Bentornati su Tempo di Caffè, nell’episodio precedente abbiamo cercato di capire perché ci appassioniamo così tanto alle storie, invece oggi proviamo a visualizzare il motivo per cui si creano dei legami fra noi e i personaggi di gioco. Soffriamo e gioiamo in compagnia di Joel ed Ellie e le loro avventure in giro per l’America distrutta, proviamo compassione e tenerezza per Elizabeth rinchiusa nella torre e tremiamo quando dobbiamo decidere chi far vivere tra Michael, Trevor e Franklin. Esiste una spiegazione scientifica per cui proviamo sentimenti affettivi nei confronti di caratteri virtuali nel nostro videogioco preferito?
Nel corso della nostra esistenza facciamo esperienza di una moltitudine di vicissitudini da soli e in compagnia degli altri, ciò determina chi siamo e come reagiamo di fronte alle situazioni. Passando davanti a vicissitudini sia brutte sia cattive riusciamo a comprendere cosa può provare un’altra persona e questo sta alla base dell’empatia che può a sua volta portare alla simpatia (dal greco letteralmente “patire insieme”), implicando il voler aiutare la persona che sta dietro lo schermo. Lasciamo da parte il fatto che si tratti solamente di un personaggio di finzione e piangiamo per le sue sconfitte e gioiamo per i suoi successi. Tutti noi proviamo dolore e sofferenza e la narrazione, garantendo uno spiraglio nei pensieri, passato ed emozioni di un personaggio consente di farci affezionare a lui e capire cosa può provare, aldilà del contesto (non credo che qualcuno di noi si sia ritrovato in una civiltà distrutta da un infezione, tuttavia leghiamo con il personaggio di Joel).
Gli sceneggiatori sono in grado di rendere i personaggi in modo realistico rispetto alle persone che incontriamo nella nostra vita e di inserire esperienze e traumi estremi rispetto agli stessi che avvengono alla gente comune e i dialoghi e le vicende sono scritte in modo più interessante rispetto alla monotona routine giornaliera di ognuno di noi. Il legame che si crea con i personaggi è dovuto non solo a ciò che scopriamo della sua vita intima, che a volte è superiore rispetto a quello che conosciamo delle persone che veramente conosciamo, inoltre cerchiamo di riempire i vuoti di emozioni non dette, attraverso l’empatia proviamo a indovinare ciò che loro stanno provando in base alle esperienze. Il legame tra noi e quei personaggi virtuali è definito dai processi chimici che avvengono nel nostro cervello e noi lo ringraziamo e continuiamo a fare affidamento a tutti gli sceneggiatori che ci hanno fatto provare emozioni forti con dei personaggi.
Fonti: