L’uscita di Red Dead Redemption 2 ha dimostrato come troppo spesso la critica videoludica, e con essa molti videogiocatori, continuino a leggere i fenomeni dell’industria attuale con strumenti che appartengono ormai a un altro modo di concepire i videogiochi.
Dopo aver provato il gioco Rockstar molti si sono arrischiati a definirlo un “game changer”, ossia uno dei quei rari titoli capaci di far evolvere il medium tutto,diventando dei punti di riferimento per gli altri sviluppatori, oltre che per i videogiocatori. Certo, che Red Dead Redemption 2 sia un prodotto eccellente e realizzato con una cura maniacale per i dettagli è vero, come però è altrettanto vero che non cambierà assolutamente nulla all’interno dell’industria. Il motivo è semplice: allo stato attuale nessuno può permettersi di inseguire Rockstar economicamente e chi potrebbe non ha nessun motivo per farlo.
Cerchiamo di spiegarci meglio facendo un lungo balzo indietro fino a raggiungere la prima metà degli anni ‘80, quando l’industria dei videogiochi è fiorita e ha iniziato a strutturarsi. In un’epoca in cui i giochi erano sviluppati in media da team individuali, o formati da due o massimo tre persone, spesso amici, concetti come quello di game changer assumevano un senso compiuto perché il confronto tra titoli avveniva su livelli produttivi sostanzialmente equivalenti, pur a fronte di risultati spesso completamente diversi. Partendo tutti dal livello 0 era scontato che emergessero personalità più capaci di altre che finivano poi per dettare la linea dell’intera industria. Per dire, un progetto che negli anni ‘80 era considerato immenso come Ultima IV di Origin Systems fu sviluppato da otto persone, più alcuni collaboratori esterni.
Stiamo parlando di valori produttivi che per l’industria attuale sono relativamente bassi, ma che allora erano considerati il top. Insomma, la distanza tra la base e la cima della piramide dello sviluppo di videogiochi era ridottissima e più o meno tutti potevano aspirare a raggiungere quel livello, o anche a superarlo, a fronte di uno sforzo economico ragionevole, contando molto più di quanto si possa fare oggi sulle proprie capacità. Tentare non era né impossibile, né assurdo, nonostante riuscire fosse tutta un’altra storia.
Con il passare degli anni i costi di produzione dei videogiochi sono cresciuti enormemente e il distacco tra il singolo sviluppatore e il suo prodotto è diventato incolmabile. La capacità individuale, pur essendo ancora necessaria e ricercata, ha finito per perdersi nei complessi meccanismi che permettono lo sviluppo di videogiochi di fascia tripla A, i cui fruitori ormai ignorano completamente come vengono realizzati. Del resto in un team di centinaia di persone, quanto può davvero contare l’apporto del singolo?
E qui arriva Red Dead Redemption 2, con i suoi numeri da capogiro: tremila persone e più per svilupparlo, migliaia di ore di motion capture, migliaia di pagine di sceneggiatura e così via. Il problema è che non stiamo parlando di un processo autoriale, ma di uno squisitamente industriale in cui i soldi a disposizione contano molto più delle capacità messe in campo, sicuramente altissime ma non necessariamente superiori a quelle che si trovano all’interno di altri team. Il risultato è che per provare a competere con Rockstar devi avere i numeri di Rockstar. Se non li hai semplicemente non puoi raggiungere quel livello, fossi anche il miglior sviluppatore del pianeta.
Poniamoci una domanda: allo stato attuale, chi potrebbe permettersi di spendere tanto su di un singolo prodotto o avrebbe convenienza nel farlo? La risposta è semplice: nessuno. Parliamo di una produzione di centinaia di milioni di euro che alza sì l’asticella, ma la rende anche irraggiungibile. Vuoi fare motion capture per ogni animazione? Non devi essere bravo, devi pagare. Vuoi le teste dei personaggi principali scansionate in alta definizione? Settecentomila euro l’una e le avrai. Vuoi l’accuratezza storica? I consulenti costano, ma se hai i soldi nessun problema. Migliaia di pagine di sceneggiatura? Paga decine di sceneggiatori. Due caffè al giorno per ogni impiegato? Costano anche quelli, soprattutto se sono in migliaia a lavorare per te.
Insomma, è molto ingenuo definire Red Dead Redemption 2 un punto di svolta per il mondo dei videogiochi perché paradossalmente una simile eccellenza finisce per creare un blocco, ossia ci troviamo di fronte a un gioco che diventerà un punto di riferimento per i videogiocatori, che lo utilizzeranno come termine di paragone con tutti gli altri, ma che essendo inarrivabile produttivamente comporterà una profonda frustrazione in chi non riuscirà più a trovare altrove gli stessi valori e in chi dovrà giustificare la vendita del suo prodotto allo stesso prezzo. Si tratta di un circolo che di virtuoso non ha purtroppo nulla, pur non essendoci colpe particolari da assegnare.