Era il lontano 2001 e mentre i giapponesi si godevano la nuova console Nintendo, uscita il 14 settembre di quell’anno da loro, le radio da noi passavano ancora tormentoni estivi come Crying at the Discoteque degli Alcazar e Wherever You Will Go dei The Calling. L’inverno del 2001 è stato particolarmente ostico per gli appassionati di videogiochi europei. Non solo eravamo costretti a sorbirci i tormentoni già citati o l’ancor peggiore Tre Parole di Valeria Rossi, ma ci immaginavamo anche un sacco di giapponesi felici, intenti a squagliarsi gli occhi su “giochini” come Luigi’s Mansion, Animal Crossing e Wave Race. Nonché a coccolare e collezionare quei meravigliosi miniDVD, supporto ottico proprietario Nintendo e prodotto dalla Panasonic della quale era dotato il cubetto e della quale, ancora oggi, di tanto in tanto, mi piace osservarne e mirarne la bellezza.
A noi è comunque toccato aspettare solo fino al 3 maggio 2002 per mettere le mani sulla scatolina viola (o nera) di Nintendo e su quei miniDVD da 8cm di diametro. A me è toccato aspettare un po’ di più, visto che è stato il regalo di promozione della terza media. Con il GameCube in casa, ero ben pronto ad affrontare il mondo della scuola superiore!
Messe da parte le vicende personali e messi da parte (fortunatamente) i The Calling, gli Alcazar e Laura Rossi, l’estate 2002 era tutta dedicata al GameCube e ad Asereje delle Las Ketchup. Fortuna per noi che quell’estate c’era il GameCube!
Per Nintendo, il lancio di GameCube è avvenuto in un contesto davvero particolare. Sony, con PlayStation aveva sbaragliato la concorrenza di Nintendo 64, i videogiochi stavano raggiungendo più persone che mai e la PlayStation 2, disponibile dal novembre 2000, stava già replicando il successo della prima console Sony. Dopo anni, per la prima volta dall’ingresso di Nintendo nella storia delle console da casa, le mamme non dicevano più “smettila di giocare col Nintendo”, generalizzando il videogioco con la parola “Nintendo”. Facevano comunque la stessa cosa, ma il termine Nintendo per dire videogiochi, era stato soppiantato dalla parola PlayStation. Come se non bastasse, una nuova potenza si era schierata in campo; a dichiarare guerra a Sony e Nintendo, si era presentata la grossa ed ingombrante X di Microsoft Xbox.
Malgrado il Gamecube sia stato così sfortunato, in termini di vendite e successo, ha avuto dalla sua una componente tecnica di prim’ordine, superiore a PlayStation 2 ed al pari, o quasi, di Xbox, un’estetica ed un design sorprendenti (infatti ancora oggi rimane una delle mie console preferite) ed è stata fautrice di una serie di innovazioni che sono poi diventate lo standard su ogni console, Nintendo e non. Mi viene in mente, ad esempio, il primo controller wWireless a onde radio, il WaveBird.
Altre caratteristiche uniche erano il supporto e l’interazione con il GameBoy Advance. Si poteva infatti collegare il portatile Nintendo tramite apposito cavo, dando così la possibilità di avere un pad aggiuntivo, un secondo schermo (vi dice qualcosa?) e, talvolta, sbloccare contenuti esclusivi nei giochi che supportavano la connessione. In Animal Crossing, ad esempio, collegando il GBA era possibile visitare un’isola segreta e creare modelli direttamente dallo schermo del Gameboy.
In merito al GBA, su GameCube era possibile anche far girare le cartucce della piccola ed intramontabile portatile. Ovviamente anche questa feature richiedeva un accessorio apposito, chiamato GameBoy Player. Nintendo si era anche timidamente affacciata al futuro con la possibilità di giocare online acquistando il BroadBand Adapter, da inserire nella parte inferiore della scocca e permettendo così di giocare online a giochi come Phantasy Star Online I & II di SEGA e… e basta, praticamente. L’adattatore veniva utilizzato principalmente per connettere in LAN le console e fare tornei indimenticabili a Mario Kart: Double Dash!!. Senza tralasciare la parte più importante e più riuscita di GameCube: in quei miniDVD si celavano una quantità di capolavori da far girare la testa.
