian Mode, delle sorte di Teschi di Halo aggiunti in questa versione Switch.

Il combattimento può essere gestito con camera e posizionamento dei personaggi liberi o fissi, senza alcuna incidenza sul gameplay.

 

Contenuti a non finire

In aggiunta alla campagna principale presente nella sua totalità, Dragon Quest XI S ha ricevuto su Nintendo Switch ulteriori missioni secondarie che espandono la conoscenza dei comprimari del protagonista in maniera piuttosto interessante. Se ciò non fosse abbastanza, un’ulteriore decina di lunghe missioni ambientate nelle nuove ambientazioni 2D, di cui parleremo dopo, arricchiscono notevolmente la spropositata mole contenutistica complessiva. Dragon Quest XI S è così diventato un gigante che richiede un impegno di cento e più ore di gioco, da capire come affrontare: dopo la prima ventina di ore, piuttosto lineari nella progressione, il gioco si apre ad ambientazioni più ampie, interconnesse e meno guidate. Completata la storia principale, si inaugura inoltre un enorme endgame ricco di interessanti attività da completare.

Un’altra aggiunta è la photo-mode che, nonostante una quantità di opzioni modestissima, risulta piuttosto piacevole.

 

Un tuffo bidimensionale nel passato

Una delle più grandi aggiunte della versione Nintendo Switch del titolo è la modalità 2D che essenzialmente trasforma l’intero gioco in ciò che sarebbe stato se fosse stato concepito nell’era del Super Nintendo. È possibile alternare tra modalità 3D e 2D e giocare così l’intera avventura, ma attenzione: ogni cambio richiede il restart del capitolo con un nuovo salvataggio, un problema non indifferente considerando la notevole durata di ognuno. Questa macchinosa tediosità porta ad una semplice considerazione: Square Enix non ha inteso questa modalità 2D per essere continuamente alternata parallelamente a quella 3D, bensì come un vero e proprio secondo gioco da affrontare una volta finito quello principale. In questa modalità 2D il combattimento e l’esplorazione risultano modificati secondo le classiche meccaniche dei Dragon Quest dell’era della pixel art. Il risultato è quindi carico di effetto nostalgia, notevolmente arricchito anche da delle missioni speciali affrontabili solo in 2D che permettono di visitare delle sezioni dei mondi dei giochi Dragon Quest più datati. Possiamo quindi ritenere questa aggiunta come un tentativo riuscito a metà: non nascondiamo che il nostro sogno sarebbe stato uno switch tra le due modalità senza soluzioni di continuità.

L’esplorazione ed il combattimento nella modalità 2D ricalcano lo stile non solo grafico, ma anche di gameplay, dei Dragon Quest dell’era SNES.

 

Minimi compromessi per un porting perfetto

Il passaggio sul piccolo tablet Nintendo ha chiaramente depotenziato le qualità tecniche di Dragon Quest XI S, facendo quindi del comparto tecnico la sola caratteristica inferiore di questa versione rispetto alle altre. Il problema principale risiede nella risoluzione: in modalità portatile non arriva ai 720p del display di Switch attestandosi su valori inferiori, mentre in modalità docked supera certamente la soglia dell’HD senza comunque raggiungere la definizione della versione Playstation 4. Diverse fonti di luce sono state ridimensionate e le texture ridotte di qualità, ma nonostante questo la maggior parte degli elementi sono replicati fedelmente sull’hardware di Switch con un frame-rate praticamente perfetto sui 30fps. La conversione è stata affrontata con grande cura: qualsiasi elemento testuale ed in menù sono renderizzati alla risoluzione massima di 720p portatile e 1080p docked per un’esperienza di lettura del testo decisamente confortevole. Nonostante le necessarie rinunce, Dragon Quest XI S era e rimane un titolo splendido da ammirare, grazie dalla maestria artistica di Akira Toriyama e da un motore grafico, Unreal Engine 4, che garantisce illuminazione ed effettistica al passo con i tempi.

La stragrande maggioranza delle cut-scene del gioco sono renderizzate in-engine, mentre alcune sono pre-registrate con una maggiore perdita della qualità dei dettagli data dalla massiccia compressione video.

 

Vade retro MIDI

Croce e delizia del gioco, l’accompagnamento sonoro di Dragon Quest XI S ha subito un vero e proprio lifting. Le tremende musiche MIDI della versione Playstation 4 sono state rimpiazzate da versioni completamente orchestrate dalla Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra con un incremento spropositato della qualità di tutti i temi. Questo ha anche creato un piacevolissimo mix di sonorità registrate e sintetiche, cioè quelle applicate alla maggior parte degli effetti sonori legati a menù ed interazioni. Possiamo, con un po’ di immaginazione, leggere l’intero comparto sonoro di Dragon Quest XI S come una metafora del gioco stesso: un riuscitissimo mix di tradizione e contemporaneità. Torna anche il pregevolissimo doppiaggio inglese, coadiuvato per la prima volta anche dall’opzione in giapponese. Purtroppo bisogna ammettere che molti dei temi sonori del gioco vengono ripetuti allo sfinimento perfino in situazioni poco adatte: passeggiare per le tranquille strade notturne di Gondolia accompagnati dallo stesso festoso tema musicale di una corsa pomeridiana nella praterie non rientra certamente nella mia idea di piacevolezza.

