Castlevania 3: il ritorno della serie animata di Warren Ellis è… dark!

La terza stagione di Castelvania segna un profondo solco con le precedenti. Scoprite insieme a noi il perché!

Cinema & Serie TV di Salvatore Cardone

C’è della bellezza, unita a tanta controversia, intorno al lavoro di Warren Ellis, che soltanto qualche anno fa ha deciso di imbarcarsi in una missione tutt’altro che semplice: dar vita, sotto forma di anime, a un immaginario tanto complesso quanto dannatamente affascinante come quello di Castlevania.

Le missioni difficili, chiaramente, non sempre vengono portate a termine appieno, e proprio Ellis con il suo travagliato lavoro dedicato alle vicende dei Belmont, del conte Dracula e di suo figlio Alucard ne ha dovuto ben presto fare le spese. Il lavoro finora compiuto con le precedenti stagioni è infatti risultato apprezzato soltanto a metà, con una prima stagione sin troppo introduttiva e una seconda decisamente più a fuoco ed esplicativa che però lasciava il fianco ad alcune incertezze di sorta.

Per tal motivo, l’arrivo della tanto chiacchierata terza stagione era atteso dai fan come una manna dal cielo. Scoprire in che modo Ellis avrebbe continuato la propria missione, in compagnia di ciò che rimane di una storia che nel corso della seconda stagione sembrava concludersi in qualche modo, è uno spartiacque fondamentale per il successo della serie, una serie dal potenziale smisurato ma se vogliamo ancora alla ricerca di una sua identità precisa.

Dopo aver letteralmente divorato i dieci episodi da cui è composta questa terza tornata siamo pronti con la nostra disamina, a cui abbiamo deciso di dedicarci a mente caldissima per evitare di perdere quei dettaglio che, secondo il nostro punto di vista, ne ha sancito un successo finalmente quasi assoluto e per certi versi inattaccabile.

Storie di vampiri… ma non solo!

La terza stagione di Castlevania parte raccogliendo i cocci di una storia potenzialmente conclusa, che ha visto i numerosissimi tasselli di un mosaico complesso e variegato, attaccarsi seppur con qualche fatica quasi alla perfezione. La scomparsa di Dracula per mano di suo figlio Alucard e dei suoi alleati Trevor Belmont e Sypha, la bellissima maga dei Parlatori, ha innescato un complesso meccanismo di eventi, tutti in qualche modo collegati alle conseguenze dovute proprio alla distruzione di quello che potrebbe definirsi un equilibrio ormai sull’orlo della distruzione.

La chiesa, lo stesso Alucard, auto esiliatosi dopo la morte del gentiore, la coppia romantica formata da Trevor e Sypha e soprattutto le forze del male, costrette a riorganizzare le proprie fila dopo la scomparsa del principe delle tenebre, vivono uno stato di continuo fermento, di doverosa mutazione, costretti a far fronte ad una situazione nuova, a un mondo che si affaccia al domani con tante incertezze ma, almeno apparentemente, con un barlume di speranza, sctrubabile in fondo ad un tunnel il cui termine risulta sempre ben difficile da vedere.

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Tutto, o meglio, tutte le storie nella storia sono destinate a cambiare nel giro di pochi istanti, ricordando così allo spettatore quanto il mondo di Castlevania sia fondamentalmente pessimistico e oscuro: Trevor e Sypha, in viaggio alla ricerca di vampiri e creature oscure da sterminare, si imbattono in un villaggio in cui chiaramente le cose non sembrano andare come sembra. La vita solitaria di Alucard viene stravolta dall’arrivo di due giovani cacciatori di vampiri mentre Carmilla, tornata in “patria” per organizzare il proprio piano malefico insieme a un prezioso souvenir, ossia il negromante Hector, dà il via nell’oscurità ad una sorta di rivoluzione della figura stessa del vampiro, accompagnata dalle “sorelle”, delle potentissime vampire, determinanti a loro modo nell’economia della storia.

Castlevania 3 segna un importante passo avanti sul fronte della scrittura e della narrazione

Col passare degli episodi, però, ci si rende velocemente conto che la trama generale ha spazio anche per un’altra sottostoria, decisamente interessante e imprevedibile, dedicata all’altro generale delle armate di Dracula: Isaac. L’uomo intraprende un viaggio alla ricerca di Hector, desideroso come non mai di conoscere il destino di colui che egli considera un traditore. Questo variegato complesso tematico, di cui non vogliamo svelarvi altro, accompagna lo spettatore sino all’ultimissimo episodio, con risultati che in tutta onestà ci sentiamo di premiare grazie anche ad una maggior cura nel dialoghi e nella precisione stessa della narrazione, decisamente predominante rispetto alle prime due stagioni.

Il trionfo del… contorno!

Chi conosce la saga Castlevania saprà benissimo che, probabilmente, uno degli aspetti più lodevoli della produzione è la profondità di un immaginario vasto, ricco di punti di spunto da cui attingere a piene mani, cosa non sempre riuscita del tutto, finora, a Ellis & co durante la stesura di questa “conversione” animata. E, finalmente, questa terza stagione vuole in qualche modo rimediare al torto in questione, mostrandosi sin dalle prime battute come un prodotto desideroso di ostentare con forza e convinzione un bagaglio tematico vasto e ricco di punti da cui in qualche modo ripartire dopo la conclusione di un arco narrativo imponente, che ha di fatto segnato l’uscita di scena del villain principale della serie.

