Il prossimo 18 febbraio arriva su PS4/PS5 l’attesissimo Horizon II Forbidden West. Sequel diretto di quel Horizon Zero Dawn che nel 2017 ha inaspettatamente elevato lo studio olandese Guerrilla al rango di first party Sony di primissima fascia. Solido nel combattimento e poderoso nel comparto tecnico-artistico, questo open-world ha galvanizzato gli appassionati del genere, lasciando anche intuire fin da subito un grande potenziale di crescita. In particolare, caratterizzazione del mondo e dei personaggi che lo popolano rappresentano il nodo che questo sequel è chiamato a sciogliere. Al centro dell’azione c’è appunto lei, Aloy: un personaggio femminile protagonista assoluto del suo gioco, nel solco di altre figure quali Ellie di The Last of Us (cliccate qui per leggere il nostro speciale) e Lara Croft (cliccate qui per leggere il nostro altro speciale). In questa rubrica proviamo a ricapitolare i tratti salienti di quest’eroina post-post-apocalittica ed a fantasticare su quale possa e debba essere la sua naturale evoluzione in Forbidden West. Se non avete giocato Horizon Zero Dawn sappiate che ci saranno alcuni spoiler di trama che potrebbero risultarvi molesti.
A parte un’illustre eccezione, la più grande differenza tra eroi ed eroine nel mondo dei videogiochi è la totale mancanza di sfogo sentimentale da parte di quest’ultime. Che si tratti di amore romantico o genitoriale, queste strepitose avventuriere-cacciatrici non sanno nemmeno di cosa si parla. Si tratta di un difetto di lunga data di Lara Croft, perennemente circondata da amici ed aiutanti contro ogni tentazione. Potrebbe trattarsi di un difetto anche per Aloy, se questo Forbidden West non introduce delle novità in tal senso.
Le eroine, al contrario degli eroi, spesso mancano di interessi affettivi
A dire il vero, l’incipit del primo capitolo presentava una figura paterna acquisita: Rost, un emarginato della tribù Nora che cresce la protagonista fin dalla tenera eta, in cui anch’essa viene bandita dalla vita comunitaria. Purtroppo per noi, la carica emotiva di questo legame viene bruciata molto presto: Rost muore, Aloy soffre per un po’, poi torna a prendere le macchine a calci.
Giochi come Uncharted 4 oppure The Witcher 3 (per non parlare di Yakuza!), mostrano in maniera lampante perché gli affetti siano cosi importanti per i personaggi eroici. Senza di essi, questi acquisirebbero i tratti unidimensionali di una caricatura: Nathan Drake sarebbe solo un avventuriero avido e sbruffone, mentre Geralt di Rivia sarebbe un cacciatore di mostri scorbutico e mercenario. Tornando all’esempio di Lara Croft: nessuno mette in dubbio il suo appeal come protagonista di avventure appassionanti, eppure nessuno riesce a sviluppare un reale attaccamento emotivo al personaggio che non sia dovuto all’aver sperimentato i primi capitoli come giochi formativi della propria carriera videoludica. Lo stesso pericolo si affaccia all’orizzonte per Aloy: i trailer di Forbidden West hanno pomposamente annunciato che il destino del mondo sarà nelle mani della giovane ragazza dei capelli rossi, dunque si spera che le vengano date emozioni sufficienti per far fronte a cotanta responsabilità in maniera non monocorde.
Aloy è il clone di Elisabet Sobek, una brillante scienziata impegnata in lodevoli questioni ambientaliste quali la lotta con il riscaldamento globale. Espressamente creata con il fine di assicurare la continuità della specie a fronte della minaccia della Piaga di Faro, Aloy nasce nel mondo post-post apocalittico che rifiorisce oltre mille anni dopo la morte di Elisabet.
La connessione tra Elisabet ed Aloy rappresenta una delle migliori carte narrative in mano a Forbidden West
A darle vita è l’intelligenza artificiale GAIA, parte del programma Zero Dawn. La connessione tra Elisabet ed Aloy rappresenta una delle migliori carte narrative in mano a Forbidden West: in primo luogo, fornisce una potenziale figura materna con cui confrontarsi e da cui prendere ispirazione; in secondo luogo, posizione la nostra eroina come una predestinata che ha scolpito nel suo DNA il potenziale di cambiare le sorti della sua specie.
Molti eroi nascono con l’onore e l’onere di grandi cose. Questa predeterminazione genetica ha inspirato molti momenti carichi di pathos ed epicità: si pensi alla Metal Gear Saga costellata di personaggi artificialmente creati per ricoprire ruoli ben precisi, come quello del soldato perfetto, Big Boss. Sarebbe interessante vedere una narrativa altrettanto solenne applicata al mondo di Horizon e, più precisamente, al personaggio di Aloy.
Aloy ha un grande potenziale come personaggio. Ha già dimostrato di poter tenere le fila del proprio racconto, tuttavia non ha ancora mostrato abbastanza sfaccettature per assumere i contorni tridimensionali di un’eroina umana e credibile. La speranza, per ora non fortemente corroborata dai trailer che precedono il lancio di Horizon II Forbidden West, è quella di vedere un’evoluzione narrativa che vada nella direzione tracciata da Naugthy Dog e Santa Monica Studio per i rispettivi franchise di successo, The Last of Us e God of War. Guerrilla, autore del poderoso Decima Engine, non difetta certamente dei mezzi tecnici per mettere a schermo qualcosa che sia in grado di suscitare emozione, oltre che divertimento. Staremo quindi a vedere se gli sviluppatori olandesi (fino ad ora, autori del solo FPS Killzone) abbiano scelto di investire cospicue risorse creative per far salire di livello anche le storie raccontate.
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