The Witcher 3: Wild Hunt

Le ultime gesta di Geralt di Rivia

Galleria fotografica di Rostislav Kovalskiy

Il fantasy è uno di quei generi capace di appassionare i giocatori di tutte le età. Le tante tipologie di fantasy permettono poi la fruizione tranquilla delle opere in ogni età, anche se due grandi giganti sono sempre presenti nelle librerie, il Dark Fantasy e l’High Fantasy. Tralasciando il fantasy epico per, il Dark Fantasy si è evoluto dalle sue origini e ci ha regalato tante perle, tra cui anche le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Un po’ più in basso abbiamo però un altra opera imponente e importante, quella dedicata alle gesta di Geralt di Rivia, scritta da Andrzej Sapkowski.

Nonostante una certa repulsione dell’autore, bisogna ammettere a pari merito che anche i videogiochi sviluppati dai ragazzi di CD Projekt RED viaggia su dei livelli davvero alti. La storia in cui non esiste il vero bene o il vero male, ma tutto coesiste per un fine più grande e anche il protagonista, Geralt, non è un cavaliere che cavalca con la sua lucente armatura. Certo, risolve i problemi delle persone comuni, ma a un prezzo, perché nessuno da niente per niente.

Immergersi in un mondo cosi vasto come quello di The Witcher 3: Wild Hunt vuol dire affrontare un grande numero di ore non solo sulla missione principale, ma anche su quelle secondarie. Con questo gioco, troviamo infatti, un open world in cui le missioni secondarie sono dei racconti da vivere con tutta la profondità scritturale di cui sono dotate. Ci si accorge presto che ogni sasso è messo nel suo posto per un motivo e praticamente tutto ha un senso. Anche dal lato grafico è facile rimanere stupefatti dalla qualità generale, anche al livello registico dell’opera. Boschi pieni di vegetazione, città dettagliate e definite e costruzioni dell’est Europa sono il succo saliente di un mondo in cui, come ho detto, tutto scorre con un senso.

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