Throne: I Guardiani di Kalesh è un gioco di carte che, a differenza di Gwent o Hearthstone non può essere giocato comodamente sulla propria poltrona, mentre si è connessi alla propria fibra. Throne è un vero e proprio gioco di carte, di quelli che vi obbligano a trovarvi con gli amici, a interagirci lontani da un microfono e a mettervi in gioco in prima persona, senza l’ausilio di un pad, di un mouse o di una tastiera.
Se vi state chiedendo perché questo articolo non parli di un videogioco, il motivo è che a partire da oggi Gameplay Cafè si occuperà anche di recensire giochi da tavolo, GDR e, come nel caso del succitato Throne: I Guardiani di Kalesh, giochi di carte.
Una scelta che abbiamo deciso di prendere perché, nonostante si tratti di mondi paralleli a quello videoludico, esistono numerosi punti di contatto. Punti di contatto che, ne siamo certi, potrebbero risultare interessanti da evidenziare e che, magari, potrebbero farvi scoprire qualche nuovo titolo da poter giocare nel fine settimana, in compagnia, davanti a una buona birra (o, rimanendo in tema con il gioco di oggi, con del “Vino!”).
Questa nuova incarnazione di Throne, opera ideata dalla straordinaria mente di Fabio Napolitano e supervisionata graficamente dalle abili mani di Michele Marchionne, è il modo perfetto per dare il via a questa nuova serie di articoli.
Siete curiosi di scoprire cosa si nasconde dietro la leggenda degli Antichi Signori Tyrant e Kahonis? Allora riempite il vostro bicchiere, sedetevi comodi e partite assieme a noi alla scoperta di Throne: I Guardiani di Kalesh!
Ebbene sì, Throne: I Guardiani di Kalesh non è solo un titolo definibile “Arcade”, ma vanta anche un comparto narrativo che, seppur non invasivo, fa da sfondo a tutta la produzione firmata Wegas Studios.
Una volta iniziata la partita, infatti, potremo scegliere quale delle quattro Gilde utilizzare, decidendo tra Assassini, Guerrieri, Ladri e Ranger. Ognuno di questi gruppi, inoltre, presenta una versione corrotta, caratterizzata dall’aggiunta all’aggettivo “Traditore” e utile per ampliare ulteriormente le fila dei personaggi, permettendo così di giocare a Throne in un massimo di otto giocatori.
Tutte le carte degli eroi e dei traditori di Throne: I Guardiani di Kalesh vantano una caratterizzazione psicologica che, seppur breve, riesce a dare perfettamente l’idea di quali siano i pensieri che muovono i protagonisti di questo mondo di gioco. Una delle modalità previste dal Game Designer, inoltre, si concentra proprio sulla componente narrativa, spingendo i giocatori a seguire un percorso ben stabilito che nasconde una storia davvero interessante. Attraverso il deserto di Waros, la città mercato di Taraj, la fitta foresta di Radjan e la leggendaria Kalesh, santuario dei Guardiani che danno il nome al gioco, i partecipanti alla sessione di gioco dovranno trovare un modo per rimanere in vita e, soprattutto, per impedire che i propri avversari facciano altrettanto.
Sia chiaro: il titolo targato Wegas Studios non nasce come prodotto incentrato sulla trama e sulla psicologia dei personaggi, ma è apprezzabile come Fabio Napolitano abbia progettato un gioco capace d’insinuarsi sotto la pelle degli utenti, lasciandoli desiderosi di sapere di più sul mondo di gioco e sulle leggende che circondano il suo passato. Non vi nascondiamo, infatti, il nostro desiderio di poter vedere in futuro delle storie dedicate a personaggi come Lord Victor, Lord Wayden, Lord Tranohs, Lord Walamros e a tutti i loro possibili eredi, siano esse sotto forma di romanzo, fumetto o gioco di ruolo.
Throne: I Guerrieri di Kalesh, nonostante la presenza di una modalità cooperativa, nasce principalmente come gioco di carte di stampo competitivo, che pone come obiettivo al giocatore quello di sconfiggere i propri avversari (da 2 a 8).
