Nessuno pensa a Pokémon. Non si parla che di Kojima. Siamo irrorati di hype liquido dal nuovissimo e cinematografico trailer di Death Stranding e tutte le relative valutazioni che ne sono conseguite, compresa quella del nostro Tanzen con tanto di scoop sulla data di uscita. Ma qualche giorno prima c’è stata anche The Pokémon Company che ha organizzato una conferenza stampa dedicata ai prossimi progetti per la serie di mostriciattoli tascabili. E le novità non sono mancate.
E tra un Detective Pikachu 2 promesso per Nintendo Switch e altri progetti di contorno è stato presentato, a sorpresa Pokémon Sleep. Cos’è? Per ora sappiamo solo che è una applicazione per smartphone che arriverà nel 2020 e dovrebbe essere collegata alla qualità e quantità del sonno dei giocatori. Per ora sono pochi i dettagli, ma tra questi c’è il Pokémon GO Plus+, una nuova versione dell’accessorio che si collegava a Pokémon GO che dovrebbe interagire sia con quest’ultimo, sia in futuro con Sleep. Un accessorio, due giochi e tante possibili implicazioni future. Giochi applicati alla quotidianità, da qui il sottotitolo: “La vita è un videogioco o i videogiochi aiutano a vivere?”
Prendendo in prestito e riadattando il famoso dilemma che Marzullo instilla nelle teste dei suoi ospiti a tarda notte, non si può fare a meno di notare che The Pokémon Company in associazione con Niantic stiano puntando anche a giochi educativi o pensati per creare una impronta ludica nella vita di tutti i giorni: la vita sana porta non solo benefici, ma anche ricompense virtuali. In Pokémon GO questo obiettivo è stato sviluppato con i chilometri da percorrere; in Sleep vedremo quali aspetti del sonno saranno valutati, ma di certo non è da sottovalutare il suo potenziale.
Lo schema “gioco come fonte di educazione” non è nuovo a Pokémon che già in passato con Impara con Pokémon: avventura tra i tasti e Pokémon Art Academy aveva spinto su questa proiezione alternativa dei videogiochi. Ma in tempi recenti un impegno di ricerca e sviluppo in questo campo l’aveva avviato anche Nintendo con il progetto Nintendo Quality of Life, che pare proprio essere un lontano parente di quello che oggi sta provando a fare The Pokémon Company.
Era l’anno 2014, l’anno di Luigi, della piena crisi di Wii U, di ingenti perdite finanziarie per Nintendo e di un grande rinnovo e rivoluzione interni dell’azienda. In tutto questo grande pudding di situazioni negative l’allora presidente Satoru Iwata, che aveva anche i suoi gravi problemi di salute, presentò agli azionisti il progetto Quality of Life. Il QoL era parte di quella grande apertura verso nuovi orizzonti dell’azienda che ha portato poi ad espandere il proprio mercato verso i dispositivi mobile e non solo.
Nei piani di Iwata, che di lì ad un anno ci avrebbe lasciati, c’era la volontà di “lavorare sullo sviluppo di un nuovo prodotto che migliori la Quality of Life delle persone in maniera piacevole. Il nostro obiettivo è di permettere al consumatore di fare sacrifici per migliorare la qualità della vita in maniera divertente attraverso il sonno e la possibilità di vedere lo stato di stanchezza e offrendo diversi servizi in base a queste informazioni.” (fonte Nintendo.co.jp). Anche se sappiamo ancora poco, le similitudini con Pokèmon Sleep paiono essere tante.
Purtroppo, forse anche a causa della morte di Iwata, il progetto ha avuto poca fortuna e poche aziende esterne interessate fino ad essere cancellato nel 2018. Ma è stato davvero così? Non è possibile che The Pokémon Company, da sempre vicina a Nintendo, non abbia preso a esempio quegli schemi per dare vita prima a Pokémon GO e poi a questa nuova app? Io penso che un po’ di influenza ci sia sicuramente stata se non addirittura una cessione completa o parziale del progetto da parte di Nintendo per recuperare parte degli investimenti.
Paragoni a parte, l’obiettivo di videogioco come mezzo per migliorare la vita ha un possibile futuro? Siamo ancora ad una fase iniziale per capire. Ma in Giappone certamente sanno quanto peso può avere un videogioco nella vita di una singola persona. Basta pensare ai WC pubblici giapponesi che spingono a “farla nel vaso” dando punti a chi riesce a farne entrare di più. Sui generis come interazione, ma pur sempre di videogioco si tratta, per di più che spinge alla civiltà di tenere puliti i bagni pubblici (cosa che dalle nostre parti non fa parte spesso del buoncostume di ogni individuo).
Intendiamoci, non sarà di certo un videogioco a salvare dall’obesità o dall’insonnia i nostri figli o noi stessi, ma è pur sempre un piccolo aiuto a tenere alta l’attenzione su queste problematiche se gli sviluppatori saranno capaci di nascondere il messaggio nel flusso di gioco. Con un occhio attento a non farsi risucchiare dal vortice delle microtransazioni, l’abbinamento Pokémon Sleep, Pokémon Go può essere d’aiuto se utilizzato con criterio. Purtroppo l’essenza da gioco smartphone lo rende un prodotto con una curva di popolarità molto alta ma che si esaurisce in breve tempo e quindi potrebbe perdersi pesto negli store. Inoltre la potenziale mancanza di azioni dinamiche in gioco, probabile parlando di sonno, potrebbe essere poco accattivante. Vedremo se Pokémon Sleep vincerà questa sfida.
La verità è che i videogiochi possono andare a braccetto con la nostra salute e la rubrica sull’argomento che abbiamo su Gameplay Cafè ne è la dimostrazione, ma bisogna saperla usare. Da adulto con un’esperienza diversa di educazione, preferirei ancora avere il pallone che rotola nel cortile del palazzo o una bici che sfreccia su di una pista e di notte non vorrei avere troppi apparecchi elettronici accesi intorno a me o a mio figlio, ma non si può negare che avere uno stimolo ludico per una vita sana è un quid in più per mitigare alcune cattive abitudini che contraddistinguono i tempi moderni. Vedremo quanto sarà morbido il letto di questi nuovi Pokémon.