Little Big Workshop – Capitalismo da tavola

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Recensione di Giuseppe Pirozzi

Avete mai sognato di diventare capitani d’industria del ramo manifatturiero? Little Big Workshop vi da la possibilità di provare l’ebbrezza di accumulare capitali su capitali e dedicarvi alla creazione di intricatissimi progetti, sfruttare i vostri dipendenti per ventiquattr’ore al giorno vedendoli svenire sul pavimento e di evadere il fisco. Magari l’ultima no, però per il resto Little Big Workshop non si allontana troppo dalla realtà, soprattutto quando inizierete a sentire il vostro staff parlare in una lingua molto vicina a quella dei Sims.

PER FARE L’ALBERO, CI VUOLE IL LEGNO..

Little Big Workshop è ambientato sul tavolo di una casa qualunque, il nostro compito è quello di espandere le mura della nostra fabbrica tra un barattolo di colla e la lista della spesa, tentando di arricchirci e migliorare l’azienda. L’economia di gioco è gestita tramite il mercato, una scheda che mostra l’andamento azionario di costi e guadagni relativi ad un determinato prodotto in costante cambiamento, tramite questa schermata possiamo accedere ai progetti cioè la pietra angolare del mondo di Little Big Workshop: i classici fogli blu su cui sono impresse le istruzioni per i vari scaffali, orsacchiotti e catapulte giocattolo rappresentano la fase iniziale del processo produttivo in cui scegliamo cosa creare e quante unità produrre. La pianificazione della catena di produzione è fondamentale per trarre una stima del rapporto costi/benefici in base alle unità richieste dal mercato – o dal contratto stipulato da un cliente – che vanno soddisfatte entro un certo limite di tempo, scaduto il quale rischiamo di veder diminuire il profitto per via del costo degli stipendi o del ribasso del valore di vendita del suddetto prodotto.

I progetti sono divisi in tre livelli, base medio ed avanzato che si differenziano per la necessità di macchinari di una certa complessità (sbloccabili solo con l’accumulo di esperienza) e dei requisiti di robustezza e comfort che potremo soddisfare con materiali avanzati.

Little Big Workshop

Ogni progetto ha bisogno di un proprio banco da lavoro in base al tipo di taglio, cucitura, verniciatura e quant’altro . Nelle prime fasi scandite dal tutorial gli oggetti sono estremamente basilari e richiedono pochi passaggi, legati per lo più al taglio, all’intagliatura e piegatura del legno che una volta modellato viene assemblato al tavolo apposito e all’occorrenza verniciato. Paperelle gommose, scaffali, rastrelli e sedie sono tra i primi oggetti a disposizione, completando sempre più ordini cercando di assecondare le curve del mercato accumuliamo contanti ed esperienza, quest’ultima determinante per sbloccare nuovi rami dell’albero di Ricerca e Sviluppo, dando accesso a nuove tecniche come la modellazione delle plastiche o di aumenta la quantità di impiegati da assumere e la porzione di terreno edificabile.

SPACE MANAGEMENT

Dopo aver iniziato una nuova partita ed aver dato un nome alla propria azienda (la mia è la ScatolameVario) abbiamo accesso ad un palazzo spoglio composto di tre stanze, da arredare in base ai tre ambienti fondamentali che compongono la fabbrica: area di lavoro, area relax e la zona di accumulo delle parti necessaria al completamento del prodotto. Dell’area di lavoro abbiamo appena parlato, è quella che contiene i macchinari produttivi ed è necessario che sia ottimizzata a dovere, tenendo vicine le postazioni che svolgono una funzione consequenziale. Ciò fa sì che l’operaio non debba fare un lungo viaggio da una zona all’altra, pena l’aumento dei tempi di costruzione ed un minore guadagno. L’area relax è quella che impedisce ai sottoposti di crollare a terra esanime bloccando così la catena di montaggio, da arredare con tavoli dove pranzare, TV, frigoriferi, scacchiere e videogames in modo da abbassare il livello di fatica. L’area di accumulo è una piattaforma dove gli artigiani e gli scaricatori appoggiano i manufatti in attesa di essere impiegati da qualche parte o di essere portati sul camion per essere venduti, quindi è utile tenerle sempre vicino alla zona di produzione. Col crescere dell’azienda e l’aumento dei macchinari è necessario ingrandire la struttura abbattendo e costruendo nuove mura e porte.

Little Big Workshop

Il cuore pulsante della fabbrica sono ovviamente quei piccoli schiavi che per cortesia chiamiamo operai. Questi strani omini di plastilina sono impiegati ventiquattr’ore su ventiquattro al giorno fornendo una preziosa manodopera che si occupa di tutte le fasi dalla creazione del prodotto alla manutenzione delle apparecchiature, dal carico delle merci sul camion all’occuparsi di odiosi ratti che infestano saltuariamente la fabbrica, avviando un minigioco in cui con un cannone dobbiamo far fuori gli ospiti indesiderati. Gli impiegati hanno nomi e cognomi italiani, come Giulia Volpi e Michele Visconti il che li caratterizza rispetto ai soliti John Doe statunitensi, e si dividono tra lavoratori e scaricatori. Col passare dei giorni di gioco i primi accumulano esperienza che gli permette di specializzarsi nella produzione di un materiale specifico, e nel caso ci fosse bisogno di stringere i cordoni della borsa perchè vicini alla bancarotta è possibile licenziare lo staff in barba alle leggi sindacali.

