Vero e proprio fenomeno di costume, la serie Mount & Blade si è ritagliata in poco più di un decennio una posizione privilegiata nel cuore dell’utenza PC grazie al particolare lavoro dello studio turco TaleWorlds, artefice di un simulatore di vita medievale in un mondo fittizio ma vivo e pulsante, fatto di tumulti e giochi di potere da poter sfruttare per poter diventare il sovrano di Calradia.
D’altronde chi non ha sognato, seguendo la serie Vikings, di rivivere l’ascesa di Ragnar Loðbrók da umile contadino norreno a sovrano dei normanni? Mount & Blade II Bannerlord fornisce al giocatore tutti gli strumenti necessari per intraprendere quel cammino, senza però mai stendergli il tappeto rosso.
Come per l’originale Mount & Blade e le innumerevoli espansioni che l’hanno seguito, su tutte Warband che ha rivoluzionato la serie, il nostro viaggio in Bannerlord inizia con la creazione dell’alter ego avendo a disposizione un’infinità di opzioni tra cui scegliere lasciandoci decidere fisionomia e luogo di nascita, i tratti che ci hanno contraddistinto dalla fanciullezza alla pubertà – una biografia che altro non è che un sistema molto astuto per assegnare punti abilità – fino a renderci l’uomo con cui decidiamo di iniziare l’avventura.
Terminata la creazione del personaggio, Mount & Blade II: Bannerlord ci inizia al mondo di gioco con un prologo che fornisce il contesto storico di una Calradia di duecentodieci anni precedente a quella vissuta in Warband. Ci troviamo in Calradia dunque, un continente fittizio vagamente simile all’Anatolia, alle prese con i contrasti tra otto grandi fazioni, più diversi clan minori, anch’esse liberamente ispirate a civiltà e tribù esistenti: nel gelido nord i regni di Sturgia (ispirato al popolo Rus’) e Battania (celti) depredano e consolidano il proprio potere grazie a fanteria ed imboscate nei boschi, ad ovest i Vlandiani (normanni) basano la loro potenza sulla cavalleria pesante mentre le infinite steppe ad est ospitano il popolo Khuzait (un crogiolo di popoli turchi e mongoli) ed i loro temibili arcieri a cavallo.
Nell’eterogenea geografia di Calradia svetta a sud il deserto popolato dalle tribù nomadi Aserai (civiltà arabe pre-islamiche) che completano un quadro al cui centro c’è la fazione un tempo più potente e prospera del continente, l’Impero, ormai ridotto a mera ombra della gloria che fu, a causa delle invasioni barbare e delle guerre civili che l’hanno scissa in tre fazioni, gli imperi del Nord, dell’Est e dell’Ovest (ovviamente riconducibili alla storia romano-bizantina).
Mentre i signori del regno sono impegnati a placare la loro sete di sangue e ricchezze battagliandosi l’un l’altro il nostro protagonista ha a che fare con minacce ben più imprevedibili quali i briganti, criminali onnipresenti nel continente che hanno preso di mira noi e la nostra famiglia. Riusciti a liberarci grazie a situazioni di comodo utili a piazzare l’ultimo, importante, punto abilità, ci troviamo soli con nostro fratello a dover dare la caccia agli aguzzini dei nostri familiari muovendo i primi passi sulla mappa di gioco.
L’esplorazione tra le infinite lande del continente avviene con una visuale dall’alto che segue l’icona del nostro party indicandoci i centri abitati limitrofi oltre a briganti, eserciti e carovane nei dintorni accompagnati da un semplice hud tripartito che indica a destra le informazioni mordi e fuggi come le razioni di cibo, salute, autorità nella fazione, monete ed il passare dei giorni, mentre a sinistra i sei menù sono dedicati all’assegnare i punti abilità, organizzare l’inventario, avere una panoramica del party e dell’esercito e riepilogare le quest, mentre gli ultimi due pulsanti ricapitolano le gerarchie della nostra fazione e del regno a cui ci siamo eventualmente uniti.
