Dopo aver azzeccato qualsiasi produzione negli ultimi tre anni, da Resident Evil 7 in poi, Capcom prova a proseguire la sua striscia vincente. A distanza di poco più di un anno dall’acclamatissimo Resident Evil 2 Remake, a finire sotto i ferri digitali è stato il suo diretto successore. Rivisitato e tirato a nuovo da un gruppo di ben tre team esterni, supervisionati dalla casa giapponese, Resident Evil 3 è tornato! Nonostante gli entusiasmi iniziali però, non tutto sembra essere andato nel verso giusto… il primo passo falso della “nuova” Capcom? Scopriamolo insieme!
L’onestà intellettuale mi impone di fare una premessa: non ho giocato il capitolo originale. Per motivi anagrafici, ahimé, ho scoperto la serie solo qualche anno (e capitolo) più tardi. Quindi no, non conoscevo la torre dell’orologio, non avevo mai sparato al Nemesis e non ero ancora innamorato di Jill Valentine. Eppure sono qui. Già, sono qui perché Capcom con queste profonde rivisitazioni del materiale originale ha dato vita a un vero e proprio nuovo corso per la saga. Il passato sta venendo in un certo senso aggiornato e riscritto, motivo per cui possiamo guardare a questo episodio come un diretto successore di RE2R, più che come il rifacimento di una vecchia opera. I confronti con l’originale, per quanto di indiscutibile interesse per gli appassionati, non avrebbero comunque trovato spazio nella valutazione in atto.
Ora, siete liberissimi di pensare che stia cercando di tirare acqua al mio mulino, ma se avrete comunque il piacere di leggere il pezzo per intero, penso (e spero) possiate trovarci qualche spunto interessante. La condizione nella quale mi trovo, quella di cadetto S.T.A.R.S. a cui Capcom sorride sornionamente con questi remake, mi permetterà, forse, di giudicare il prodotto da una prospettiva diversa. Detto questo, cominciamo!
Avevamo lasciato Leon e Claire con la promessa di smantellare la Umbrella Corporation, i responsabili del disastro a Raccoon City. Ma la distruzione del Tyrant T-00 e del laboratorio NEST non erano che un singolo pezzo del puzzle. Parallelamente alle azioni dei precedenti protagonisti scopriamo infatti che altri due agenti stavano lavorando in città per mettere fine all’incubo del T-virus. Trattasi di Jill Valentine e Carlos Oliveira, agente speciale degli S.T.A.R.S. lei, mercenario del corpo militare dell’Umbrella lui. Braccati da Nemesis, un Tyrant mutante ancor più pericoloso di Mr.X, i due collaborano nel disperato tentativo di salvare la città natale della poliziotta, svelando una rete di misteri e sotterfugi più intricata del previsto.
Resident Evil 3 Remake prosegue l’ottimo lavoro svolto dal predecessore sullo sviluppo del folkore, senza replicarne la qualità.
Costruendo sulle valide fondamenta gettate dal predecessore, RE3 Remake tenta di ampliare l’avvincente universo narrativo della saga, raccontando nuovi retroscena e dando spessore ai personaggi coinvolti, pur senza tradire il suo animo da B-movie. Il risultato, però, non ci ha convinti a tutto tondo. Se Jill, protagonista indiscussa dell’opera, buca lo schermo fin dal primo fotogramma con il suo animo da eroina tormentata e la sua caratterizzazione estetica sublime, non si può certo dire lo stesso dei suoi comprimari. Carlos si limita ad essere una banale spalla tragi-comica, il rapporto tra i due è appena abbozzato e superficiale, e in generale la sua presenza in scena non serve quasi mai a dare profondità al racconto. Discorso simile per personaggi come Kendo e Tyrell, relegati al ruolo di semplici comparse con buona pace del loro potenziale di dar vita a sotto trame di qualche interesse.