VERSO L’INFINITO E OLTRE

Little Big Workshop non ha un obiettivo ultimo, ma scandisce il ritmo col passare dei giorni tra una scadenza e l’altra in pieno stile gestionale. Un indice di riferimento per confrontarci col gioco è la classifica di Ferb’s (ovvero la famosa rivista d’economia Forbes), che riporta valore, incassi e profitto/ora della nostra azienda, mettendoci in competizione con una ventina di attività commerciali come Le seghe di John e figli e I dolci di nonna. Esiste anche un antagonista che cerca di metterci i bastoni tra le ruote, chiamato in maniera molto esplicativa Nemesis Inc che saltuariamente impone un’inflazione su alcune merci costringendoci a guadagnare meno di quanto non sia possibile normalmente. Altre aziende fanno la comparsa come datori di lavoro, come quella di Steve lo svitato che ci chiede nel tutorial di costruirgli una mensola e dei nanetti da giardino da poter rivendere nel suo negozio, o la Svekia (chiaro riferimento al colosso svedese dei mobili) che ci vuole come suo sub-fornitore delegandoci la costruzione di sedie ed arredamenti. Queste aziende di tanto in tanto ci propongono delle sfide, cioè dei contratti speciali che dovremo soddisfare nel tempo minore possibile.

Little Big Workshop

Little Big Workshop è un gestionale gradevole e ben ponderato, che funziona anche abbastanza bene. Le dinamiche del mercato, delle spese d’affitto del terreno e di pagamento degli operai creano un’economia con cui non è facile avere a che fare e che rende l’idea di un sistema economico vivido in cui si sente però la mancanza di eventi rilevanti, che aggiungano qualcosa all’esperienza. Dopo aver domato il passaggio dai progetti base a quelli di livello superiore (cosa non da poco, dato che tra le due categorie passano una quantità enorme di fasi produttive per arrivare all’oggetto finale) ci sono delle fasi morte in cui si aspetta la fine di un contratto per iniziarne un altro, cadendo in un ciclo che dopo aver completato una buona parte dei contratti, che sono ripetibili, ed aver ampliato staff e azienda a sufficienza può stancare.

INFO UTILI

Ho curato gli interessi della ScatolameVario dal mio PC con Ryzen 1600, 8Gb di Ram, RX580 da 8Gb Sapphire Nitro+ Edition corredati da un mouse Logitech 402, una tastiera meccanica Cooler Master XTi ed un monitor AOC C24G1 a 144hz.

Durata
  • Idealmente infinita, verosimilmente sulla decina di ore.
Struttura
  • Il gameplay ruota intorno alla gestione della fabbrica che va ingrandita e migliorata progressivamente, completando i contratti all'interno del mercato.
Scheda Gioco
  • Nome gioco: Little Big Workshop
  • Data d uscita: 17 Ottobre 2019
  • Piattaforme: PC
  • Lingua doppiaggio: Assente
  • Lingua testi: Italiano

Intendiamoci, Little Big Workshop assolve allo scopo di creare un sandbox simpatico e scanzonato che fornisce più di una sfida in cui non è semplice mandare avanti l’azienda soprattutto nelle prime ore di gioco. Ma una volta capiti i meccanismi la sola presenza delle sfide e la scalata alla vetta della classifica Ferb’s non offrono stimoli sufficienti ad andare oltre la decina di ore, rendendo l’esperienza un more of the same che alla lunga stanca. L’opera di Mirage Game Studios è disponibile su Steam al prezzo di 19,99€ in linea con quanto ci aspetteremmo da una produzione del genere, se siete appassionati di gestionali e volete tentare la scalata nel ramo manifatturiero dategli un’opportunità.

Grafica

Stile colorato che non annoia e rende bene la varietà degli oggetti da produrre, ma allo stesso tempo si nota una cattiva pulizia dei modelli.

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COLONNA SONORA E DOPPIAGGIO

Manca un doppiaggio vero e proprio, ma sono presenti le vocine degli operai che ricordano il simlish dei Sims oltre a tutto il campionario di rumori e suoni propri della fabbrica. Le musiche di sottofondo accompagnano adeguatamente l'andamento scanzonato del gioco.

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GAMEPLAY

Interessanti le dinamiche di espansione della fabbrica e di gestione delle risorse e dello staff. Apparato economico ben strutturato fatto di rialzo e ribasso dei prodotti del mercato, molti e variegati i progetti che arrivano ad essere anche molto complicati.

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