Nato sotto il nome in codice Project Dolphin e col processore grafico ATI (inizialmente ArtX, acquistata poi nel 2000 da ATI) denominato Flipper, il GameCube è stato, fino all’insuccesso recente di Wii U, la console Nintendo di minor successo con i suoi 21 milioni e spicci di unità vendute. Un parco titoli formidabile e un costo oltremodo concorrenziale, parliamo di circa 199€ contro i 299€ e passa che, all’uscita di GameCube, servivano a portarsi a casa una PlayStation 2 o una Xbox, non sono bastati a ridare il trono delle console casalinghe a Nintendo.
PlayStation 2 aveva dalla sua il successo stratosferico della prima Playstation, era stata lanciata un anno prima ed era facilmente piratabile. Inoltre fungeva anche come lettore DVD, che all’epoca fu un ennesimo punto a favore di Sony ed un punto a sfavore di Nintendo, visto che GameCube con i suoi miniDVD, non aveva alcun tipo di multimedialità. Se mettiamo poi sulla bilancia anche l’ingresso del colosso americano Microsoft con i suoi 24 milioni di Xbox vendute, è facile fare la torta a fette e vedere che la posizione di Nintendo non era particolarmente favorevole.
Panasonic Q
Il Panasonic Q era la risposta (sbagliata) alla multimedialità di Xbox e PlayStaton 2. Lanciato il 13 dicembre del 2001 solamente in Giappone, il Panasonic Q era una versione ibrida di GameCube, con la possibilità di leggere, oltre i miniDVD, anche i DVD e CD. Facendo diventare il GameCube, al pari di Xbox e PlayStation, anche un lettore DVD. Oltre alla lettura di DVD il Panasonic Q offriva diverse uscite audio per il DTS o per il Dolby 5.1.
Inutile dire che è stato un fiasco totale.
La console meno capita di Nintendo è anche quella che molti fan ricordano con più amore ed entusiasmo, quella che ha sancito ulteriormente e definito in modo indelebile in concetto di “Nintendaro”, in termini positivi.
Quell’amore che proviene da giochi personali, piacevoli ed unici. Giocati e rigiocati ed impossibili da dimenticare.
Io stesso mi sono convertito a Nintendo grazie all’unicità che offriva il cubetto. Dopo timidi ma appassionati approcci a SNES e Nintendo 64, non potendomi permettere né una e né l’altra, il grosso del mio background videoludico era fatto di Amiga, PC e Playstation. Con GameCube ho sugellato il mio amore verso i videogames e stabilito una relazione speciale verso i giochi targati Nintendo.
Per questo e per tante ore di solitudine in compagnia devo dire grazie, GameCube.
IBM PowerPC Gekko-32 bit @485 MHz
64 Kbyte cache di primo livello
256 Kbyte cache di secondo livello
Processo di fabbricazione a 180 nanometri
Performance complessiva in MIPS: 1125 MIPS
Performance complessiva: 1,9 GigaFLOPS
ATI Flipper da 51 Milioni di transistor @162 MHz
Rendering grafico di picco pari a oltre 20 milioni di poligoni (20,25 milioni di triangoli[20] / 405 mila vertici)
Ombreggiatura a 5 Shaders di tipo non-unificato
Fillrate in pixel da 648 megasamples al secondo
Fillrate in texel da 648 megatexel al secondo
Filtro lineare (bilineare e trilineare)
4 Render Output Units
Performance complessiva dichiarata in virgola mobile: 8,6 GigaFLOPS
43 MByte RAM di tipo non-unificata
24 MByte RAM principale @324 MHz / Bandwidth @2,7 GB/s
3 MByte SRAM-embedded
1 MByte texture buffer / Bandwidth @10,4 GB/s
2 MByte framebuffer / Bandwidth @7,6 GB/s
16 MByte SDRAM / Bandwidth @1,3 GB/s
Nintendo Optical Disc (16~25 MB/s)
Archiviazione:
Nintendo GameCube Memory Card da 4 a 128 MByte
Ethernet LAN
SCART: 480i/480p (NTSC) – 576i (PAL/SECAM)
Video composito: 480i/480p (NTSC) – 576i (PAL/SECAM)