A salvarsi dalla mediocrità troviamo Nikolai, l’odioso antagonista dell’avventura, e il Nemesis che con la sua furia omicidia e l’ossessione per Jill cannibalizza facilmente la scena. Capite bene però che, nonostante alcuni elementi molto validi, siamo distanti dalla qualità del secondo capitolo, dove tutte le pedine messe in gioco, Claire, Leon e Ada su tutti, apparivano ben più a fuoco e meglio sviluppate. Peccato.
Sebbene alla voce “giocatore impavido” difficilmente si associ il mio nome, mi sento di poter etichettare con discreta certezza RE2R come un’esperienza angosciante, ansiogena e capace di far secernere alle nostre ghiandole surrenali ettolitri di adrenalina. Grazie a precise scelte di game design, lo scorso capitolo riusciva infatti a mantenere altissima la tensione per tutta la sua durata. Merito in primis della struttura semi-labirintica degli scenari, pieni di ostacoli da superare e oggetti da trovare. Dimenticarsi di raccogliere una chiave, ad esempio, voleva dire ripercorrere stanze e corridoi, con la spiacevole e concreta possibilità di imbattersi strada facendo nel T-00 o in una delle tante mostruosità ambulanti. I numerosi pericoli e l’intelligente struttura dei livelli contribuivano insomma a rendere l’esplorazione un terrificante e perverso piacere per gli amanti del genere. Tutto bene tutto bello, se non fosse che in RE3R si sia deciso di stravolgere questa perfetta formula ludica.
Resident Evil 3 Remake sacrifica la sopravvivenza in favore dell’azione. Il risultato funziona, ma sacrificando in toto la tensione del capitolo precedente.
Ma andiamo con ordine. Il nuovo capitolo vira con decisione verso toni molto più action, introducendo schivate, armi corpo a corpo indistruttibili e incentivando a sfoltire le orde di zombie con le tante munizioni sparse in giro. Non che questo sia necessariamente un male di per sé, intendiamoci, ma siamo tutti ben consapevoli di quanto l’abbandono della componente survival in favore dell’azione da TPS caciarone non abbia mai giovato granché alla saga. Ad ogni modo, in barba agli errori del passato, Capcom ha deciso di riprovarci. Il risultato è lungi dall’essere sgradevole e a livello di gunplay funziona tutto molto bene, peccato sia scomparso in toto il terrore a cui ci eravamo assuefatti negli ultimi episodi. RE3R non spaventa e non angoscia più. Alcuni (molti?) di voi storceranno il naso, altri potrebbero trovarlo più digeribile, ma nel bene e nel male questo è, che vi piaccia o meno.
Molto meno opinabile e condivisibile, invece, la semplificazione operata sulla complessità degli scenari. I livelli sono una banale e lineare accozzaglia di strade e stanze da attraversare, sterminando i nemici. Il piacere dell’esplorazione è stato completamente castrato, il piacevole backtracking del predecessore è assente e mancano vergognosamente all’appello i suoi fighissimi enigmi ambientali. Indispensabili per dare varietà e ritmo al gameplay, questi ultimi sono stati rimossi per intero, appiattendo e monotonizzando la progressione. Imperdonabile.
Anche il Nemesis, antagonista dal potenziale infinito, non è stato sfruttato a pieno. La maggior agilità rispetto al T-00, unita alle nuove estroflessioni tentacolose, lo renderebbero una minaccia ancor più pericolosa del suo predecessore, ma così non avviene. L’implacabile mostro ricopre infatti il ruolo di cacciatore solo nel primo terzo di gioco, dove la mappa è leggermente più articolata e aperta, per poi sparire e ricomparire solo in determinati frangenti di storia. Una scelta incomprensibile, che vanifica quella asfissiante sensazione di sentirsi braccati nelle prime ore. Per fortuna, le quattro boss fight che lo vedono protagonista nei diversi stadi della sua mutazione, sono tutte molto cinematografiche, spettacolari e divertenti, anche pad alla mano.
Uno dei temi più discussi dal lancio del gioco riguarda la sua longevità. A tal proposito, mi sento in dovere di spezzare un paio di lance in favore del titolo.
Primo: sono convinto che i giochi non si misurino un tanto al chilo o un tanto all’ora. Per colpa di questo ragionamento non avremo mai un The Order 2 e a me girano i maroni, li mortacci vostra!
