Bentornati su Tempo di Caffè, oggi proviamo ad analizzare un fenomeno che accade più spesso, soprattutto in quest’epoca basata sul consumismo e in cui il marketing ci spinge a desiderare oggetti di cui non ne abbiamo realmente bisogno. Personalmente mi sono avvicinato e ho abbracciato la tendenza del minimalismo, il che non vuol dire non possedere nulla, ma (in questo caso specifico) capire, comprendere e analizzare ogni acquisto che si effettua. Non sempre riesco nell’intento: ho la libreria Steam piena di videogiochi mai aperti (anche te, lo so!) e titoli che mi guardano e aspettano solo di essere inseriti nella console. La domanda che i viene da pormi è se il videogioco non è un prodotto d’intrattenimento, ma un oggetto utile in cui far apparire i titoli di coda sulla schermo solo per spuntare una lista fittizia e potersi vantare con gli amici di avere giocato millanta opere. Prendete la tazzina, rilassatevi e godetevi la lettura.
Il videogioco principalmente dovrebbe svolgere la funzione d’intrattenerci, tuttavia ogni giorno ne fuoriescono veramente troppi e i tripla A da recuperare ogni anno si accumulano sempre di più. Sopratutto il problema si presenta se si possiedono passioni collaterali, quindi accumuliamo da più parti oggetti da spuntare. Il problema giace a monte: nel momento in cui decidiamo di effettuare l’acquisto. Siamo consapevoli del fatto che abbiamo trentamila giochi che aspettano di essere inseriti, però la necessità creata dalla strategia di mercato, l’hype e i trailer anche l’influenza sociale da parte di coloro vicini a noi che l’hanno già giocato (anche se il nuovo acquisto dovrà comunque attendere che prima si finiscano gli altri). I preordini sono una strategia assolutamente geniale da parte dell’industria poiché installano un bisogno nell’utente di un qualcosa che ancora non esiste e che, di solito, che non potremmo giocare se siamo dei giocatori che si tengono aggiornati sulle ultime uscite. Ho amici che hanno comperato titoli il giorno dell’uscita e li tengono nello scaffale da anni, poiché avevano una lunga lista in precedenza. Il valore dell’oggetto in sé viene meno, siamo noi a dargliene meno e l’esperienza del giocare diventa stressante: dobbiamo recuperare terreno altrimenti sentiamo di avere perso qualcosa, ma non deve essere un obbligo!
La soluzione è di porsi una semplice ma efficace domanda, che potrà ritenersi utile anche in altri ambiti, oltre a quello degli acquisti videoludici: ho veramente bisogno di questo oggetto? Riflettendo sulle proprie priorità, gestione del tempo e effettiva soddisfazione di una necessità che verrà data dal gioco si arriverà a una celere risposta. Il gioco dovrebbe tornare alla sua funzione originale: intrattenere e far passare il tempo. Non dobbiamo costringerci a finirlo in modo tale che possiamo cancellarlo dalla nostra lista immaginaria: dobbiamo giocarlo perché ci piace. Se qualcosa ci aggrada e ci fa stare bene, allora deve essere perseguita nel tempo, altrimenti diventa una deleteria competizione contro se stessi.