Premiato per undici anni di fila come “il manga più venduto di tutto il Giappone”, One Piece ha superato le 450 milioni di copie in tutto il mondo (380 dei quali solo nella Terra del Sol Levante), garantendosi l’accesso all’Olimpo dei fumetti e divenendo a tutti gli effetti un vero e proprio fenomeno di culto. Inevitabile, quindi, che molteplici software house abbiano deciso di mettere mano al brand, nel tentativo di replicarne il successo anche con un differente linguaggio. Non siamo qui oggi, però, per analizzare il lavoro di Omega Force con la loro serie di musou, ma vogliamo bensì parlarvi di One Piece: World Seeker, action adventure sviluppato da Ganbarion e da poco approdato sugli scaffali di PlayStation 4, Xbox One e PC. Lo ammettiamo: la paura di trovarci davanti a un titolo superficiale e poco rifinito era tanta, ma gli ultimi video di gameplay dimostravano una discreta cura nel sistema di combattimento e una grafica dall’innegabile fascino per gli amanti del lavoro di Eiichiro Oda.
Volete sapere come è andata a finire? Vi basta continuare a leggere per scoprirlo!
One Piece: World Seeker, a differenza di altri titoli legati al brand, fa del comparto narrativo uno dei suoi punti di forza. Questo grazie a una solida sceneggiatura che, supervisionata da Eiichiro Oda, riesce a conquistare e a mettere in scena una trama ricca di momenti appassionanti e di personaggi carismatici. La storia vede Rufy e la sua banda di pirati naufragare su un’isola nella quale è presente un forte conflitto tra due fazioni: una pro marina e l’altra anti marina. Qui la ciurma di Cappello di Paglia farà la conoscenza di Jeanne, ragazza a guida della resistenza e in conflitto con Isaac, supervisore dell’intera isola e dotato di arti robotici. Proprio questi due nuovi personaggi, a nostro parere, sono i più riusciti della produzione, con una caratterizzazione psicologica perfettamente in linea con il manga e dotati di una personalità che, ne siamo certi, verrà apprezzata dai fan di Oda. Per quanto riguarda Rufy e i suoi amici, non c’è nulla di particolare da segnalare; ci troviamo di fronte agli stessi personaggi che hanno reso celebre il fumetto e la serie animata, con tutti i tipici atteggiamenti che abbiamo imparato ad amare (o a odiare).
Nonostante una sceneggiatura solida, però, abbiamo trovato il racconto troppo diluito e spesso macchinoso, con una dose ridotta di cut-scene rispetto a quanto sarebbe necessario per coinvolgere il giocatore. Molti dialoghi importanti, infatti, sono relegati alle chiacchiere tra i vari personaggi, che non solo non donano la giusta espressione alla scena, utilizzando poi sempre le stesse animazioni, ma che non risultano neppure doppiati, limitando le voci giapponesi degli scambi di battute a un semplice suono utile per capire il tono della conversazione. Sono inoltre presenti una serie di missioni secondarie che, in alcuni casi, ci permetteranno di incontrare vecchi personaggi provenienti dal mondo di One Piece, ma che, a livello di trama, risultano quasi sempre povere e prive di carisma.
Tirando le somme, One Piece: World Seeker mette in scena una storia sicuramente interessante, ma che soffre di una regia sottotono e di una scarsa attenzione ai dettagli. Nulla di disastroso, ma ci si poteva aspettare di meglio.
Per quanto riguarda il gameplay, One Piece: World Seeker alterna ottime idee a scivoloni al limite dell’imperdonabile. L’intero sistema di combattimento si basa sull’alternanza tra il Kenbunshoku e il Busoshoku, garantendo velocità e precisione nel caso del primo stile e maggior forza e difesa nel secondo. Se da una parte potremo schivare i proiettili con relativa rapidità, infatti, utilizzando l’altro stile potremo pararci e sferrare dei colpi possenti capaci di mettere rapidamente fuori uso i nostri avversari. Questa idea, tanto semplice quanto perfettamente integrata con le abilità di Rufy, soffre però della scarsa quantità di combo utilizzabili (una per stile) e dell’impossibilità di passare da uno stile all’altro durante l’azione, costringendoci a terminare il colpo e rallentando così (di molto) l’azione.
Un altro elemento del combat system che ci ha infastidito è stato il non poter colpire i nemici a terra, cosa che ci obbligava continuamente ad aspettare che i nostri avversari si rialzassero, per poi poter sferrare una nuovo combo (al termine della quale sarebbero comunque ricaduti al suolo). Capirete che, soprattutto con i nemici dotati di una barra della vita consistente, la cosa assume un tono tendente al ridicolo.
Tralasciando la scelta di Ganbarion di far utilizzare al giocatore solo Rufy (cosa che può piacere o meno), ci sentiamo di criticare anche la scarsa varietà di antagonisti, davvero troppo simili tra loro e incapaci di incarnare una vera e propria sfida per il giocatore. Persino i boss (o i mini boss) risultano facili da sconfiggere e, visto il sistema di combattimento legnoso, poco avvincenti da affrontare. Ottime, invece, le possibilità date dal movimento di Cappello di Paglia, che rendono l’esplorazione dell’isola davvero divertente, nonostante l’incapacità di appendersi agli appigli naturali risulti sin da subito abbastanza stupida.