Secondo: è vero, il contatore in-game al termine dell’avventura segnava 05:19:00, ma questa è una stima decisamente al ribasso perché non tiene conto di filmati e game over. Il tempo effettivo richiesto per una prima partita è di poco inferiore alle sette ore. Poche, sono d’accordo, ma non così poche. Soprattutto, non così inferiori a quelle del precedente capitolo che, a memoria, non aveva destato tutto questo sdegno da parte di critica e pubblico.
Anche valutandolo “un tanto all’ora”, Resident Evil 3 Remake ha comunque tanto da offrire, nonostante la campagna di durata inferiore rispetto agli standard odierni.
Okay, in RE2R c’era lo stage B che permetteva di riaffrontare la campagna nei panni dell’altro protagonista, ma le differenze tra le due run non è che fossero poi così incredibilmente sostanziali. Era un espediente intelligente, che io stesso ho apprezzato, per favorire la rigiocabilità e al contempo mascherare una longevità non proprio strepitosa. Niente di male in tutto ciò, ma bisogna capire di cosa stiamo parlando. Ragion per cui, anche se implementati e “venduti” dagli sviluppatori in modo più ingenuo, anche qui i pretesti per rigiocare il titolo non mancano, tra trofei e obiettivi, oggetti sbloccabili, livelli di difficoltà e così via.
Ultimo, ma non ultimo, anche nel caso in cui si volesse pesare il titolo in termini puramente quantitativi, in RE3R trova spazio una corposa componente multigiocatore: Resistance.
Resistance, dicevamo, è una modalità multi-giocatore asimmetrica, inedita per la saga, che vede contrapporsi quattro sfortunati guaglioni (presi di peso dal più stereotipato dei teen-horror) a un diabolico Mastermind. Obiettivo dei primi è quello di fuggire dalla mappa, raccogliendo oggetti chiave e sopravvivendo alle onde di zombie lanciategli contro dal crudele solista. Compito del secondo è invece quello di trucidare la combriccola prima che riesca ad evadere dai machiavellici labirinti.
Le partite si strutturano in tre fasi, ciascuna delle quali contraddistinta da una particolare azione da portare a termine per i quattro. Dalla sua stanza dei bottoni, il Mastermind può seguire i malcapitati tramite le telecamere di servizio ed ostacolarli in svariati modi. Ad esempio: piazzando trappole, evocando nemici o prendendo direttamente possesso di qualche amenità mutante, come lo stesso Tyrant.
In perfetto stile teen-horror, in Resistance quattro giovani sfortunati combattono per sfuggire dalle grinfie del Mastermind.
A capeggiare inoltre sulle teste dei sopravvissuti troviamo un impietoso countdown che segnala l’avvicinarsi del game-over. Un fattore da non sottovalutare che pompa i livelli di tensione ben più in alto di quanto non accada durante la campagna. E’ poi questo un elemento di particolare interesse poiché ricopre un ruolo opposto per le due fazioni. E’ vero infatti che il Mastermind può utilizzarlo a suo favore, rallentando gli avversari con trappole e zombie, ma è anche vero che, nel caso i sopravvissuti riescano ad avere la meglio, per ogni nemico sconfitto guadagneranno un tot di secondi bonus. Da qui la necessità di ponderare bene le proprie azioni per ambo le parti.
Promozione piena per le mappe che, seppur in numero al momento troppo ridotto (quattro), ci sono parse sufficientemente ispirate, sia a livello funzionale che artistico. Idem i sei sopravvissuti e i quattro “burattinai”. Plauso anche per il sistema di progressione mastodontico messo in campo. Tra le miriadi di abilità extra da sbloccare salendo di livello e i tantissimi oggetti estetici, avrete decine di ore di gioco all’orizzonte.
Non sottovalutatelo! La costola multi-giocatore di RE3R è di notevole fattura, sia in termini qualitativi che quantitativi.