La terza stagione di Castelvania si concentra dunque non soltanto sui protagonisti, anzi, quasi relegati ad un ruolo “marginale”, ma anche e soprattutto sul gigantesco contorno che aleggia intorno a loro. Diventano fondamentali, ad esempio, i tormenti interiori di Isaac e Hector, legati da un destino diverso ma in qualche modo simile, che qui diventano praticamente una delle colonne portanti di una narrazione sempre più attenta ai dettagli e che non lascia nulla al caso.

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Il viaggio di Isaac, lo spazio ad egli dedicato, è forse uno dei punti più alti di una produzione che fa della varietà la sua arma vincente, una varietà che apre i propri orizzonti grazie anche all’introduzione di nuovi volti, tutti a nostro modo di vedere decisamente interessanti e ricchi di spunti d’interesse. Basti pensare, ad esempio, alle sorelle di Carmilla: Striga, Morana e soprattutto Lenore sono personaggi splendidi e fortemente caratterizzati, dotati ognuno di una potenza scenica decisamente superiore rispetto ai classici “comprimari” di turno che in questa stagione della serie assumono un ruolo nettamente più centrale.

Il supporting cast di questa terza stagione ci ha convinto appieno

Il rapporto tra Lenore e Hector, prigioniero di Carmilla, è una delle scelte narrative più interessanti di tutta la stagione, il cui culmine viene raggiunto soltanto nell’ultimo episodio, in cui tutte le sottotrame imbastite vengono in qualche modo risolte, lasciando così lo spettatore di fronte ad una nuova sensazione di “paura” nei confronti di ciò che effettivamente avverrà in futuro.

Molto interessante è l’introduzione di altri due volti nuovi, i giovani cacciatori di vampiri Zumi e Taka. I due splendidi sterminatori di creature sovrumane si imbattono in Alucard, non a caso, e trovano in egli una sorta di genitore mancato, capace di dargli amore e protezione e soprattutto di dedicargli del tempo prezioso. Da buon “padre” Alucard proverà a spiegare loro tutti i segreti del combattimento e le sue grandi conoscenze, ma questo bel rapporto non viene esplicato nel migliore dei modi, finendo forse un tantino in secondo piano rispetto agli altri sviluppi narrativi che la serie porta con sé.

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La menzione finale per il cast la vogliamo dedicare a uno dei villain principali della stagione: il Priore Sala. La sua follia e la sua sete di oscurità nascosta dalle vesti di una chiesa sempre più oscura e malata sono l’emblema di una corruzione diabolica, asfissiante, opprimente, onnipresente, che in questa stagione si avverte ancor di più rispetto al passato.

Direzione e tecnica

Sul piano tematico, dunque, in questa terza fatica di Ellis dedicata a Castlevania, si nota con forza la scelta di abbandonare in qualche modo una narrazione statica in favore di un dinamismo finora decisamente meno marcato. Un po’ come accade anche in altre produzioni la storia viene spaccata in più parti distinte che proseguono in modo autonomo, incrociandosi all’occorrenza e in alcuni casi senza farlo mai, risultando alla fine decisamente interessanti e godibili.

Da vedere Castlevania 3 rimane uno spettacolo

Le quattro storie si muovono così in simultanea, in modo armonioso, accompagnando lo spettatore lungo l’arco di dieci episodi ugualmente interessanti da vedere e da seguire, in cui raramente si assiste a momenti morti di sorta. La scelta di puntare forte sulla narrativa si ripercuote in qualche modo anche sullo stile generale dell’opera, che qui abbandona la vena action in favore di uno stile nettamente più pacato e riflessivo. I combattimenti, per dirne una, si possono contare sulla punta delle dita, lasciando spazio maggiore ad elementi quali il dialogo, il confronto e, perché no, ad una vena introspettiva ben marcata.

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A tutto questo si aggiunge un comparto tecnico sugli scudi: particellari, resa cromatica, qualità degli scenari sono assolutamente di pregevole fattura, e contribuiscono a fomentare quella sensazione di immersione decisamente meno marcata in passato. Peccato per alcune animazioni che, in alcuni frangenti, appaiono troppo ingessate e poco naturali, ma si tratta comunque di un fattore meno predominante rispetto all’ottimo contorno.

Nel complesso il risultato è più che riuscito: questa terza stagione di Castlevania è decisamente più matura, scritta in modo più consapevole e soprattutto caratterizzata da un’impronta autoriale decisamente più marcata che in passato.


In conclusione…


La terza stagione di Castlevania ci ha convinto praticamente appieno. La scelta di concentrarsi maggiormente sulla natura introspettiva dei personaggi e la volontà degli sceneggiatori di ampliare sempre di più il bagaglio tematico della serie ci è sembrata decisamente azzeccata, supportata anche da una scrittura precisa e da momenti morti ridotti praticamente all’osso. Ne consegue un prodotto interessante da seguire e da vivere che sembra avere ancora tanto da dire dopo aver gettato le basi per un futuro che, al netto dell’immaginario in questione, potremmo definire radioso.

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