Al di là delle missioni secondarie (spesso molto simili tra loro), l’unico altro motivo per esplorare il mondo di gioco è quello di recuperare tutti gli oggetti sparsi per la mappa, ma non si ha mai davvero la sensazione di star vivendo in un ambiente vivo e reattivo alla nostra presenza. Pochi NPC (nonostante il gran numero di abitazioni), poche interazioni con gli elementi dello scenario e la costante presenza di zone vuote non riescono a trasmettere il giusto feeling al giocatore, che nel giro di poche ore corre il rischio di annoiarsi.
Abbiamo apprezzato, invece, come alcune missioni secondarie servano per far salire una barra del karma legati a personaggi nuovi e vecchi che incontreremo nel corso della storia. Nulla di nuovo e/o innovativo, sia chiaro, ma per un fan dell’opera di Oda questo potrebbe essere un valore aggiunto di non poco conto. È inoltre presente un sistema di potenziamento tramite degli accessori, che possono essere trovati completando delle missioni o creati attraverso alcuni membri della ciurma di Cappello di Paglia. I suddetti oggetti forniscono potenziamenti di vario genere, in modo da dare a Rufy la possibilità di affrontare con facilità anche gli avversari più pericolosi.
Lo ammettiamo: a livello tecnico siamo rimasti del tutto colpiti dal lavoro svolto dai ragazzi di Ganbarion. Gli ambienti sono meravigliosi da vedere e, nonostante lo scarso numero di animazioni (facciali e non) dei personaggi, anche i modelli poligonali di quest’ultimi possono essere considerati di ottima fattura. La palette cromatica, molto vicina a quella dell’anime, contribuisce a creare un mondo nel quale il giocatore è spinto a esplorare, per poi scontrarsi con la mancanza di contenuti che abbiamo analizzato nel paragrafo precedente. Buono anche il doppiaggio in giapponese che accompagna i filmati d’intermezzo (impossibili da salvare o condividere per una questione di diritti d’autore), ma che avremmo preferito accompagnasse anche i molti dialoghi nel corso dell’azione di gioco. Dimenticabile la colonna sonora che, pur risultando appropriata in alcuni momenti, non presenta tracce degne di nota e viene dimenticata non appena spenta la console. Nel corso della nostra avventura non abbiamo riscontrato problemi tecnici di alcun tipo, riuscendo a girovagare per tutta l’isola senza il minimo calo di frame rate.
Abbiamo giocato a One Piece: World Seeker su PlayStation 4 Pro nella sua versione digitale che, al momento della recensione, pesa 14.27 Gb.
Struttura
Collezionabili e Extra
Scheda Gioco
One Piece: World Seeker è un prodotto mediocre, capace di conquistare gli appassionati della serie di Eiichiro Oda, ma ben lontano dagli standard ludici ai quali ci ha abituato il mercato negli ultimi anni. Risulta fastidioso, inoltre, come ogni passo avanti di Ganbarion corrisponda a due passi indietro per il team di sviluppo, che non è riuscito nell’intento di realizzare un sistema di combattimento appagante e un mondo di gioco vivo e degno di essere vissuto. Ci troviamo di fronte a un prodotto che sicuramente può essere una valida base di partenza per una serie (con le dovuto modifiche e implementazioni), ma che, purtroppo, ci sentiamo di consigliare solamente ai fan di Cappello di Paglia. Per coloro che cercano un action adventure ben rifinito e curato sotto tutti gli aspetti, invece, suggeriamo di guardare altrove.
Un'isola tanto bella da vedere, quanto vuota da esplorare. Gli ambienti sono tutti molto curati e i modelli poligonali dei personaggi sicuramente riusciti. Peccato, però, che questo venga danneggiato da un set di animazioni davvero sottotono (quando presenti) e dalla totale mancanza di interazione con il mondo di gioco.
Buono il doppiaggio giapponese, presente però solo nei filmati e sotto forma di un suono nella prima parte dei dialoghi, che rimangono per la maggior parte muti. Discorso diverso per la colonna sonora che, pur non risultando disastrosa, riesce a essere facilmente dimenticabile una volta spenta la console.
Un passo avanti e due indietro: il gameplay presenta elementi molto interessanti, ma danneggiati da scelte davvero inspiegabili. Una solida base di partenza per un prodotto che, se perfezionato, potrebbe dare davvero molto ai fan di Eiichiro Oda.
Devi essere connesso per inviare un commento.
Non penso comprerò mai questo gioco, a meno che di trovarlo sotto i 15€… dai gameplay mi da un senso di vuoto incredibile…
Fidati che “il vuoto” è la cosa che più si percepisce in questo gioco. Peccato, perché qualche idea valida c’è!