Ritorna il noir all’italiana, più crudo e nostalgico che mai. La veste ritagliata per Milanoir da Italo Games, talentuosa software house milanese al debutto, è un tributo a grandi classici cinematografici italiani degli anni ’70 quali Milano calibro 9 e Milano odia: la polizia non può sparare, strizzando l’occhio a opere attuali come Gomorra e Romanzo Criminale il tutto condito da una regia alla Quentin Tarantino che si sposa alla perfezione con lo stile del gioco. Ditemi come sia possibile resistere a questa orgia di citazioni pulp, e vi assicuro che il solo trailer qui sotto ve ne farà innamorare. Personalmente non sono riuscito a trattenermi, se volete sapere se è tutto piombo quello che luccica, continuate a leggere.
Milanoir è una storia di odio e vendetta, una crime story che non ha alcuna intenzione di trasmettere una morale o parlare di giustizia. Partorita dalla mente di Emanuele Tornusciolo, story e game designer degli Italo Games, veniamo catapultati nella vita di Piero Sacchi, il tipo con gli occhiali da sole e la giacca rossa famoso per essere un cinico figlio di p****** (che non perderà occasione di farlo notare anche al giocatore).
Piero non ha una storia di degrado alle spalle a differenza di tutti gli altri personaggi che incrociamo per l’avventura, viene da una famiglia borghese con tutti i mezzi necessari per condurre una vita tranquilla ma questa non è mai stata nei piani. Un’esistenza votata al crimine, e non per soldi, ma per soddisfare il bisogno di violenza che ha pace solo una volta estratta la Beretta, il che lo rende un perfetto antieroe sociopatico.
La nostra carriera nella malavita meneghina ha luogo tra i posti più iconici della Milano di ormai cinquant’anni fa riprodotti in maniera sensazionale da Giuseppe “MisBug” Longo, che si è occupato della Pixel Art e delle animazioni. Incontri a mezzanotte al Parco Lambro, inseguire feccia rivale per i Navigli, “pernottare” a San Vittore, scazzottare per il Pirellone e spallottolare per il Duomo sono momenti che rendono il gioco pregno di fascino e senso di appartenenza, sia per chi quei luoghi li vive sia per quelli che hanno immaginato le sparatorie per i vicoli della città guardando le numerose pellicole milanesi.
Piero è il gregario di Don Lanzetta, un emigrato calabrese che non ha badato molto ai clichè sulla criminalità organizzata ed ha deciso di aprire la sua impresa criminale nel capoluogo lombardo. Il boss ha da sempre una predilezione per il nostro Piero, cosa non condivisa dagli altri membri dell’organizzazione e specialmente da Torinese, il braccio destro del boss che quando potrà cercherà di mettersi di traverso. Il quartier generale della banda è in un bar di via Giambellino, che ricorda vagamente quello di Franco in Romanzo Criminale usato dal Freddo e soci, nel quale ritorneremo dopo ogni missione per ricevere nuovi ordini.
Milanoir inizia come la storia della scalata al potere di Piero, ma finisce in maniera molto diversa: Qualcosa andrà tremendamente storto e porterà il nostro protagonista ad una caccia all’uomo per mettere in atto la propria vendetta.
Tutto molto suggestivo, ma cosa si fa in Milanoir? Il gameplay riprende quello dei classici gun ‘n run, una via di mezzo tra Hotline Miami e Metal Slug, cioè un mondo in 2,5D in cui dovremo sparare alle miriadi di nemici che affollano ogni livello. Plasmati da Gabriele “Giga” Arnaboldi, Code and Technical Director di IG, i comandi sono semplici ed intuitivi: Ci si muove con i soliti WASD, si spara col taso sinistro del mouse grazie ad un mirino (bello ingombrante) che ci segue per tutta la mappa, mentre col tasto destro si ricarica e con la barra spaziatrice si rotola/ci si ripara.
Le sezioni di gioco vanno dallo shooter puro alle fasi stealth fino agli inseguimenti su Vespetta, 500 o gommone. Ad intervalli più o meno regolari ci sono i combattimenti coi boss che rendono il titolo ancora più variegato, come quello infernale del quinto livello contro un elicottero armato di lanciagranate o quella contro Ciro, lo scagnozzo pelato e napoletano di una gang rivale (dove lo abbiamo già visto?).