Una volta scelta la propria Gilda, i combattenti dovranno utilizzare le carte del proprio mazzo per infliggere danni agli altri giocatori, per evitare di subirne e per potenziare il proprio equipaggiamento, in modo da essere i primi a ottenere i tre Segnalini Gilda necessari alla vittoria. Il tutto, ovviamente, tenendo conto della presenza delle Carte Destino, capaci d’inserire dei modificatori differenti a ogni turno e in grado, soprattutto grazie ad alcune carte più ostiche, di rendere la partita un vero inferno. Tra un round e l’altro, inoltre, sarà possibile acquistare oggetti presso una delle due configurazioni dell’Armeria, che potremo decidere a inizio partita in base alla difficoltà di gioco desiderata.
Per effettuare particolari azioni, inoltre, il giocatore dovrà utilizzare i propri Punti Difesa, vera e propria vita dei vari personaggi. È interessante notare come Fabio Napolitano abbia impostato una struttura di gioco che costringa i combattenti a usare gli appena citati Punti Difesa, ma, allo stesso tempo, abbia inserito dei metodi per ripristinarli, tra i quali spiccano le carte “Vino”. Una piccola parentesi, inoltre, merita di essere fatta per Tyrant e Kahonis, i due Draghi che, se evocati, potranno portare scompiglio all’interno della partita. Una volta entrati in campo tramite le apposite pergamene di evocazione, i due Draghi Antichi aggiungeranno ulteriori variabili ai turni dei giocatori, infliggendo loro dei danni o privandoli di risorse fondamentali per la battaglia. La ciliegina sulla torta? Una volta entrati in gioco, i Draghi vi rimarranno fino al termine della partita. Non si scherza con il fuoco.
Come avrete capito, Throne: I Guerrieri di Kalesh è un gioco facile da comprendere, ma estremamente complesso da padroneggiare. Le partite, di una durata di circa 60 minuti ognuna, sono sempre dinamiche e mai noiose, per quanto sia evidente come il gioco dia il meglio di sé nella modalità competitiva da 4 a 8 giocatori. Sia chiaro: l’opera firmata Wegas Studios funziona anche quando si gioca in compagnia di 2 o 3 amici, ma le variabili inserite nel gioco e la varietà delle situazioni non può competere con la modalità principale pensata dal Game Designer.
Passiamo ora a uno degli elementi di spicco di Throne: I Guerrieri di Kalesh: il comparto tecnico. Con la supervisione del bravissimo Michele Marchionne, il team da lui formato insieme a Davide Molino, Alessandro Arrè, Veronica del Guerzo e Andrea Fusti ci regala una serie di illustrazioni in grado di fondere alla perfezione l’illustrazione più classica con la leggibilità della grafica. Se le carte personaggio risultano estremamente caratterizzate e affascinanti, le carte azione, per quanto belle da vedere, riescono a essere funzionali al gameplay, divenendo facilmente riconoscibili dopo poche partite. Questo permette di non soffermarsi troppo su determinate azioni, facendo scorrere velocemente il gioco e donando alla partita il giusto ritmo.
Impossibile non elogiare la qualità di stampa delle carte, semplicemente al top per questo genere di prodotti. Le carte, infatti, non solo risultano rigide e comode da tenere in mano, ma vantano anche un particolare formato che le rende facili da mescolare e gradevoli da giocare. Per concludere, una piccola perla dedicata ai collezionisti: cercando il team di Throne alle fiere per acquistare il gioco, sarà possibile ottenere delle speciali carte promozionali da aggiungere alla propria collezione, caratterizzate da una lamina d’oro che le rende una vera e propria chicca da recuperare.
Abbiamo giocato a Throne: I Guardiani di Kalesh attraverso tutte le meccaniche previste dal regolamento, preferendo di gran lunga la modalità competitiva da 4 a 8 giocatori. Al di là delle nostre preferenze, il titolo ideato da Fabio Napolitano funziona anche se giocato in compagnia di 2-3 amici o nella versione cooperativa per otto giocatori.
DurataThrone: I Guardiani di Kalesh è un gioco di carte perfetto sia per coloro che vogliono avvicinarsi per la prima volta a questa tipologia di gioco, che per i giocatori più navigati. I primi troveranno un titolo accessibile, ma spaventosamente divertente, mentre i secondi non avranno problemi a muoversi tra le varie meccaniche di gioco, che rimangono comunque appaganti per un gran numero di partite. La cura riposta nel comparto artistico e nella stampa delle carte vere e proprie, inoltre, dona quel tocco di carisma in più che non può che far piacere, rendendo Throne una vera e propria perla nel panorama del gioco in scatola italiano.