La Casa di Carta 5: le nostre prime impressioni sulla serie

Abbiamo visto due episodi in anteprima della nuova stagione, ecco cosa ne pensiamo

Cinema & Serie TV di Simone Lelli

Una delle serie evento più attese di sempre sta per tornare, per quello che sembra essere l’ultimo giro di pista prima del gran finale: La Casa di Carta 5, che uscirà a breve con la sua prima parte su Netflix, è pronta a stupirci di nuovo a suon di colpi di scena, momenti profondi e tanto stile. Partita come una nicchia, questa serie, che in America prende il nome di Money Heist ma che è nata in Spagna come La Casa de Papel, ora ci racconterà in tutto e per tutto il futuro dei nostri amati rapinatori.

Per l’occasione, abbiamo potuto vedere in anteprima i primi due episodi della stagione, e per questo iniziamo a tirare un po’ le somme su quella che sembra essere una partenza un po’ risicata. Ricordiamo che la Casa di Carta arriverà oggi su Netflix con la prima parte di questa quinta stagione.

Ciò che fin dal principio ha conquistato i fan de La Casa di Carta è stato il pool di personaggi: questi strani ladri, tutti caratterizzati approfonditamente (al punto da sfruttare flashback per raccontarli) diventano l’attrazione principale di un prodotto che spesso sfiora l’assurdo, con cognizione. Per questo motivo l’avanzare della serie ha portato i fan dal raccontarla come una delle più particolari in circolazione a qualcosa che, per ora, sembra necessiti di una chiusura definitiva. La quinta stagione non dimentica il resto: nonostante eviteremo spoiler della precedente, c’è da dire che due puntate bastano per percepire fin da subito il feeling classico.

Ecco allora che ci sono le solite dinamiche un po’ bislacche, le stesse che hanno reso la serie ciò che è ad oggi. Ogni azione fatta dai vari personaggi ha sempre dell’assurdo, e tutto porta come al solito a dinamiche già viste precedentemente, dove il Professore si rivela essere un geniale mastermind in confronto alla polizia, nonostante le teste calde dei rapinatori riescano ogni volta a creare problemi dove non ce ne sono. Questi problemi, inoltre, sfiorano talvolta l’assurdo e il ridicolo, quasi volutamente. Vi basterà pensare che si creeranno relazioni interpersonali e dinamiche di rapporto che richiederanno un paio di secondi per essere digerite, anche perché hanno poco senso e sono più vicine alle altre produzioni spagnole famose nel mondo, le soap opera.

Insomma, con La Casa di Carta 5, nel bene e nel male, abbiamo ciò che i fan vogliono di sicuro: altra Casa di Carta. Questo significa quindi parlare di sparatorie insensate, di colpi di scena alla Light Yagami dei poveri (Death Note, ndr.) e tanto, troppo ostentato stile spagnolo. Parlando della tecnica, in realtà La Casa di Carta brilla per tutto ciò che riguarda il dietro la cinepresa: le musiche sono azzeccate, la fotografia è geniale a tratti e il girato funziona molto bene. D’altro canto, la recitazione degli attori sembra quasi trascinata a tratti, e la sceneggiatura è volutamente assurda, al punto che non tutti potrebbero trovarla gradevole.

Contestualizzando un po’ meglio il tutto, c’è da dire che almeno la serie tv spagnola rimane coerente: non vuole strafare e non vuole uscire dai suoi binari, e per questo merita un elogio. Ovviamente mettersi dei limiti ai lati durante il proprio percorso equivale anche a dover rimanere sotto certi canoni, che spesso in La Casa di Carta toccano l’assurdo. Una voluta voglia di strafare, soprattutto nelle dinamiche legate ai vari personaggi, che inizia a tirare troppo la corda al punto da mostrarsi paradossale.

Insomma, questa nuova stagione, che oggi è disponibile parzialmente su Netflix e che finirà a dicembre, sembra essere il canto del cigno della produzione. Forse proprio l’evoluzione spagnola di Netflix, che abbiamo potuto vedere anche con serie come Élite, ha richiesto che questa Casa de Papel superasse i limiti imposti nelle prime stagioni, che pure se dotate di meno potere monetario, almeno avevano un filo di coerenza che teneva tutto in linea, al punto da rendere indimenticabile la scena del padre di Denver o le azioni sconsiderate di Tokio, e che invece adesso sembrano solo delle mosse sulla scacchiera dell’assurdo.

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