Bocciatura parziale, invece, per il netcode. In assenza di server dedicati, complice il triste momento storico e i diffusi problemi di rete, ci è capitato più volte di non riuscire a portare a termine la partita per disconnessioni dell’host. Su PC, inoltre, la situazione è abbastanza drammatica per via dei numeri esigui che il gioco ha fatto registrare in termini di vendite. Volete giocare Mastermind? Benissimo: preparatevi a ore di attesa. Intendo letteralmente, come vi mostro qui sotto.
Abbiamo giocato a Resident Evil 3 Remake grazie a un codice Steam fornitoci da Capcom. La configurazione di prova (Ryzen 5 2600, RX 590 8GB, 16GB RAM) ci ha permesso di far girare il titolo in FullHD/60fps al massimo dei dettagli senza il minimo tentennamento.
DurataResident Evil 3 Remake è un titolo segnato da ingenuità e scivoloni a livello di game design, talvolta inaccettabili. La cura riposta nello sviluppo del gioco, in particolare la campagna in singolo, è sensibilmente minore rispetto al predecessore. Forse è stata la fretta di arrivare sul mercato ad appena un anno di distanza dal secondo episodio. Forse è stata solo l’inesperienza dei team coinvolti e la decentralizzazione dei lavori, chissà. Ad ogni modo, pur con i suoi pregi e difetti, una cosa è certa: le vibrazioni che trasmette Resident Evil sono sempre un macabro piacere, anche in questo caso!
La vera sorpresa è rappresentata però da Resistance, un’aggiunta di assoluto valore da non sottovalutare. Credeteci: non si tratta di un qualcosa buttato lì tanto per allungare il brodo e proporre il gioco a prezzo pieno. Al contrario, siamo di fronte alla miglior declinazione multi-giocatore mai vista in un Resident Evil, nonché uno dei più validi asimmetrici di recente memoria. Resterà da valutare la tenuta sul lungo periodo, il supporto post-lancio e la popolosità dei server, ad oggi problematica, ma di certo le fondamenta sono solide.
Insomma, passi per stavolta, su! Ma se, come sembra, il remake del quarto capitolo è già in sviluppo, proprio negli studi di M-two, ci aspettiamo un trattamento ben diverso, intesi Capcom? Altrimenti qui finisce a capate in bocca: team avvisato…
Il RE engine si conferma essere uno dei motori grafici migliori sulla piazza. I modelli poligonali dei protagonisti, in particolare la resa dei loro volti, ci lascia senza fiato tutte le volte. A penalizzare il voto: riciclo esagerato degli asset del secondo episodio e ispirazione artistica talvolta sotto tono.
Colonna sonora priva di particolari guizzi, ma comunque piacevole. Il vero punto critico è rappresentato dalla mancanza di suoni ambientali incisivi che, in un horror, fanno la proverbiale metà dell'opera.
La svolta action del titolo non ci convince poiché compromette irrimediabilmente la tensione e la paura. Il Nemesis è sfruttato solo a metà. La totale assenza di enigmi ambientali e la banalità dell'esplorazione monotonizzano l'avanzamento. A salvare la baracca intervengono il perfetto gunplay e le valide boss fight.
Devi essere connesso per inviare un commento.
Finalmente una recensione seria.
Grazie per l’analisi, RE 3 remake è un gioco che prenderò sicuramente, ma non subito…magari tipo mmm 20 euro ecco; anche perchè è l’unico RE della saga principale al quale non ho mai giocato
A questo giro passo la mano, comunque ottima recensione.
Ottima review, in linea con quanto visto anche nelle dirette.
Lo prenderò quando sarà scontato (come ho fatto col 2 d’altronde), perché a livello di divertimento al netto di mancanze e difetti, tra gunplay e bossfights, a me piace davvero.
Forse il vero problema è stata la fretta di farlo uscire, con un anno in più qualche variante ed enigma per allungare l’esperienza, e migliorare la longevità dunque, sarebbe potuto essere sufficiente a fare più del compitino svolto.
Un buon titolo,ma sicuramente inferiore e di molto al remake del secondo episodio…troppo caro al day one,un prezzo esagerato x un gioco mozzato e troppo corto