Recensione di Oscar
In occasione dell’uscita di Okami HD per Switch, abbiamo pensato di realizzare la recensione del gioco come se fosse nuovo.
Decidendo quindi di affidare il codice download ad un redattore che non avesse mai giocato ad Okami, né l’originale uscito nel 2006 e neppure le varie riedizioni uscite nel corso degli anni per Wii, PlayStation 3 e recentemente anche su PlayStation 4 e Xbox One.
Quel redattore sono io.
Come sarà andata, dunque? Okami può sorprendere ancora?
Appena scaricato ed avviato il gioco mi sono ripromesso di valutarlo come se non avesse dodici anni sul groppone (tenendo ovviamente conto del fatto che si tratta pur sempre di una remastered in HD), di spolparlo quindi a dovere, carpirne le meccaniche e studiarlo a fondo.
Desideroso anche di capire perché negli anni ne ho letto così bene e se il suo fascino, talmente dirompente all’epoca, è stato in grado di resistere per più di due lustri e se sarà in grado di far innamorare anche chi lo gioca per la prima volta solo ora.
La forte componente di citazioni ed ambientazioni Shintoiste donano un’aura mistica al tutto, facendo credere al giocatore di essere alle prese con un vero e proprio racconto che, da qualche parte, qualche genitore o qualche anziano sta raccontando alle nuove generazioni.
Come Amaterasu, Dea del Sole reincarnata in un Lupo Bianco, il nostro compito sarà quello di riportare luce in un Giappone caduto nella totale oscurità. Questa maledizione è stata riportata nella terra del Sol Levante da Orochi, il demone che cento anni prima era stato confinato dal guerriero Nagi e da un misterioso lupo bianco (ehmm…) chiamato Shiranui.
Un racconto che pare tirato fuori di peso dalle leggende del folklore giapponese e che viene poi piazzato nelle mani e dipinto negli occhi del giocatore. Viene raccontata una storia fatta di leggende, citazioni, folklore, Shintoismo, divinità e che pone le sue radici nella lotta infinita tra bene e male. Una storia, quella ideata da Hideki Kamiya, che potrebbe benissimo essere raccontata ad un bambino come favola della buonanotte.
Se non fosse che i simpatici personaggi che popolano il gioco rompono allegramente questa magia, perdendosi in battutine, slang, freddure, citazioni nel mondo dei videogames e con il nostro minuscolo compare Issun sempre intento a notare la “bontà” della dea Sakuya.
Chi ha qualche affinità con la cultura del Sol Levante non tarderà poi a riconoscere simboli, disegni, ideogrammi e le nomenclature che si susseguono durante l’avventura.
Una volta presa coscienza della nostra missione, ci tocca agire.
Pad alla mano si capisce subito che il gioco ci proporrà una serie di situazioni che andranno ad evolversi mano a mano che le nostre risorse si amplificheranno.
Veniamo infatti subito a conoscenza del Pennello Celestiale, strumento su cui si basa l’intera ricerca del gioco. Solo una volta raccolte le tredici tecniche che il pennello cela, e che sono custodite da altrettante divinità sparse per il Giappone, potremmo liberare il nostro vero potenziale.
Al pennello ed alle sue pennellate sono affidati determinati segni. Premendo R potremo mettere in pausa il gioco e tracciare il segno che ci serve in base alla circostanza. Con Switch le possibilità di disegno sono molteplici: si parte dall’utilizzo del classico stick analogico destro, al movimento del Joy-Con, passando poi ai disegni a dita sullo schermo quando si è in modalità portatile.
Dal semplice taglio, una linea obliqua da tracciare sopra cosa si vuole tagliare, ad un cerchio per far spuntare il sole, se invece un cerchio verrà disegnato su di un albero spoglio saremo in grado di farlo sbocciare. Ogni nuovo Kami (divinità) ci darà un nuovo potere, ogni nuovo potere sarà in grado di farci proseguire nell’avventura.
In questo, Okami si accosta fortemente ad un’altra leggenda del mondo videoludico: The Legend of Zelda. Si nota fin da subito quanto le meccaniche alla base dei due giochi siano molto simili.
Ogni nuovo strumento, in questo caso ogni nuovo potere del pennello, non incrementa solamente le capacità offensive (rappresentando inoltre un figurativo passo in più verso il completamento del gioco), ma diventa la base degli enigmi da risolvere immediatamente dopo. Tagliare un passaggio prima inaccessibile, creare delle piattaforme, far saltare in aria quella strana crepa sulla parete… e così via.
I diversi segni hanno diverse applicazioni (anche offensive), donando una piacevole libertà di pensiero e facendo nascere una certa curiosità nello scoprire fino a che punto un “disegno” possa essere utile al di fuori degli utilizzi più palesi e canonici.
Tra un enigma e l’altro sono molte le cose da fare, dapprima combattere. Sparsi per la mappa di gioco, o in combattimenti circostanziali, ci sono una moltitudine di nemici. Affrontarli ci consentirà di ricevere alcuni oggetti consumabili e denaro. Lo stile di Hideki Kamiya salta fuori anche qui, la sua vena action salta fuori ad ogni fine combattimento, dandoci una valutazione ed una ricompensa in denaro in base a come abbiamo affrontato i nemici.
