Godzilla II: King of the Monsters – Distruzione assoluta nello scontro definitivo

Nel piacevole panorama di Cinecittà World abbiamo visto in anteprima la terza pellicola del MonsterVerse, Godzilla II: King of the Monsters; siamo pronti a parlarvene nella nostra recensione

Cinema & Serie TV di Simone Di Gregorio

Seguito del discusso film di Gareth Edwards del 2014 e ambientato circa cinquanta anni dopo i fatti di Kong: Skull Island, Godzilla II: King of the Monsters si prende fin da subito la responsabilità di porre solide basi al neonato universo cinematografico del MonsterVerse, crossover portato avanti da Warner Bros. e Legendary Pictures che si pone senza dubbio come uno dei progetti dal valore produttivo più rilevante e florido degli ultimi tempi, specie in ottica futura. In attesa del conflitto tra le due creature simbolo di questo immaginario in Godzilla vs. Kong (maggio 2020), Godzilla II ci offre un’azione costantemente con il piede sull’acceleratore, mai rallentata e mai controllata, volta all’esplosione cromatica e distruttiva di uno scontro definitivo fuori da ogni scala finora concepita. Mentre il primo capitolo falliva forse nel non comprendere la propria identità e nello sprofondare dunque in una deriva autoriale ridondante e in gran parte mal ritmata, questa seconda iterazione non abbandona mai l’attenzione dello spettatore, in un crescendo che avvolge già a partire dalla seconda mezz’ora.

Se siete quindi curiosi di scoprire se abbiamo effettivamente apprezzato Godzilla II: King of the Monsters, non vi resta che proseguire nella lettura della nostra recensione! Vi ricordiamo che il film arriverà nelle sale italiane a partire da domani, giovedì 30 maggio, distribuito da Warner Bros. Pictures. Siete pronti al ritorno del Re dei Mostri?

La trama prende il via diverso tempo dopo la distruzione di San Francisco ad opera dei MUTO e di Godzilla, assorbendone però le conseguenze

Come intuibile dal cospicuo materiale promozionale diffuso negli scorsi mesi, Godzilla II prende il via diverso tempo dopo la distruzione di San Francisco ad opera dei MUTO e di Godzilla, assorbendone però le conseguenze e sviluppando il suo intreccio di conseguenza. Emma Russel (Vera Farmiga) è una ricercatrice della Monarch (organizzazione segreta incontrata nelle due pellicole precedenti del MonsterVerse) distrutta dal grave lutto della perdita del figlio nel disastro provocato dai due mostri, che ha causato la rottura del suo matrimonio e l’instaurazione di un insolito rapporto quasi simbiotico con la figlia Madison (la sempre talentuosa Millie Bobby Brown). Il contributo della dottoressa nel Progetto Orca, dedito allo studio delle frequenze utilizzate dai titani – questo il nome dato alle creature/kaiju – per comunicare, costituisce la catalisi di un racconto che attraversa in realtà binari molto tradizionali per il cinema di genere, affidandosi a colpi di scena prevedibili – di cui uno, su cui gioca la prima parte del film, rivelato nei vari trailer – , tematiche più e più volte trattate e morti tutto sommato non di immenso impatto.

Abbiamo l’organizzazione bioterroristica (guidata dall’Alan Jonah di Charles Dance), la prospettiva ridimensionante di un personaggio innocente, il classico momento di riscatto e redenzione, come da copione, ma soprattutto abbiamo è la volontà di porre i primi tasselli dell’immaginario di un universo condiviso di ampio respiro. Il preludio al combattimento finale si concretizza in una serie di informazioni – appena abbozzate in realtà e inserite forzatamente nel fluire della trama tracciata – volte evidentemente a fare da sostrato di partenza per ciò che verrà dopo questa già immensa produzione. Una volta terminata la visione di Godzilla II sarà ben facile difatti comprendere gli eventi futuri del prossimo Godzilla vs. Kong, il quale a questo punto si delinea come una titanica scommessa da parte di Warner Bros. ed affini anche solo nel pensare di eguagliare la meraviglia grafica, artistica e compositiva degli scontri di King of the Monsters.

Godzilla II non smette mai di stupire grazie ad una fotografia stupefacente

Partendo dal design di ogni singolo titano, fino ad arrivare alla chiave cromatica a ciascuno di questi dedicata, passando per l’inattaccabile computer grafica, Godzilla II non smette mai di stupire. Laddove la pellicola di Gareth Edwards preferiva percorrere in toto il sottile filo virtuoso della irrisoria percezione umana rispetto alle gargantuesche dimensioni di Godzilla e MUTO, quasi a tramutarli in presenze invisibili di una natura abietta ed irrequieta, qui il film di Michael Dougherty segue ed amplifica la lezione sopra le righe di Kong: Skull Island; si gettano di continuo nelle retine dello spettatore immagini mozzafiato dalla portata sconfinata e fulminante, senza mostrare il fianco a vistosi momenti di stanca. La delicata e brillante palette dell’elegante e regale mega-farfalla Mothra si contrappone al brutale impatto della aggressiva gamma di rossi del temibile Rodan, le tonalità bluastre di Godzilla specchiano all’opposto il giallo elettrico dello stupendo idra Ghidorah. La fotografia di Lawrence Sher in color correction, sia per singolo mostro, sia in particolare quando le creature finalmente combattono l’una con l’altra, dà vita ad inquadrature straordinarie sotto ogni piano e punto di vista, tanto opere d’arte autonome, tanto cariche di un significato simbolico che affida grande e riverente sacralità ai titani mostrati.

Lotta all’ultimo sangue non solo tra esseri quasi divini, ma tra veri e propri sistemi naturali, uno volto alla distruzione e al dominio, l’altro all’armonia (chiara qui l’allegoria di fondo filo-ambientalista), in contatto attraverso il condensarsi di soluzioni cromatiche mai scontate e anzi valorizzate da una costruzione digitale a cui risulta complesso in definitiva criticare qualcosa, in primis per la qualità tecnica mostrata, in secondo luogo per lo scorrere di una regia piuttosto chiara nelle sequenze maggiormente concitate. Alternare primi piani tra i volti dei titani prima di un assalto reciproco (con tanto di zoom), allargare su campi lunghissimi che finiscono per divenire figura intera di silhouette immense: Godzilla II accetta (e grida) la declinazione di monster movie molto più dell’apripista di Edwards e di Kong: Skull Island, che al contrario di rado prendeva veramente sul serio il genere di appartenenza (ricordiamoci di John C. Reilly con la katana contro uno strisciateschi).

In conclusione, Godzilla II: King of the Monsters è un ottimo monster movie che più del primo capitolo riesce a sorprendere per qualità di immagini e valori produttivi, folgorando con composizioni clamorose in fotografia e mettendo in piedi fin dall’inizio un ritmo straripante mai contenuto o in qualche modo mediato. Certo, i topos narrativi non sono assenti e l’intreccio si conferma dunque prevedibile e creativamente stagnante, ma dopotutto non può apparire corretto cercare di vedere in un’opera quello che in assoluto non si prefigura essere, sviandone concept e natura; Godzilla II vuole apparire come una devastante bomba termonucleare di colori ed azione, un prodotto di intrattenimento che mette da parte l’uomo per porre al suo centro la sacra figura dei kaiju, veri ed unici protagonisti dello splendido esperimento che risponde al nome di MonsterVerse. Tra un anno ne vedremo delle belle.

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