 

INFO UTILI

Ho giocato a Dragon Quest XI S: Echi di un'Era Perduta - Edizione Definitiva grazie ad un codice review fornito da Nintendo, publisher del gioco in Occidente. Sul Nintendo eShop è scaricabile gratuitamente una demo del gioco che copre i primi quattro capitoli per una durata di quasi dieci ore. Il file di salvataggio della demo è trasferibile al gioco completo. Sono inoltre scaricabili gratuitamente dei DLC contenenti alcuni oggetti utili e degli outfit alternativi per i personaggi.

Durata
  • Nel mio playthrough ho divorato la campagna principale in quarantacinque ore senza approfondire particolarmente le missioni secondarie o la ricerca di dettagli e collezionabili.
  • Una modalità di approccio più rilassata potrebbe richiedere tranquillamente sessanta ore di gioco, ma volendo vedere veramente tutti i contenuti endgame impiegherete realisticamente un centinaio di ore.
Struttura
  • Il mondo di Dragon Quest XI S è diviso in macro-aree, ciascuna con dei caricamenti brevissimi prima dell'accesso. Non è quindi un vero e proprio open-world.
  • La progressione è suddivisa in capitoli (dodici in totale) ma la loro presenza è quasi impercettibile. Non ci sono titoli o particolari linee di demarcazione, tanto da far fatica a capire dove si è effettivamente arrivati.
  • In aggiunta alla campagna principale, esistono due tipologie di missioni secondarie: quelle nel mondo tridimensionale e quelle legate ai Tockles, eterei esserini che viaggiano nel tempo ed assegnano delle missioni ambientate negli universi passati della serie in 2D.
Collezionabili e Extra
  • L'intero mondo di gioco è cosparso di speciali porte ricche di sorprese ma apparentemente impossibili da aprire.
  • Delle speciali medaglie nascoste nei luoghi più remoti diventeranno ad un certo punto di grande utilità.
  • Il crafting è basato su dei libri di ricette da recuperare in giro per il mondo.
  • Altri collezionabili sono piuttosto peculiari e giocano con costanti rimandi alla storia e tradizione della serie Dragon Quest, per questo è meglio siano tenuti come sorpresa.
  • Al momento, Square Enix non ha rilasciato nessuna informazione sul possibile rilascio di tutti i contenuti aggiuntivi di questa versione sulle altre piattaforme. Dovessi scommettere i miei due centesimi, direi che le numerose aggiunte arriveranno sicuramente ma con un ritardo considerevole e non gratuitamente.
Scheda Gioco

 

Dragon Quest XI S è come quel piatto tradizionale, squisito ed amichevole che tanto desideriamo dopo del tempo lontano da casa. In un panorama videoludico che si barcamena tra richieste del mercato ed incessante voglia di autorialità, Square Enix ci consegna un titolo che non rifiuta le sue storiche origini, ma anzi le comprende ed abbraccia a grazie tutte quelle aggiunte e sistemazioni necessarie per renderlo un capolavoro fruibile da chiunque nel 2019. La versione Nintendo Switch, correttamente denominata Edizione Definitiva, è la migliore tra quelle disponibili e pur sacrificando qualche pixel di risoluzione, ripaga con un’eccezionale quantità di aggiunte.

Grafica

La conversione su Switch è tecnicamente perfetta. Nonostante la risoluzione sia decisamente inferiore alle altre versioni, il gioco non mostra segni di particolari rinunce. Il frame-rate è stabile e lo stile artistico colorato e fiabesco è ancora splendido.

90
COLONNA SONORA E DOPPIAGGIO

Nonostante una ripetitività dei temi principali al limite dello sfinimento uditivo, la colonna sonora è di qualità infinitamente superiore a quella della versione originale grazie alle nuove registrazioni orchestrali. Il doppiaggio inglese o giapponese arricchisce con grande personalità la maggioranza dei dialoghi.

85
GAMEPLAY

Divertente, personalizzabile ed estremamente confortevole, il gameplay del gioco è quanto di meglio ci si possa aspettare da un mastodontico jrpg tradizionale. La versione Nintendo Switch offre una lunghissima serie di rifiniture dell'originale che migliorano la fluidità di ogni meccanica del titolo.

95

Ci sono 5 commenti

psychomb

Non amo del tutto i JRPG, quindi ci vado cauto. Ma la modalità 2D potrebbe essere la spinta decisiva a prendere questo DQXI, nonostante le criticità rilevate per la stessa modalità 2D. Fortuna che ho resistito a prenderlo sulle altre piattaforme!

    Emanuele Vanossi

    Guarda se ti interessa la modalità 2D sappi che puoi giocare l’intero gioco così, senza mai nemmeno vedere quella 3D, proprio come fosse un titolo SNES

CastroStark

No vabbè debbo recuperarlo il prima possibile allora !

Lukyno18
Lukyno18 "Master of the Universe"
Complimenti, ti sei registrato!NiubboChiacchierone!Guardone!Gameplay Café è il mio ritualeJuniorE3 2019 Special!MasterCapata in boccaPelé
28 Ottobre 2019 alle 9:23

L’ho finito su ps4 di recente.. concordo sulla qualità del titolo che lo porta ad avere super voti da quando è uscito.. però per quanto mi riguarda ha poco mordente.. level e character design troppo piatto e con pochissimo mordente.. lo steso vale per la scrittura dal mio punto di vista

    Emanuele Vanossi

    Sul level design posso essere d’accordo: specialmente all’inizio è piuttosto ripetitivo, e per qualcuno può risultare poco interessante. Per quanto riguarda scrittura e character design invece credo che, nonostante siano certamente cose già viste e non esattamente innovative, sono di buonissima qualità.

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