Al giorno d’oggi è sempre più difficile riuscire a spaventare davvero i videogiocatori, che di anno in anno si dimostrano preparati ad affrontare qualsiasi tipo di jump scare e poco inclini ad avvicinarsi a titoli più lenti e autoriali, per paura di annoiarsi. Si tratta ovviamente di un discorso generale e siamo certi che molti di voi sappiano apprezzare le atmosfere angoscianti di titoli come Get Even, Amnesia o Layers of Fear. È innegabile, però, che gran parte delle recenti produzioni horror sembrino favorire strutture narrative più semplicistiche, inserendo qualche meccanica action o qualche facile spavento per conquistare l’approvazione di un pubblico sempre più propenso a comprare lo stesso gioco che spaventa lo streamer di turno piuttosto che quello che può davvero suscitargli inquietudine.
C’è però ancora qualcuno che combatte e che tenta di elevare la narrativa videoludica dell’orrore a opera artistica vera e propria, giocando con atmosfere ricercate, trame dal distorto fascino e meccaniche di gioco che riescono a trasmettere al giocatore la paura che provano i nostri alter ego digitali. Tra questi forti difensori del genere, siamo orgogliosi di evidenziare come siano presenti i ragazzi di Stormind Games che, assieme a poliedrico game designer/regista/sceneggiatore Chris Darrill, hanno saputo realizzare quella piccola perla che risponde al nome di Remothered: Tormented Fathers, uscito lo scorso anno per PlayStation 4, Xbox One e PC. Pochi giorni dopo l’annuncio di Remothered: Broken Porcelain, sequel della loro precedente opera, il team di Catania ha ben pensato di portare il primo capitolo anche sulla console ibrida Nintendo, permettendo a tutti coloro che non avevano avuto occasione di giocarci di avventurarsi nella lugubre dimora Felton. Continuate a leggere per scoprire quanto ci è piaciuto tornare a far visita al buon vecchio Richard, nella nostra recensione di Remothered: Tormented Fathers per Nintendo Switch.
In Remothered: Tormented Fathers (da qui chiamato anche solo “Remothered”) interpreteremo Rosemary Reed, una ragazza alla ricerca d’informazioni sulla scomparsa di una bambina di nome Celeste. Le indagini di Rosemary portano la ragazza a visitare la villa di Richard Felton, notaio in pensione affetto da una misteriosa malattia che lo relega nella sua dimora. In seguito a uno scontro verbale con l’anziano padrone di casa, la nostra protagonista deciderà di entrare di nascosto nella magione, con lo scopo di ottenere qualche prova sulla tragica fine della bambina. Le cose, ovviamente, non andranno come previsto e Felton, dopo averla trovata, si rivelerà essere completamente folle, tentando di ucciderla in ogni modo. Ecco che Rosemary, quindi, sarà costretta a trovare un modo per fuggire dall’abitazione, senza incrociare la strada dell’inquietante uomo armato di falcetto e, possibilmente, raccogliendo qualche elemento che possa fare progredire la sua indagine.
Narrativamente, Remothered vanta non solo dialoghi magistralmente scritti, ma anche una storia sporca, macabra, e per certi versi disturbante, riuscendo allo stesso tempo a sedurre il giocatore con un’atmosfera degna del mai abbastanza elogiato Clock Tower. Rosemary si rivela essere un personaggio estremamente complesso e carismatico, interagendo nel corso dell’avventura con altri folli personaggi, che culminano nella figura della Monaca Rossa, inquietante avversario che nasconde più di qualche segreto. Remothered: Tormented Fathers può essere completato in circa otto ore, ma fidatevi se vi diciamo che l’angoscia costante e l’atmosfera disturbante che permea tutta la produzione sapranno farvi apprezzare ogni singolo minuto di gioco. Insomma: i ragazzi di Stormind Games sono riusciti a mettere in piedi una trama matura, con un paio di colpi di scena di grande spessore e con un ritmo invidiabile, andando a rivaleggiare con le produzioni Tripla A del mercato videoludico.
Remothered: Tormented Fathers è un survival horror che mette subito in chiaro una cosa: voi non siete più forti dei vostri inseguitori e voi non potete fare nulla per metterli al tappeto. Certo, potrete distrarli, colpirli quando vi afferreranno e nascondervi, ma alla fine loro vi troveranno e vi uccideranno, se non vi comporterete come si deve. Villa Felton è grande e labirintica, ma abbiamo trovato il level design tanto preciso da permetterci di memorizzare le stanze e le ambientazioni come facevamo negli anni Novanta, giocando ai primi Resident Evil. È proprio quel misto di straniamento e familiarità che accompagnerà il giocatore di area in area, obbligandolo a guardarsi attorno continuamente per memorizzare le zone e i possibili nascondigli, mentre cerca di fuggire dal padrone di casa, o da chi per lui ci starà con il fiato sul collo. In Remothered non ci sono tanti tasti da memorizzare e proprio per questo le meccaniche risultano estremamente intuitive, permettendo al giocatore di abituarsi ai comandi nel giro di pochi minuti di gioco. Con questo non vogliamo dire il titolo targato Stormind Games sia un gioco facile, anzi, al contrario, ci siamo trovati spesso con le spalle al muro, costretti a trovare un modo per sopravvivere e, spesso, fallendo nel tentativo. Il sapiente mix tra l’atmosfera cupa, la trama disturbante e il gameplay che fa provare una costante sensazione di pericolo sono gli elementi caratteristici di una produzione che, come accennavamo in apertura di questo articolo, riesce a staccarsi dai titoli horror che fanno dei soli jump scare il loro punto di forza, riuscendo a presentare al proprio pubblico un prodotto maturo narrativamente e, allo stesso tempo, adrenalinico da giocare.
