C’era un tempo in cui giocare calcio per i più giovani – ma non solo – poteva significare soltanto due cose: correre dietro ad un Super Santos o impugnare un controller. Alzi la mano chi non ha mai difeso i pali della più improbabile delle porte, rappresentata il più delle volte dalla saracinesca chiusa di un negozio. Alzi le mani chi non ha esultato per giorni dopo aver gonfiato l’immaginaria rete di una di queste porte, sognando di essere Maradona, Van Basten e così via.
Si faccia avanti, però, anche chi non ha trascorso buona parte della sua infanzia o comunque della giovane età sui campi da calcio virtuali dei vari giochi calcistici. Ai miei tempi, giocare a calcio pad alla mano poteva voler dire una sola cosa: PlayStation e Winning Eleven (o Pro Evolution Soccer).
Il calcistico nipponico, che poi ha assunto col tempo il nome Pro Evolution Soccer, è da sempre stato il simbolo del binomio pallone-videogiochi. Divertimento, grafica completamente fuori scala e cura maniacale per ogni dettaglio. Una formula vincente, che ha dettato legge per decenni. Le cose, però, purtroppo, cambiano e non sempre in meglio.
Col passare degli anni, infatti, la saga calcistica targata KONAMI ha perso gran parte del proprio smalto, in modo quasi incomprensibile ed ingiustificabile. Le ragioni che hanno dato il via ad un crollo tanto papabile quanto triste sono tante.
In cima alla lista dei “colpevoli” c’è da sempre la questione licenze. Sin dai primi anni di vita il titolo ha sempre vissuto con la quasi totale assenza di squadre e campionati su licenza ufficiale. Questa macchia ha intaccato – seppur minimamente – la credibilità di un progetto sorretto, però, da altri punti di forza. Per fortuna, la community col passare del tempo ha saputo arginare il problema, seppur con non poche fatiche. La passione per il titolo ha condotto alcuni pionieri a metter mano ai file editor, compiendo così un vero e proprio miracolo.
Giocare a PES ha sempre significato anche dover smanettare per rendere credibili le divise ed i nomi dei vari giocatori. Tanti però, compreso il sottoscritto, hanno convissuto pacificamente con questa situazione, mossi appunto da una passione pura e senza freni per il calcio secondo KONAMI.
L’avvento dell’era PlayStation 3 e Xbox 360, però, ha dato il via al crollo vero e proprio della saga. Tutta la magia ed il dominio totale di cui il titolo godeva a cavallo tra PlayStation e PlayStation 2 sono di colpo svaniti proprio col passaggio alla settima generazione di console.
Il cambio generazionale ha più che giovato alla concorrenza, capace di risollevarsi e di offrire un prodotto completamente diverso e qualitativamente in costante ascesa. Per PES, invece, il percorso è stato esattamente l’opposto. Anno dopo anno, versione dopo versione, il titolo KONAMI continuava a perdere colpi, fino alla nascita di un divario a tratti incolmabile. Non solo la questione licenze però: a venir meno è stato tutto l’ecosistema, incapace di rinnovarsi e rimasto tediosamente legato ad un passato glorioso ma ormai superato. Sia le modalità di gioco, sia il gameplay sia la grafica, hanno smesso di colpo di evolversi, offrendo così un prodotto sempre più scadente.
Lentamente, ma inesorabilmente, anche il più sfegatato dei sostenitori ha iniziato a cambiare sponda, abbracciando così il cambiamento avanzante. Per fortuna, con l’arrivo di PlayStation 4 ed Xbox One la serie ha iniziato un lungo percorso di ripresa. Un percorso colmo di difficoltà e scetticismi vari, ma che pian piano sta portando i suoi frutti.
Il primo grande tassello è stato posto con PES 2015, arrivato sul mercato sorretto dal Fox Engine – motore grafico di Metal Gears Solid – che prometteva di offrire prestazioni strepitose. L’auspicio era più che fondato: il motore grafico ha reso al titolo numerosi servigi, tutti apprezzatissimi. In primis, grazie al nuovo motore, si è riuscito ad arginare – anche se non completamente – un altro dei difetti storici del brand: i “binari”.
La sensazione di non ritrovarsi a giocare con un album di figurine è tangibile e col passare degli anni la questione è migliorata enormemente. Ad oggi, il gameplay di PES – permettetemelo di dire – surclassa senza appello quello della concorrenza, ma la strada per raggiungere il competitor è ancora molto lunga. Seppur graficamente fotorealistico, il comparto animazioni risulta ancora arretrato sotto diversi aspetti. Elementi come il manto erboso – che a tratti sembra uscito dall’era PlayStation 2 – o le tifoserie, rigorosamente in 2D, fanno ancora storcere il naso. Questo è soltanto un esempio, che risulta utile ai fini della comprensione.
Nel primo capitolo mosso dal Fox Engine, poi, erano presenti soltanto undici stadi e non era possibile cambiare condizione climatica. Si tratta di tante piccole cose che, messe tutte insieme, hanno portato ad un evitabile tracollo. Come dicevamo poco sopra la strada intrapresa, però, è più che positiva, ma una nuova battuta d’arresto rischia di gettare al vento l’ottimo lavoro finora svolto.
Stiamo parlando della recente perdita, gravissima, della licenza esclusiva della Champions League. Dopo tanto anni, la più grande competizione calcistica europea passa alla concorrenza, gettando ancor più nubi sul calcistico KONAMI. Inutile negarlo: la perdita della competizione mette PES in una situazione di svantaggio ancor più marcata.
Per sopperire a tale mancanza, ai piani alti dell’azienda nipponica hanno deciso di puntare su una strategia rischiosa ma che potrebbe, ancora una volta, dargli ragione. Innanzitutto, il titolo uscirà solamente sulle console di attuale generazione. Questo per concentrare gli sforzi in modo più marcato nel tentativo di limare la maggior parte dei difetti tecnici. Animazioni, illuminazione e fluidità in generale dovrebbero uscirne pesantemente rivisitati e migliorati. Non soltanto, anche le modalità di gioco subiranno delle importanti modifiche, in particolare quelle portanti e vale a dire MyClub e Master League. La prima, in particolare, si preannuncia totalmente rivisitata, nella speranza di recuperare terreno nei confronti della concorrenza. Dulcis in fundo, il gioco arriverà sul mercato il 30 agosto, dunque molto prima rispetto al solito e rispetto a FIFA. Una mossa audace, ma che potrebbe aiutare parecchio, almeno sul fronte delle vendite.
Il tutto accompagnato dalle ormai solide certezze, vale a dire un comparto grafico al top ed il solito gameplay che si preannuncia ancor più curato e realistico.
Tutto questo basterà? Troppo presto per dirlo. Certo però, l’acquisto di licenze come quella della Serie A russa e di tante altre minori non può sopperire alla perdita della Champions League.
Siamo di fronte ad un bivio? Probabilmente sì. I ragazzi di KONAMI quest’anno sono chiamati agli straordinari. Riuscire a tener testa, in futuro, non sarà di certo facile, ma la buona volontà sembrerebbe esserci tutta. Del resto, la vera forza sta nel sapersi rialzare e PES lo ha saputo ampiamente fare nel corso degli anni. E voi da che parte state? Credete ancora in PES? Credete ancora in un prodotto che ha “cresciuto” tante generazioni di giovani ma che, pericolosamente, si avvicina troppo ad un burrone? Parliamone insieme.
Palla – e pad – al centro: ricomincia la partita!