A vedere i colori vivaci, le forme morbide e gli amabili animaletti di Animal Crossing: New Horizons e degli altri titoli della serie parrebbe che l’anima di questo simulatore di vita abbia la consistenza dello zucchero filato e il sapore dei bignè alla crema. Eppure, sotto alla fronde soleggiate degli alberi dell’isola, sotto le assi dei pavimenti di parquet con le rose si nasconde un mondo oscuro, una sordida realtà governata da un avido procione chiamato Tom Nook, dalle sue ciniche leggi e dai suoi servili assistenti.
Nella recensione di questo simulatore di vita ho messo in luce tutte le luminose caratteristiche che si possono vivere passeggiando sulla superficie dell’isola che fa da nuova casa all’abitante. Eppure appena sotto questo strato di colore e gioia si nasconde un contrito mix di realtà torbide come fango vulcanico. Quindi non fate leggere questo articolo ai giovanissimi che vivono Animal Crossing: New Horizons, ma lasciate che siano gli adulti a conoscere la dura verità.
Vorrei poter dire che Tom Nook è quel magnanimo procione che tutti crediamo: si fa carico di un nostro trasferimento su di un’isola deserta, ci mette a disposizione tutta la sua sapienza e le sue conoscenze per metterci nelle condizioni di iniziare la nostra vita isolana. E invece non è così. Ci fa pagare per dormire in una tenda, ci costringe a lavorare per lui per ripagarlo di un debito per questo. Lui, in preda a un delirio di onnipotenza, si piazza al microfono ogni mattina e, da novello duce, comunica con il popolo ogni giorno le novità della giornata e le sulle mansioni da compiere. Lui può decidere persino di mandare via un abitante come metodi misteriosi (che a me fanno immaginari procioni squadristi che nella notte vanno a fare retate nelle case con i manganelli).
A conferma della matrice dittatoriale ci sono alcuni progetti che Tom Nook mette a disposizione nel suo catalogo. Tra i fenicotteri rosa e le panchine color fragola, trovano spazio steccati di filo spinato e alti muri come se il gioco invitasse le menti più sadiche a creare il proprio lager personale.
Come se non bastasse il cappio del debito per l’abitazione, a mettere ancor più economia selvaggia e oscura nel gioco ci pensa l’oscillante borsino delle rape. La dolce facocera Brunella ci offre queste radici a prezzi che paiono accettabili. Ci invita ogni domenica a comprarle per poterne trarre un po’ di profitto nella settimana seguente. Tutta una truffa. Perché a quel punto entrano in gioco Mirco e Marco che per un’intera settimana fanno fluttuare la quotazione delle rape a prezzi miseri e giocare con noi come un dannato broker di Wall Street. E quando ci si rassegna a un profitto minimo vendendo tutto, ecco che il borsino schizza alle stelle facendo sentire chiunque un risparmiatore sull’orlo della bancarotta.
E se da un lato gli NPC fanno questo gioco da mercato azionario, il mercato tra giocatori reali è altrettanto cinico. C’è chi scambia in maniera solidale facendo regali ai propri amici e vicini e chi invece avvia transazioni e scambi di oggetti, progetti e fossili degni da mercato nero chiedendo in cambio oro, metallo o preziosi al limite della frode. Anche la vendita delle rape fa la sua parte nelle interazioni tra giocatori, con accesso alle isole dal profitto maggiore propedeutico alla cessione di una quota del guadagno al proprietario dell’atollo che ospita. Azioni degne della federazioni dei mercati di Star Wars.
Urbanizzazione selvaggia e depauperamento della fauna e della flora. Dov’è Greta quando serve?
Attorno a tutto ciò c’è lo spettro dello sfruttamento selvaggio dell’ecosistema che ogni giorno si realizza sotto gli occhi di tutti. Pesci e insetti raccolti senza freno solo per raggiungere l’obiettivo del profitto; alberi sradicati selvaggiamente per fare spazio a coltivazioni estensive di frutta; fiori coltivati solo per creare gli ibridi e le specie più rare. E andando avanti nel gioco si arriva al punto di cambiare l’orografia dell’isola in maniera considerevole sbarrando il corso dei fiumi, scavando colline, rosicchiando spazio alla natura con l’urbanizzazione.
A voler fare un po’ il complottista, si possono intercettare anche alcuni rimandi sessuali e raccapriccianti di Animal Crossing: New Horizons. Le pesche hanno forma e colore che ricordano pericolosamente un sedere, che sembrerebbe l’unico modo in cui gli sviluppatori hanno esternato la loro libido. Parrebbe così, ma non è l’unico aspetto con rimandi al sesso e al macabro. Tra gli oggetti disponibili appaiono delle insolite mascherine di pelle con le borchie, calze a rete, lapidi e steli funerarie. E dove non arriva il gioco arriva la fantasia malvagia degli utenti con modelli apparsi su internet che farebbero rabbrividire anche Quentin Tarantino, pieni di sangue e accenni di violenza che sembrano tanto lontani dalla realtà che si potrebbe immaginare per un gioco come questo.
E che dire dei vicini di casa, quei docili e miti animaletti antropomorfi che vengono a mettere radici nell’isolotto. Innocenti conversazioni, gentili cortesie, zuccherosi scambi di doni. Tutte le interazioni con gli NPC sembrano morbide come una coccola. E invece la sensazione che cresce dopo pochi giorni è un misto di odio e sadismo. Le conversazioni tra di loro si tramutano spesso in litigi per futili motivi, come se fossero preda di isteria collettiva, salvo poi allontanarsi fischiettando come se nulla fosse. Se non è follia questa.
E che dire degli inseguimenti da maniaci che noi poveri abitanti subiamo da parte di quelle rane, galline e volpi bramose di donarci una nuova emozione – nel vero senso della parola. E proprio loro sono parte integrante anche dei surreali scambi di oggetti e vestiario al limite del grottesco. Ho visto leoni possenti agghindarsi con vestiti da principessa e ranocchiette stilose accettare di buon grado teli da bagno per poi indossarli senza pudore in pubblica piazza.
Ho volutamente lasciato per ultima la malefica sete di distruzione che scatta nella testa degli amici giocatori che fanno visita all’isola. Un pizzicore irrefrenabile che porta a distruggere intere colture di fiori, ad abbattere alberi come solo un anti-ecologista saprebbe fare, a far scappare i pesci e gli insetti e a depredare senza consenso le piantagioni di frutti. Una pratica che può essere arginata evitando di avere troppi migliori amici (la migliore amicizia serve per dare il permesso di alterare parzialmente la natura sull’isola) e lasciere fuori dal gate d’imbarco i vandali viaggiatori della Dodo Airlines.
Animal Crossing: New Horizons è un gioco colorato, pieno di allegria. Un toccasana per riempire il tempo libero con attività frivole e curare il proprio angolo di paradiso virtuale: Tuttavia non bisogna sottovalutare la sua sottaciuta anima nera, le variabili di gameplay e meta-gameplay che possono nascere sotto le ombreggianti palme e lungo i sinuosi corsi d’acqua. Non fatevi corrompere e sedurre da Tom Nook e dalle sue politiche, non dategliela vinta sul prestito per la casa, non fatevi irretire dalle sue offerte sugli oggetti esclusivi da comprare con le miglia Nook. Liberatevi dal giogo del Potente.
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Ahahahah articolo fantastico!
Non dimenticherei il contrabbandiere Volpolo 😂
Volpolo a confronto è un ingenuo copista.
WOW, e poi ci lamentiamo se la PETA li demolisce 😀
Animal Crossing: New Horizons, il gioco che fa brutto