Non lo nascondiamo: la conversione di Remothered per Nintendo Switch, a livello tecnico, fa acqua da tutte le parti. Dopo un filmato introduttivo di tutto rispetto, una volta preso il controllo di Rosemary le cose cambiano drasticamente, mettendo in scena uno spettacolo più vicino ai titoli di due generazioni fa che alla sua controparte per le altre piattaforme. Modelli sgranati, texture slavate, fondali opachi e una costante patina avvolge ogni elemento di gioco, rendendo il tutto non solo fastidioso da vedere, ma anche scomodo da giocare. Pianificare una strategia legata a qualcosa più distante di due, tre metri significa tentare uno sparo nel buio, in quanto talvolta si fa fatica persino a distinguere le cose al lato opposto della stanza nella quale ci troviamo. Rispetto agli esterni, una volta entrati nella tenuta Felton la situazione migliora leggermente, ma la differenza con le precedenti versioni rimane abissale e ci spinge a consigliare questo porting solamente nel caso non siate in possesso di nessun’altra console e vogliate a tutti i costi mettere le mani sul titolo dei ragazzi di Catania. Fortunatamente sotto il profilo audio le cose sono andate un po’ meglio e la splendida colonna sonora è rimasta intatta, come anche l’ottimo doppiaggio in inglese che ci accompagna per tutta l’avventura. Sono ovviamente presenti i sottotitoli in italiano che, nonostante a volte ci siano sembrati un po’ troppo piccoli, non danno mai davvero fastidio al giocatore. Infine facciamo presente qualche compenetrazione di troppo e, soprattutto, la presenza di sporadici (e immotivati) cali di frame rate.
Remothered: Tormented Fathers è un ottimo titolo, forte di una narrativa grottesca, di un gameplay tanto semplice quanto funzionale e di un’atmosfera che riporta alla nostra mente i grandi survival horror del passato. Ma (ed è un “ma” bello grosso) risulta visivamente improponibile sulla console ibrida della Grande N, presentando talmente tanti problemi tecnici da spingerci senza remore a consigliarvi di acquistare una qualsiasi delle altre versioni presenti sul mercato del titolo Stormind Games. Il gioco vale assolutamente la candela, ma se volete vivere al meglio le avventure di Rosemary Reed non è questo il porting che state cercando, ma dovete volgere il vostro sguardo altrove per mettere le mani su uno dei titoli horror più affascinanti degli ultimi anni.
Abbiamo giocato alla versione per Nintendo Switch di Remothered: Tormented Fathers dopo averlo completato su PlayStation 4 e averlo cominciato anche su Xbox One X. Nonostante il titolo dimostri gli stessi problemi sia in versione portatile che in quella dock, abbiamo preferito la prima in quanto i difetti tecnici ci sono sembrati meno evidenti.
DurataSotto un profilo prettamente tecnico, Remothered: Tormented Fathers per Nintendo Switch risulta essere la peggior versione presente sul mercato, con aspetti come le texture slavate, i modelli poligonali dei personaggi e degli oggetti martoriati dall'aliasing e una patina di fondo che rende il tutto sfuocato davvero difficili da giustificare. Da prendere in considerazione solo nel caso non si disponesse di altre console o di un PC.
La colonna sonora di Remothered: Tormented Fathers è uno degli elementi che più contraddistinguono la produzione targata Stormind Games, contribuendo a ricreare nel giocatore la stessa angoscia provata dalla nostra alter-ego digitale Rosemary Reed. Ottimo anche il doppiaggio in inglese che ci ha fatto percepire tutti gli attori sempre vicini alla loro parte e che, grazie ai sottotitoli in italiano, non presenta uno scoglio per i non anglofoni.
Senza inventare o stravolgere nulla, Remothered: Tormented Fathers è riuscito a conquistarci anche dal punto di vista del gameplay, mettendo in scena un survival horror che ci trasmette una costante sensazione di pericolo. Rosemary potrà anche nascondersi, utilizzare diversivi o oggetti per contrattaccare gli assalti dei propri inseguitori, ma la paura di finire in un vicolo cieco vi attanaglierà per tutta la durata dell'avventura.