Videogiochi come il Covid, potrebbero essere la prossima pandemia secondo il Telegraph

La storia si ripete...

Notizia di Jury Livorati

Ancora non si vede una fine certa per la pandemia globale da Covid-19 che ci sta tormentando da oltre un anno, che qualcuno prevede già la prossima piaga. Quel che è peggio è che, stando a un articolo del quotidiano inglese Telegraph, potrebbero essere proprio i videogiochi la causa di una nuova malattia diffusa, capace di colpire soprattutto i giovanissimi. La tesi viene sostenuta nel pezzo “Spiritual opium: could gaming addiction ruin a generation?” scritto dalla giornalista Annabelle Heseltine. Riassumendo all’osso, quanto sostenuto dall’autrice è che la dipendenza da videogiochi potrebbe interessare sempre più persone, dando valore a quanto dichiarato recentemente dal governo cinese che ha definito l’intrattenimento videoludico una vera e propria droga.

La tesi portata avanti si fa forza dell’opinione della scrittrice Abi Silver, che tra le altre cose riporta alcuni timori legati all’ossessione del figlio per Fortnite. Non solo, ma l’articolo stima oltre ottanta milioni di giocatori nel mondo che potrebbero soffrire di malattie legate al gaming, una cifra del tutto statistica senza alcuna corrispondenza certificata con la situazione reale. Il tutto per arrivare a chiedere una maggiore regolamentazione di un mercato che, a quanto pare, non ha regole abbastanza ferree per determinare quali prodotti possano entrare nelle case degli adolescenti.

La reazione dell’associazione di settore inglese non ha tardato ad arrivare. “È fastidioso vedere articoli come questo, che diffamano ampiamente i videogiochi“, ha dichiarato un portavoce. “Il pezzo accusa ingiustamente trentasette milioni di persone inglesi che trovano nei videogiochi una sana e rilassante fonte di divertimento e contemporaneamente scredita gli sforzi dimostrabili che si stanno facendo per il piccolissimo numero di persone che hanno bisogno di aiuto per la gestione della loro esperienza videoludica. Siamo un’industria responsabile e regolata che ha dimostrato di prendere sul serio eventuali problemi, come con la campagna Get Smart About PLAY per sostenere il gioco sano e sensibile. Continueremo a mantenere questo approccio responsabile e a educare giocatori e genitori a tutti gli aspetti del videogioco.

La storia sembra ripetersi, insomma, con accuse più o meno giustificate contro il mondo dei videogiochi. Un mondo che, per chi ancora fatica a vederlo come una naturale fonte di svago e, in qualche caso, come una delle infinite declinazioni del senso artistico, continuerà a spaventare. Ma anche un mondo che, nei suoi angoli più bui, può davvero nascondere rischi per qualche individuo particolarmente suggestionabile. Una minoranza che però non va presa come pretesto per demonizzare un’intera comunità, bensì aiutata come si farebbe con qualunque altro disturbo o ossessione.

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