Il basket virtuale targato Visual Concepts non conosce sosta, nemmeno davanti ad una pandemia che ha costretto la lega reale a fermarsi e ripartire soltanto all’interno della “bolla”. Quello che gli sviluppatori son riusciti a tirare fuori però è senza dubbio un prodotto figlio del duplice sviluppo, scaturito dall’arrivo della versione next-gen dei prossimi mesi. Sarà riuscita Visual Concepts a fare canestro anche quest’anno?
Quando non si ha una vera e propria concorrenza, si potrebbe immaginare di realizzare un prodotto rilassato e di trarre il massimo profitto con il minore sforzo; non è però questo il caso degli sviluppatori statunitensi che, da svariati anni a questa parte, hanno reso il loro prodotto il vero “Re” degli sportivi, riuscendo a inserire all’interno dei vari capitoli ad iterazione annuale, sia un gameplay rifinito e molto stratificato, sia una valanga di modalità che vanno ad arricchire sempre un’offerta ancor più straripante di anno in anno. Oltre alle varie modalità, ciò che contraddistingue ogni singola partita rispetto tutti gli altri sportivi è la grande esaltazione dello spettacolo all’interno del palazzetto, con pre-show, spettacoli di intermezzo ed interviste in diretta da bordo campo, cose che contribuisce come poche altre a far immergere il giocatore anima e corpo all’interno di ogni match. Se siete abituati a giocare altri sportivi preparatevi ad assistere ad uno spettacolo totalizzante.
NBA 2k21 sarà probabilmente l’ultimo ‘vero’ episodio della serie ad arrivare sul mercato della generazione corrente, raggiungendo il massimo livello di utilizzo dell’hardware e rappresentando il testimone da passare alle nuove console in arrivo. Proprio per questo motivo, quest’anno Visual Concepts ha fatto approdare sul mercato un prodotto che di fatto poggia le basi sull’eccellente 2K20 ma che risulta essere un po’ rinunciatario sotto il profilo delle novità.
Scendendo finalmente in campo, le sensazioni pad alla mano sono di un feeling estremamente derivativo dal precedente episodio, con piccoli smussamenti al gameplay in alcune fasi. Il ritmo della partita risulta essere ancora poco modulabile, lasciando poco spazio di manovra sulla velocità di esecuzione delle azioni, con animazioni che pur rappresentando il fiore all’occhiello del titolo, finiscono per viziare alcune fasi di gioco facendoci arrivare a canestro con azioni tutto sommato prevedibili e situazioni non troppo varie. A proposito delle fasi di gioco, ci è sembrato invece di assistere ad alcune fasi della partita in cui i giocatori comandati dall’intelligenza artificiale andassero a canestro in dei modi tanto inverosimili da sembrare scriptati: ci siamo trovati a fasi in cui il Lillard di turno riusciva ad andare a canestro diverse volte con appoggi dai tre metri al limite dell’umano, pur essendo circondato da avversari.
Animazioni a parte, il resto del comparto tecnico conferma quanto di buono fatto nei precedenti episodi, restituendo lo stesso colpo d’occhio con piccoli aggiustamenti riguardanti i riflessi sul parquet e qualche piccolo cambiamento alla gestione nella gestione della luce su certi palazzetti. I giocatori risultano essere sempre al limite del fotorealismo, tanto da farci storcere il naso sulle animazioni facciali, non ancora allo stesso livello dei modelli del corpo. Menzione speciale va fatta alle animazioni delle mani e delle dita, sempre più evolute e coerenti con la corporatura di ogni giocatore. Ogni rilascio su tiro restituisce una fluidità nel movimento sempre superiore di episodio in episodio, una vera gioia per gli occhi. A tal proposito, va segnalata l’introduzione da parte degli sviluppatori di una nuova meccanica, rivista un paio di volte a partire dalla pubblicazione della demo, fino alla patch post day-one. In sostanza, una volta iniziata l’animazione del tiro bisognerà posizionarsi con lo stick analogico destro verso uno specifico punto della barra di tiro, in maniera tale da ottimizzare la percentuale di successo. A distanza da qualche giorno dal day-one, il sistema è stato parzialmente rivisto dagli sviluppatori rendendolo meno punitivo, ma ancora un po’ troppo illeggibile anche nelle fasi di tiro in solitaria.
