Empires in Ruins: la preview al ragù

Il figlio bastardo dei 4X e dei tower defense

Anteprima di Roberto Turrini

C’è qualcosa di strano in Empires in Ruins, qualcosa che non ti aspetti né da un tower defense, né da un grand strategy, né da un gioco di ruolo, ossia di trovare elementi di ciascuno di questi generi miscelati in una formula per certi versi inusuale. Mentre scrivo mi viene in mente il ragù di mia nonna: mezzo chilo di macinato grosso, un tritato per il soffritto, olio d’oliva quanto basta, sale fino, un paio di barattoli di passata di pomodoro, mezzo bicchiere di vino bianco Marino della Gotto D’Oro… e tu puoi anche comprare gli stessi ingredienti, ripetere ogni suo gesto come se ne fossi l’ombra, ma quel sapore da “datemene ancora o lasciatemi morire così” non saresti comunque in grado di riprodurlo. Ecco, provando due ore dell’ultima build di Empires in Ruins, giunta brevi manu dai ragazzi di Hammer and Ravens – il team di sviluppo – e disponibile gratuitamente anche sul loro sito (link), la sensazione è stata la medesima: io posso anche provare a raccontarvi delle singole parti che compongono il tutto, ma non riuscirei comunque a farvi capire.

Proviamo così: un territorio periferico si sta ribellando alla classe nobiliare che governa un piccolo Principato in un medioevo alternativo dai toni steamqualcosa. A sedare la rivolta viene mandato un “bad guy” che ama l’alcool, i sigari e prendere a cazzotti damerini ignoranti. Al suo arrivo trova milizie spaventate e impreparate, a cui inizia a impartire ordini tramite finestre di dialogo a scelta multipla e illustrazioni disegnate a mano. Le risposte contribuiscono a fornire alle milizie bonus e malus, tessendo al contempo una storyline per soldati duri di cuore e con un senso dell’umorismo greve. Niente fantasy con elfi incantati o nani che stanno in bilico sul terzo braccio, insomma. Con la prima battaglia si prende confidenza con la componente da tower defense, che offre diciassette torri diverse e personalizzabili secondo un proprio albero delle abilità. Si può intervenire su ciascuna di esse singolarmente, aumentandone la gittata, il danno, il rateo, finanche attivando alcune abilità peculiari per creare combinazioni uniche. Questa parte del gameplay comprende anche la gestione strategica in tempo reale delle unità preposte alla riparazione e costruzione delle strutture. I nemici, ovviamente, arrivano a ondate con una frequenza dettata da una serie di modificatori influenzati da ciò che accade “dopo” ogni scontro (che si può vincere o perdere).

Empires in Ruins

Ora: ipotizziamo di aver vinto lo scontro (io ho giocato a livello “intermediate” ma ci sono anche quello facile e quello hardcore). A seconda del comportamento in battaglia avremo avanzato alcune risorse e ci troveremo in una mappa fatta di province, ciascuna caratterizzata da missioni, bandierine ed eventi che dovremo imparare a gestire. Questa fase si muove a turni e potremo, al contempo, lavorare al miglioramento della guarnigione, far evolvere i nostri comandanti in puro stile gioco di ruolo, leggere la corrispondenza e dare avvio ad alcuni dialoghi tramite i quali evolverà la trama e verranno contestualizzati i “riots”, ossia focolai di ribellione che andrebbero/andranno spenti. In tutto questo, la qualità, la quantità e la funzionalità degli edifici sbloccati procede attraverso la ricerca scientifica per un totale di oltre cento (100) diramazioni.

Empires in Ruins sembra essere caratterizzato da ingredienti consolidati e ispirati ai selling point dei grandi esponenti degli altri generi

