La fotografia da Premio Oscar di David Cage

Perché Detroit: Become Human è anche un gioco bellissimo da guardare

Galleria fotografica di Roberto Turrini

Ho completato Detroit: Become Human quattro volte; quattro volte e ne ho giocato meno del 60%. Lo straordinario lavoro di David Cage, che in primo luogo si fa notare per la sceneggiatura, le diramazioni in termini di scelte morali, finali multipli e alcuni affondi su temi tra i quali la xenofobia, il genocidio e il razzismo, segna un touchdown anche per quanto riguarda la fotografia, vero fiore all’occhiello della produzione Quantic Dream.

La galleria è ricca di spoiler sulla trama, quindi occhio!

La galleria è ricca di spoiler sulla trama, per quanto abbia cercato di cogliere momenti meno espliciti di altri, quindi va considerata come un omaggio appetibile a chi ha già completato almeno una run e, magari invogliato da qualche spunto alternativo, potrebbe trovare le energie per ricominciare tutto dall’inizio e scegliere una strada diversa. Personalmente faccio fatica a staccarmi dalle storie di Connor, Kara e Marcus, insoddisfatto di non essere ancora riuscito a scoprire ogni segreto disseminato dal game designer francese nel suo ultimo lavoro. Ho letto pareri contrastanti, giudizi meno entusiasti e critiche poco argomentate… ma io ho amato ogni secondo di gioco. Vi lascio quindi alle immagini di questa mia indimenticabile esperienza ludica: spero vi piacciano. Chi volesse leggere la nostra recensione, firmata da Antonio Fucito, potrà farlo a questo indirizzo (link), mentre per la videorecensione e le varie dirette consiglio di utilizzare il motore di ricerca. Chiudo con il rammarico di non aver potuto catturare questi screenshot con un photo mode, visto che attualmente Detroit: Become Human non lo prevede. Un vero peccato, oggi come oggi, dato che molti utenti amano perdersi tra le inquadrature possibili allungando, indirettamente, la longevità dei titoli che lo implementano. Sarà per la prossima volta, sperando di non dover aspettare la prossima generazione di console per mettere le mani sul seguito (perché ci sarà un seguito, giusto?).

Ci sono 1 commenti

Frank

Raramente ho provato così tanta empatia per i personaggi di un videogioco, delle IA ,per natura stessa del media, che mostrano umanità e dubbi animistici su loro stessi e sul creato. Chloe poi, con la sua presenza così “intima” col videogiocatore è la ciliegina sulla torta.
la sensazione di poterli perdere in qualsiasi momento è appagante e al contempo opprimente. Ti affezioni e desidere l’epilogo migliore, e per fortuna la maggior parte delle volte l epilogo perfetto è il meno probabile.
A mio avviso questo gioco ha osato nel creare quel legame tra personaggio e giocatore, ed è riuscito nell’intento. Non avrà forse soddisfatto le aspettative di molti in tal senso ma è stato raggiunto un nuovo livello, una nuova tacca incisa nella storia del media, nella rottura della quarta parete. Per me una grande rivelazione Detroit

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