L’offerta di armi è ridotta al minimo sindacale e potremo raccoglierle in determinati punti dei livelli, tra queste ci sono il revolver, mitra, kalashnikov, granate e molotov. Un’aggiunta interessante al gameplay sono i cartelli stradali, che in base alla forma se colpiti faranno partire una combo.
Nonostante una buona varietà sulla carta, le sezioni di gioco dopo aver passato la metà della storia diventano abbastanza monotone fino a portare all’esasperazione in alcuni frangenti, in cui il numero di nemici sarà così alto che anche alla difficoltà intermedia risulterà frustrante avanzare. Inoltre l’indicatore della salute (molto simile ai Call of Duty, dove i bordi della schermata invece di sprizzare sangue simuleranno la bruciatura di una vecchia pellicola) non è preciso, capiterà delle volte che avrete recuperato quasi del tutto la vita ma un banalissimo colpo vi costringerà a ricaricare il livello.
Altro elemento che non funziona a dovere è il sistema di copertura, poiché capiterà spesso che Piero si blocchi sul posto e non riesca a fare due capriole di seguito o che veniate traditi dalla falsa tridimensionalità della mappa, credendo erroneamente di essere al riparo per poi essere colpiti a tradimento. Un’altra imperfezione è legata al sistema di puntamento, che non sempre corrisponderà gli attacchi dove li abbiamo diretti. Infine, la pecca forse più noiosa di tutte: cercate sempre di completare il livello prima di uscire dal gioco, questo non presenta caricamenti e se uscite dalla partita vi caricherà il capitolo dall’inizio, provocandovi l’esplosione di qualche nervo.
Ho giocato Milanoir armato di mouse e tastiera colto da un raptus di nostalgia de "La Piovra".
Struttura
Collezionabili e Extra
Scheda Gioco
La longevità del titolo si attesta tra le 6/7 ore per la difficoltà normale, ne sono presenti altre due ma la difficile è consigliata solo agli amanti del genere. Di per sé la longevità non è eccezionale, e forse è un bene dato che il finale dell’avventura non tiene qualitativamente il passo della prima parte, ma gli sviluppatori hanno aggiunto anche una modalità multiplayer co-op per affrontare le malavita milanese in compagnia di un amico, ed una modalità arena in cui si potranno rigiocare i livelli per ottenere punteggi sempre maggiori. Nella sezione extra sono presenti anche brevi schede di presentazione di tutti i personaggi.
L’arte di Milanoir è il fiore all’occhiello della produzione che la distingue dalle decine di doppioni del genere. La cura dei quartieri popolari, le arcate del Duomo, le sparatorie in metropolitana e persino la claustrofobia delle celle di San Vittore restituiscono una fotografia di Milano uguale a quella dei film, la pixel art fa il suo dovere e da il meglio di se sulle architetture della città anche se sugli sprite alle volte risulta fin troppo sgranata e da la sensazione di un mucchio di pixel che si spostano per la mappa. La colonna sonora è ottima, un misto di musiche incalzanti e a tratti cupe, che accompagnano al meglio i passaggi di ritmo dalle sparatorie più concitate alle fasi di massima tensione, anche qui con pesanti riferimenti ai capisaldi cinematografici.
A chi è consigliato Milanoir? Non a tutti. Nonostante una ottima caratterizzazione degli ambienti e infiniti riferimenti a capolavori del genere il gioco pecca sul lato del gameplay diventando alla lunga monotono e frustrante, nonchè impreciso, con una trama che cerca di scimmiottare forse troppo i classici del noir nostrano con un evidente calo di qualità nella seconda parte dell’avventura. L’emblema del calo è lo stesso Piero, personaggio a tratti sorprendente e per altri davvero statico, mentre i comprimari sanno tutti di già visto e non rimangono impressi.
Insomma, se siete nostalgici dei bei vecchi pixelloni e avete amato il cinema poliziesco di fine secolo scorso potete dargli tranquillamente una chance, dato che il prezzo del gioco è di soli 10,80€. Vi porterete a casa un buon run ‘n’ gun nonchè una cartolina di Milano in 2.5D, così da rendere una volta tanto onore ai nostri di paesaggi, invece che alle solite città americane.
Il Duomo in 8-bit come non l'avete mai visto.
Una perla, rende benissimo l'atmosfera caustica della malavita milanese negli anni della disco music.
A lungo andare diventa purtroppo ridondante, fortuna che la durata non è elevatissima. Al netto di questo non manca un livello di sfida alto già nelle difficoltà intermedie ed un sistema di coperture e sparo dinamico anche se a tratti molto impreciso.