Se ti definisci gamer sei probabilmente un razzista, secondo uno studio

Sentirsi fortemente parte di una comunità tossica ci renderebbe tossici

Notizia di Jury Livorati

Di studi, analisi, dissertazioni, sillogismi, opinioni non richieste e servizi di Studio Aperto contro i videogiochi ne abbiamo visti in quantità esagerate nel corso degli anni, tanto che ormai essere appassionati di videogiochi è quasi una colpa. Come se non bastasse, però, a gettare benzina sul fuoco del pregiudizio ci si mette un nuovo studio, secondo il quale identificarsi come gamer testimonierebbe una predisposizione al razzismo, a comportamenti sessualmente intolleranti e ad altre forme di estremismo. Lo studio, per essere precisi, si riferisce a coloro che fanno del loro essere gamer la loro principale ragione di vita.

Quando l’identità di gamer è centrale nella tua persona, un fatto che si traduce nella cosiddetta cultura tossica del gioco, questo porta a esclusione piuttosto che a inclusione e a comportamenti come il razzismo, il sessimo e la misoginia“, spiega Rachel Kowert, direttrice della ricerca presso Take This. “Tutti questi elementi che sappiamo essere presenti nel mondo del gaming vengono interiorizzati da coloro che si identificano strettamente come parte della community dei videogiocatori.

Fermo restando che queste gravi affermazioni si riferiscono a una piccola percentuale di individui, considerato che la maggior parte dei videogiocatori sono persone del tutto equilibrate, lo studio segnala che le piattaforme di gioco e i forum dedicati sono spesso luoghi di incontro tra suprematisti, razzisti ed estremisti in generale. Spesso entrare in questi gruppi risulta di aiuto per persone socialmente isolate, ma è un’arma a doppio taglio perché rischia di avvicinarli a posizioni radicali. Questo è particolarmente frequente quando si verifica la cosiddetta “fusione di identità”, un concetto psicologico che si riferisce per l’appunto alla piena definizione di sé secondo un determinato tratto (in questo caso, l’essere gamer).

Senza fare ironia e sterile polemica, non possiamo negare che i risultati degli studi siano motivati e che una parte di verità sia presente in essi. Ci auguriamo però che, come sempre accade, queste deduzioni relative a una stretta minoranza non diventino pretesto per demonizzare l’intera community e per togliere ancora dignità all’intero medium videoludico, ignorando le decine di altri fattori e variabili che possono contribuire alla nascita di una persona dalle tendenze estremiste.

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