I combattimenti sono veloci e frenetici, nonostante nascondano una certa semplicità di fondo dove, soprattutto nelle prime fasi di gioco, si riducono a premere Y per attaccare e a muoversi per schivare gli attacchi nemici.
I combattimenti sono comunque indispensabili per guadagnare qualche quattrino, da spendere poi in nuove tecniche, in mangime da dare agli animali, in consumabili e via dicendo. Con l’avanzare del gioco e il moltiplicarsi delle tipologie di nemici, sarà necessario ricordarsi le tecniche migliori per affrontare ogni singolo nemico, così da ottenere sempre il massimo del punteggio e non rischiare di essere sopraffatti dai combattimenti intermedi.
Lo stesso discorso non vale per i combattimenti contro i boss. Con questi ultimi si dovrà infatti fare attenzione ai punti deboli, capire quando e dove attaccare e sfruttare al meglio le abilità del pennello celestiale per sconfiggerli, risultando particolarmente ostici e piuttosto coriacei.
Le attività secondarie che Okami nasconde non sono affatto poche: far sbocciare tutti gli alberi, collezionare tutte le Perle Vaganti, trovare tutti i tesori, cacciare tutti i nemici “speciali” presenti in una lista che ci verrà affidata, dar da mangiare a tutti gli animali e svolgere diverse side quest. Insomma, di cose da fare ce ne sono un bel po’. Ed ognuna risulta necessaria, visto che la maggior parte delle attività secondarie, una volta portata a termine, accresce la fiducia e la gratitudine delle persone verso le divinità, permettendoci di potenziare aspetti come la barra della vita e la quantità di inchiostro disponibili.
A rendere tutta questa avventura ancora più evocativa e magica ci pensa lo stile grafico adottato. Un piacevolissimo susseguirsi di pennellate circolari disegnano il vento, che fa volare petali di ciliegio mentre un Lupo Bianco dai contorni neri, spessi, incerti e come pennellati frettolosamente corre in una landa che ricorda le stampe artistiche dello stile Ukiyo-e e di artisti come Kuniyoshi e Kurosawa.
Lo stesso trattamento stilistico viene adottato per i nemici, le divinità e i buffi personaggi che popolano il Giappone feudale immaginato da Kamiya.
Sarebbe un po’ ingiusto e riduttivo parlare di grafica allo stato puro, di poligoni o di texture. Benchè il lavoro fatto da Hexa Drive nel portare su Switch Okami sia eccellente (Il gioco è fluido e le ambientazioni sono rese ottimamente) è altrettanto vero che si notano facilmente i limiti tecnici dell’epoca.
Fortunatamente lo stile sopravvive a qualsiasi progresso tecnologico. Sarà per questo che Okami rimane, ancora oggi, uno spettacolo da vedere. Lo stile che trasuda, oltre ad essere assolutamente perfetto ed adatto al gioco, non da modo di sentire la mancanza di qualche poligono in più.
Anche le orecchie trovano piacere, in Okami. I Biwa, i flauti, i Taiko e gli Shamisen che si alternano e si intrecciano nelle tracce del gioco danno vita a musiche che difficilmente vi toglierete dalla testa. Se posso, vorrei anche raccontarvi un aneddoto personale in merito alla musica del gioco. Mentre giocavo sdraiato a letto con Switch tra le mani, mia moglie mi guarda ed esclama convinta “ma che belle musiche che ha questo gioco, proprio belle!”. Solitamente, invece, esclama tutt’altro incitandomi ad abbassare il volume e pensare a dormire.
Ho giocato ad Okami su Switch alternando la modalità TV a quella portatile ed alternando anche l'utilizzo dei Joy-Con, sfruttandoli sia separati per usufruire dei controlli col movimento, sia in modalità relax coi Joy-Con uniti.
DurataSe siete come me, se non lo avete mai giocato, quale che sia il motivo che vi ha tenuto lontano da questo gioco per tutti questi anni, ora non avete più scuse. Giocatelo. Amatelo. Ricordatelo. Ponete rimedio a questa lacuna, fidatevi.
La fortuna che il gioco ha ricevuto in termini di critica non è mai stata corrisposta in termini di vendite e di successo di pubblico. Io stesso ho rimediato solo ora, ma adesso sono assolutamente certo di aver giocato ad un vero e proprio gioiello (quasi) dimenticato, nonché ad uno dei più bei giochi dell’era PlayStation 2.
Su Switch funziona alla grande e si presta pienamente alla fruizione completa del dove, come e con chi vuoi che sta decretando il successo della console Nintendo. Inoltre costa meno di venti euro.
Come dicevo poco sopra, se volete rimediare a questa lacuna ora non avete più scuse. Se invece ci avete già giocato, siete ancora più fortunati.
Il peso degli anni si sente, ma lo stile e l'originalità sono tutt'ora straordinari. Su Switch è ottimo sia in modalità TV che in modalità portatile.
Musiche evocative ed indimenticabili, il viaggio di Amaterasu sarà costantemente accompagnato dalla miglior colonna sonore possibile. Le vocine astratte date ai vari personaggi sono un rumore continuo, ma non disturbante.
La meccanica del pennello risulta ancora originale e coinvolgente, specie se utilizzata con il movimento dei Joy-Con. I combattimenti fanno il loro lavoro e la varietà di situazioni completa l'opera, lasciandola sempre e comunque piacevole.