Recensione di Tanzen
Sono passati tre anni e mezzo dall’uscita della grandiosa Parte II di The Last of Us.
C’era necessità di fare una versione Remastered così a breve distanza? No, soprattutto se guardiamo unicamente l’avventura principale, visto che il titolo al tempo era impressionante esteticamente grazie al suo connubio tra tecnica e impianto artistico, ancora di più dopo il rilascio della patch gratuita per PlayStation 5 dedicata ai 60fps. Il classico canto del cigno di qualità assoluta che appare quando una generazione di console lascia il testimone a quella successiva.
A me era piaciuto assai (seguendo questo indirizzo trovate la recensione completa, 100 su 100!), lo avevo spolpato per benino rimuginando parecchio sull’epilogo e come potrebbe collegarsi ad un’eventuale Parte III.
Detto questo, Sony e Naughty Dog si sono fatti due conti in tasca e hanno deciso di produrre questa riedizione che aggiunge piccole novità dal punto di vista tecnico, qualche contenuto interessante soprattutto se guardiamo il pacchetto complessivo.
La modalità Senza Ritorno, infatti, rappresenta una sezione aggiuntiva dedicata a chi ha apprezzato particolarmente il sistema di combattimento – decisamente ben realizzato e dinamico – e vuole mettersi alla prova in questa sorta di roguelite nel quale si affrontano alcune mappe in sequenza secondo diverse modalità, fronteggiando umani, infetti e attivando alcuni modificatori in maniera causale. Tra un livello e l’altro ci si ferma al rifugio per potenziare armi, caratteristiche oppure comprare armi e oggetti; una volta sopraggiunta la morte o sconfitto il boss finale, si riparte da zero. La cosa interessante, oltre al piacere di cimentarsi nelle varie mappe e modalità differenti (assalto, caccia, etc) è la possibilità di sbloccare nuovi personaggi con cui giocare, modificatori più complessi e skin di armi e personaggi; un discreto incentivo in chiave rigiocabilità che si aggiunge all’ampia personalizzazione del livello di difficoltà e del grado di aggressività degli avversari.
Di online ci sono solo le classifiche giornaliere su livelli condivisi da tutti; grave mancanza quindi l’assenza di una modalità coop contro gli avversari – che sarebbe stata molto coinvolgente – così come una parvenza di modalità competitiva, che avrebbe lenito in parte il dispiacere per la cancellazione di The Last of Us Online.
Tornando al cuore principale dell’avventura, le migliorie estetiche ci sono ma incidono poco su un titolo già molto bello da vedere e invecchiato bene: animazioni più rifinite nelle transizioni, una risoluzione nativa più alta (4K) in modalità fedeltà a 30fps, texture qua e la maggiormente definite, un frame rate stabile in modalità prestazioni a 60fps; niente che faccia gridare al miracolo o cambi visibilmente la veste grafica, considerando poi come detto che il frame rate sbloccato su PlayStation 5 è già disponibile con una patch gratuita per i possessori di del titolo originale.
Il piacere di rigiocare l’avventura principale personalizzando ogni aspetto della difficoltà e magari attivando la modalità speedrun – aggiunta di questa Remaster – può essere arricchito dalla possibilità di attivare il commento da parte degli sviluppatori (con sottotitoli in italiano) per ciascuna delle numerose sequenze di intermezzo; tale possibilità l’ho apprezzata non poco da estimatore della trama, perché rivela curiosità, dietro le quinte e collegamenti tra le diverse sezioni del gioco e sulla narrativa in generale.
Dulcis in fundo i Lost Levels, che permettono di giocare alcune parti di tre livelli cancellati qualche mese prima del completamento del titolo. Risultano interessanti in chiave “storica” e “didattica” perché accompagnati da commenti degli sviluppatori, vi occuperanno non più di una mezz’ora in maniera complessiva, senza particolari spunti dal punto di vista del gameplay.
Il giudizio su questa Remaster di The Last of Us Parte II quindi è molto semplice, per quanto mi riguarda: