Zelda: Link’s Awakening Remake

Il primo Zelda portatile non poteva che tornare in forma portatile

Anteprima di Francesco Dovis

Zelda: Link’s Awakening è stato il primo capitolo della serie ad esordire sul Game Boy, giungendo però dopo la pubblicazione di Zelda 3: A Link to the Past per Super Nintendo, del quale finisce per essere un compendio in formato tascabile.
Ogni singolo aspetto di Link’s Awakening pertanto è plasmato su quell’impostazione di progressione ed esplorazione che ha reso il terzo capitolo una pietra miliare. La scelta di riproporlo ora, a metà strada tra l’uscita del primo Breath of the Wild e il secondo, pertanto ha un senso, dato che quest’ultima iterazione della serie ha segnato uno stacco e una ripresa di alcuni elementi di game design di questi capitoli, pertanto fare un confronto diventa un’esperienza didascalica per qualsiasi appassionato.

Sul fronte tecnico Nintendo ha scelto di mantenere la visuale dall’alto e la struttura bidimensionale, realizzando una conversione fedele e aggiornata soltanto dal punto di vista grafico. La giocabilità rimane praticamente la stessa provata sul Game Boy, ma con alcuni accorgimenti per velocizzare il cambio di equipaggiamento e sfruttare i pulsanti in più di Switch. L’originale infatti poteva contare solo su due tasti, facendo qualche compromesso tra ergonomicità ed efficienza interna al gioco. Snellito questo passaggio le fasi di combattimento sono molto più agevoli, così come l’esplorazione, dove il cambio di area viene gestito in tempo reale, velocizzando ulteriormente le cose. Da questo punto è stato svolto quel genere di aggiornamento per smussare gli spigoli tecnici dovuti all’hardware, lasciando intatto tutto il resto e anzi, valorizzandolo.
La formula base di Link’s Awakening difatti è ancora diretta e immediata, rivelandosi un titolo scorrevole e godibile anche per i giocatori che non hanno avuto il piacere di giocarlo alla sua prima pubblicazione. La mappa, seppur più contenuta, è modellata secondo il criterio di Zelda 3, con diverse aree che compongono zone più grandi, con un avanzamento che non lesina un pizzico di backtracking. Seppur applicata ad un tipo di gioco diverso, permane sempre quel tipo di progressione scandita alla maniera delle produzioni Nintendo di quel periodo, come Super Metroid. C’è quindi un certo dinamismo, ma senza risultare troppo lineare.
Il sistema di combattimento è semplice e facile da padroneggiare, conservando quell’ esperienza quasi arcade, perfetta per una console portatile e che può rendere questo titolo adatto da accompagnare a Switch in trasferta.

Graficamente il lavoro svolto presenta un cambio stilistico netto. Lo stile “chibi” è stato utilizzato per modellare i personaggi, abbandonando quel tratto cartonesco con cui erano state intese le avventure di Link precedentemente. Questo potrebbe risultare di gradimento soggettivo, in quanto discontinuo con il tratto tipico di Zelda e non esattamente compatibile come il design di Wind Waker e Phantom Hourglass aveva saputo essere.
La qualità complessiva però è più che discreta, nonostante i dettagli siano minimali, ogni singola zona presenta diversi effetti illuminazione e sfumature cromatiche, che evitano di lasciare troppo spogli i poligoni. L’intento è volutamente quello di ricreare un diorama e può dirsi riuscito; Link’s Awakening in azione pare come una ricostruzione animata su di un modellino da tavolo, garantendo un tocco originale e suggestivo.
Per adattarsi alla divisione delle zone a parallelepipedo è stato anche inserito un filtro che sfoca i margini esterni, creando quindi un’inquadratura concentrata sul centro, con risultati forse ambivalenti. Da un lato l’azione rimane sempre in primo piano, come se si stesse ingrandendo con una fotocamera, amplificando l’effetto “diorama” di cui sopra, dall’altro il campo allargato garantito dallo schermo ampio di Switch perde quell’ampiezza che avrebbe potuto essere enfatizzata da questo dispositivo e ci ritroviamo con un’altro aspetto che potrebbe lasciare vagamente freddo qualche utente, per quanto non rovini l’insieme.

 

Come aggiunta è stata inserita la possibilità di creare dei dungeon personalizzati, assemblando varie stanze predefinite in un’unica soluzione su misura. Un editor non particolarmente minuzioso o complesso, quanto più rivolto a chi voglia comporre qualcosa con più immediatezza rispetto a titoli che si dedicano espressamente a questo.
Sarà inoltre incluso il dungeon dei colori, che era stato presentato nella prima riedizione per Game Boy Color.
L’unico punto che forse lascia davvero perplessi però è il prezzo di sessanta euro. Pur trattandosi di un rifacimento grafico completo, rimane  sempre un capitolo portatile dalle dimensioni più contenute, pertanto sarebbe stato lecito aspettarsi una cifra lievemente inferiore, anziché allineata a quella delle produzioni tripla-A completamente nuove. The Legend of Zelda : Link’s Awakening rimane un titolo importante, facilmente gradito a chiunque abbia già giocato il terzo episodio, così come per chi voglia approfondire la conoscenza della serie dopo averla avvicinata solo con l’ultimo.

Ci sono 4 commenti

zak84

Non avete detto l’unica cosa importante 😀 le foto? è quindi la versione normale o la DX?

Cmq, se costa 60 euro… scaffale

    nDrake
    nDrake "Master of the Universe"
    NiubboGameplay Café è il mio ritualeChiacchierone!Guardone!E3 2019 Special!Complimenti, ti sei registrato!Capata in boccaJuniorMasterPelé
    20 Giugno 2019 alle 18:07

    Io ho prenotato 99€ di Limited Edition, fai tu 😀

    frangameplay

    Ciao, ti posso confermare che includerà anche il dungeon dei colori della versione DX e aggiunto l’informazione.
    Sul prezzo io ritengo che una quarantina sarebbe stato più appropriato. Avessero fatto un rifacimento in grande stile con il motore di BOTW avrei giustificato meglio i 60-70 euro. Magari provalo quando scende leggermente di prezzo, è un bel capitolo.

Rintarou_Okabe

Prenotata la limited al volo appena aperti i preorder 🙂

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