L’albero delle tecnologie è suddiviso verticalmente in tre sezioni – torri, uomini ed edifici – mentre orizzontalmente segue il procedere dello scorrere di trama e capitoli. Mosso dalla curiosità (e dall’esserci un po’ rimasto sotto per l’hype) sono andato a sbirciare il sito degli sviluppatori, scoprendo architetture che nella mia build non erano ancora state implementate. Si intravedono anche le unità avversarie più avanzate, tipo i cavalieri corazzati, che lasciano intendere una lievitazione naturale delle meccaniche e delle strategie da adottare per avere la meglio su nemici sempre diversi… un po’ come per la pasta madre quando devi fare la pizza e quel canotto non ti viene mai. Per tornare al parallelo con il ragù della nonna, quindi, Empires in Ruins sembra essere caratterizzato da ingredienti consolidati e ispirati ai punti di forza dei grandi esponenti dei city builder, dei gestionali, degli strategici in tempo reale, “cucinati” secondo una ricetta sui generis e che, sinceramente, non ricordo di aver visto altrove. Da un lato si ha l’impressione di essere alle prese con la mappa strategica di Europa Universalis, quindi di far evolvere le proprie difese come in Total War e mentre si impersona Geralt di Rivia in The Witcher ci si appresta a una battaglia di Warcraft III per fortuna senza dover andare a cercare l’avversario (perché sarà lui a venire da noi).

Empires in Ruins

Empires in Ruins verrà pubblicato il prossimo gennaio; per essere sicuro di non perdermi gli aggiornamenti l’ho messo di wishlist e questa operazione mi ha permesso di accedere ad altri screenshot da cui si evince una qualità tecnica in continuo miglioramento. Edifici curati nelle texture e nella modellazione, cambi di stagione con la neve, avversari volanti su macchinari leonardeschi, armi da fuoco e un sistema di gestione dell’avamposto provinciale – quello in cui andranno collocate le strutture migliorative tipo il mercato o la tenda del comandante – ispirate allo stile di Heroes of Might and Magic. Per inciso, ogni avamposto – che poi: io lo chiamo così ma è ancora da verificare con l’attesa localizzazione in italiano – ha una sua gestione autonoma, come fosse una piccola colonia di un 4X a cui assegnare un governatore e una distribuzione delle risorse dettata dalla contingenza del momento. La campagna principale sarà invece affiancata dalla modalità arcade, con tutte e ventisei le mappe da rigiocare con i modificatori e la possibilità di aggiungerne (“gratis”, ci dicono i dev) senza soluzione di continuità. Per quanto acerbo possa essere il mio giudizio, le due ore di anteprima mi hanno divertito molto.

Edifici curati nelle texture e nella modellazione, cambi di stagione con la neve, avversari volanti su macchinari leonardeschi, armi da fuoco…

La build era ancora acerba e si è interrotta lasciandomi un po’ d’amaro in bocca perché avrei voluto godermi quel senso di progressione su cui il titolo sembra poggiarsi. Come avevo scritto per Age of Wonders: Planetfall (qui la nostra recensione), avendo pochissimo tempo da dedicare al medium ho un bisogno estremo di concretezza: se ho solo un’ora libera voglio che quell’ora mi doni un feedback sui passi avanti fatti, che mi lasci da pensare a come muovermi la prossima volta, che mi dia un motivo valido per riavviare l’eseguibile. Empires in Ruins, proprio grazie alla peculiarità del suo gameplay, sembra avere le carte in regola per offrire questo tipo di dipendenza dalle sue meccaniche. Con queste premesse il mio consiglio di metterlo in whislist adesso, magari facendo un giretto sul sito ufficiale per scaricare l’ultima demo disponibile, anche perché stiamo parlando di un team composto da dieci professionisti che hanno finito la scuola dell’obbligo da un pezzo. Non temano di farlo anche i detrattori degli RTS (come me) poiché c’è la possibilità di impostare l’autoresolve per le fasi da tower defense, per quanto ci si arrivi attraverso lo studio di una strategia ragionata e motivati da un forte contesto narrativo; elementi, questi, capaci di alimentare la voglia di farcela da soli (e in punta di mouse).


Questo articolo contribuisce a sostenere la ricerca scientifica sulla sindrome di Rett. Trovate i dettagli dell’iniziativa a questo link.

Ci sono 2 commenti

Moriet_Riberick

Partendo dal presupposto che, portandomi alla mente l’orgasmisco Ragù alla Bolognese della mia compianta nonna ed avermi spedito senza pietà ad avere fame alle nove del mattino, sei riuscito a portare la mia curiosità a livelli davvero alti, tanto da convincermi a dare un’occhiata al prodotto. Vediamo se dopo lo studio finirò per aggiungere un nuovo titolo al mio Backlog. Alla tua Boss. 😉🍻

    il Cinese

    È molto intrigante, sì. Lo aggiornano costantemente, quindi bedremo a gennaio come sarà (ma sembra avere le carte in regola sotto ogni aspetto).

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