La serie cestistica proposta da Visual Concepts non ha mai lesinato in quanto a modalità. Nel corso degli episodi sono state mano mano aggiunte situazioni di ogni tipo, dalle partite sulla strada, fino alle gare di schiacciate, passando persino dai minigiochi sul sollevamento pesi. Ebbene, anche dal punto di vista riguardante le modalità non segnaliamo particolari aggiunte se non per alcuni grossi cambiamenti alla modalità che fa regna incontrastata ormai da qualche anno ovvero “MyTeam“.
Alla stregua della strategia seguita da altri titoli sportivi come Fifa con Ultimate Team e eFootball PES con MyClub, anche 2K propone il suo modello di modalità con microtransazioni. In sostanza dovrete cercare di costruire la vostra squadra dei sogni ottenendo moneta spendibile in gioco vincendo partite, che servirà ad acquistare “pacchetti” con i quali migliorare la vostra squadra. Inutile dire che potrete bruciare le tappe alla ricerca del vostro fuoriclasse preferito pagando con moneta reale i vari pacchetti proposti durante il corso dell’anno.
La grande novità riguardante la modalità MyTeam è rappresentata dall’introduzione delle Stagioni, già presente in altri titoli sul mercato, in cui vi troverete a disputare un numero di partite che porteranno il vostro team a scontrarsi contro avversari e squadre sempre più ostiche, ottenendo premi sempre più corposi. Innegabile dire che il mordente iniziale è parecchio, anche se dopo qualche campionato concluso la ripetitività incombe e con essa le motivazioni a scalare le classifiche vengono sempre meno. Per combattere la ripetitività, la Season mode introduce un sistema di obiettivi stagionali che se raggiunti permettono di ottenere giocatori unici e stelle provenienti da ogni epoca del campionato di NBA.
Oltre alle stagioni, Visual Concepts coglie a piene mani dalla produzione calcistica targata EA Sports proponendo anche una variante della WeekEnd League, la modalità MyTeam Limited, ovvero una modalità che superati alcuni requisiti di accesso vi permetterà di competere contro le rose ed i giocatori più forti di tutto il panorama online, chiaramente sfociando nel panorama esport. Per partecipare a questa modalità però dovrete superare alcuni requisiti d’accesso, cosa alquanto gradita perché permette di tarare il livello della competizione verso l’alto, escludendo giocatori alle prime armi e con rose troppo poco competitive. Citando la componente online infine, è doveroso menzionare un match-making molto più rifinito rispetto i precedenti capitoli, con avversari e rose quasi sempre pari livello, qualche piccolo errore nel netcode durante le partite (come scomparsa per qualche secondo della palla) ma niente che non possa essere risolto.
L’altro grande marchio di fabbrica targato Nba 2k è l’ormai consueta modalità Carriera, in cui impersoneremo un giocatore che traghetteremo dalle prime partite al College fino al debutto in Nba. Questa volta la modalità si intitola “The Long Shadow” e ci metterà nei panni di Junior, un talentuoso cestitsta che però è costretto a fare i conti con la figura del padre, un ottimo talento marchiato da alcune vicende che vi lasciamo il piacere di scoprire durante il progredire della storia. La trama tuttavia, non ci è parsa particolarmente innovativa, anche se in alcune occasioni presenta qualche guizzo interessante che potrà strapparvi una qualche emozione.
Nota a margine per il comparto audio del titolo, accompagnato da una tracklist di tutto rispetto che ci fa entrare sempre di più nell’atmosfera underground. Ottimo come sempre il sound design all’interno delle partite di gioco, con i boati del pubblico che cambiano da palazzetto in palazzetto e con addirittura una minuziosa riproduzione sonora dell’impatto del pallone sui vari parquet delle varie location; niente è dunque lasciato al caso, persino la provenienza degli altoparlanti per gli effetti sonori sono direzionati in maniera coerente (utilizzate delle cuffie per credere).
Abbiamo giocato Nba 2k20 su PS4 standard, non rilevando comunque nessun problema da un punto di vista delle performance.
DurataIn definitiva l’ultimo episodio di Nba 2k che approda su console di attuale gen non è altro che il risultato di tutte le innovazioni proposte nel corso degli anni, senza però azzardare niente dal punto di vista nel gameplay, con piccole e gradite aggiunte nella modalità MyTeam, che però non ci bastano per consigliare l’acquisto del gioco a prezzo pieno.
L'impatto visivo è lo stesso (ottimo) degli anni precedenti. Difficile fare più di così in questa generazione.
Non la miglior tracklist di sempre, ma quanto basta per immergerci nel clima. Sound design dei palazzetti sempre al top.
Il gameplay rimane quasi identico al precedente capitolo, che merita qualche svecchiata.