Tempo di Caffè: Lista

I videogiochi sono solo delle liste da spuntare?

Rubrica di Giulio Baiunco

Bentornati su Tempo di Caffè, oggi proviamo ad analizzare un fenomeno che accade più spesso, soprattutto in quest’epoca basata sul consumismo e in cui il marketing ci spinge a desiderare oggetti di cui non ne abbiamo realmente bisogno. Personalmente mi sono avvicinato e ho abbracciato la tendenza del minimalismo, il che non vuol dire non possedere nulla, ma (in questo caso specifico) capire, comprendere e analizzare ogni acquisto che si effettua. Non sempre riesco nell’intento: ho la libreria Steam piena di videogiochi mai aperti (anche te, lo so!) e titoli che mi guardano e aspettano solo di essere inseriti nella console. La domanda che i viene da pormi è se il videogioco non è un prodotto d’intrattenimento, ma un oggetto utile in cui far apparire i titoli di coda sulla schermo solo per spuntare una lista fittizia e potersi vantare con gli amici di avere giocato millanta opere. Prendete la tazzina, rilassatevi e godetevi la lettura.

Il videogioco principalmente dovrebbe svolgere la funzione d’intrattenerci, tuttavia ogni giorno ne fuoriescono veramente troppi e i tripla A da recuperare ogni anno si accumulano sempre di più. Sopratutto il problema si presenta se si possiedono passioni collaterali, quindi accumuliamo da più parti oggetti da spuntare. Il problema giace a monte: nel momento in cui decidiamo di effettuare l’acquisto. Siamo consapevoli del fatto che abbiamo trentamila giochi che aspettano di essere inseriti, però la necessità creata dalla strategia di mercato, l’hype e i trailer anche l’influenza sociale da parte di coloro vicini a noi che l’hanno già giocato (anche se il nuovo acquisto dovrà comunque attendere che prima si finiscano gli altri). I preordini sono una strategia assolutamente geniale da parte dell’industria poiché installano un bisogno nell’utente di un qualcosa che ancora non esiste e che, di solito, che non potremmo giocare se siamo dei giocatori che si tengono aggiornati sulle ultime uscite. Ho amici che hanno comperato titoli il giorno dell’uscita e li tengono nello scaffale da anni, poiché avevano una lunga lista in precedenza. Il valore dell’oggetto in sé viene meno, siamo noi a dargliene meno e l’esperienza del giocare diventa stressante: dobbiamo recuperare terreno altrimenti sentiamo di avere perso qualcosa, ma non deve essere un obbligo!

La soluzione è di porsi una semplice ma efficace domanda, che potrà ritenersi utile anche in altri ambiti, oltre a quello degli acquisti videoludici: ho veramente bisogno di questo oggetto? Riflettendo sulle proprie priorità, gestione del tempo e effettiva soddisfazione di una necessità che verrà data dal gioco si arriverà a una celere risposta. Il gioco dovrebbe tornare alla sua funzione originale: intrattenere e far passare il tempo. Non dobbiamo costringerci a finirlo in modo tale che possiamo cancellarlo dalla nostra lista immaginaria: dobbiamo giocarlo perché ci piace. Se qualcosa ci aggrada e ci fa stare bene, allora deve essere perseguita nel tempo, altrimenti diventa una deleteria competizione contro se stessi.

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