Una volta ottenute informazioni su Radagos, il brigante che ha osato mettersi sulla nostra strada, ci dirigiamo verso il suo accampamento nascosto tra le montagne per l’ultimo tutorial sul combattimento.
Dopo aver approcciato l’icona del nascondiglio eccoci finalmente giunti sul primo vero campo di battaglia, per l’occasione rappresentato da una incursione del nostro scarno esercito contro i banditi di Radagos sparsi per la montagna. Qui facciamo la conoscenza del menù di gestione delle truppe rappresentate da delle figurine rappresentanti tipo e numero dell’unità in alto al centro dello schermo, da comandare tramite i comandi rapidi dei tasti F1 ad F7 per ordinargli di adottare un preciso assetto, caricare il nemico a testa bassa o dare l’ordine agli arcieri di scoccare frecce a ripetizione sulla fanteria avversaria.
L’impersonare un generale in battaglia è davvero eccitante e sicuramente più adrenalinico da vivere in prima persona rispetto ad un Total War, ma c’è da dire che spesso si sente la mancanza di una visuale dall’alto o di un pulsante di pausa per organizzare al meglio di scontri, ma è anche questo il bello della ressa della battaglia. Ciò che non funziona è da ricercare nella gestione dell’esercito, che nelle prime fasi non da grossi problemi essendo poche unità della stessa tipologia, ma girovagando per l’impero ed assumendo soldati di etnie e specialità diverse spesso avremo a che fare con una lista lunghissima impossibile da ordinare per tipo o livello (le unità dopo ogni combattimento accumulano esperienza fino ad evolvere in un’unità di quel ramo più avanzata), mancanza strutturale che penalizza quelle missioni in cui non potremo usare l’intero esercito come ad esempio i raid notturni contro i banditi, con il gioco che deciderà per noi la manciata di unità da portare in battaglia a seconda di quali sono ordinate prima.
Dopo aver indirizzato i nostri prodi all’assalto delle sparute truppe sparse qua e la è arrivato il momento di combattere Radagos. Parlando col bandito ci darà due opzioni: aizzare le truppe in uno scontro frontale facendo decine di morti o uno scontro all’ultimo sangue tra i due comandanti. Solo un uomo senza onore manderebbe a morire i propri uomini potendolo evitare, ed il nostro Caius Sempiternus non è quel tipo di uomo. L’1vs1 è un ottimo allenamento per confrontarci con la difficoltà generale del gioco e nel caso ridurla (sono presenti diversi sliders per impostare fattori come il reintegro delle truppe ferite, la mortalità dei compagni e quant’altro).
Il combattimento avviene in prima o terza persona in maniera simile a quanto visto in For Honor (in maniera però molto più grezza) e Kingdom Come: Deliverance in cui a decidere il tipo di fendente o affondo è il movimento del mouse a seconda se questo è diretto a destra, sinistra, sopra o sotto, un sistema di attacco e difesa arduo da padroneggiare all’inizio ma che alla lunga diventa godibile, soprattutto se si passa molto tempo a combattere nell’arena.
Il gioco permette una vastissima varietà di armi corpo a corpo che vanno dalla spada corta a quella lunga, alabarda all’accetta, dalla lancia alla sciabola lasciandoci scegliere se usare l’arma a due mani o alternarla con uno scudo, mentre privilegiando il combattimento dalla distanza abbiamo a disposizione i soliti arco, balestra, pugnale da lancio e giavellotto (e nel caso abbiamo un cavallo con adeguata sella potremo combattere in entrambi i modi anche sul dorso del destriero).
Una volta sconfitto Ragados e terminato il tutorial non abbiamo altro da imparare, non ci rimane che mettere in atto ciò che abbiamo appreso per forgiare il nostro destino.
Finito il tutorial la prima cosa da fare è creare la nostra fazione dandole un nome, uno stendardo e dei colori. Nella schermata di gestione del clan troviamo il clan tier (rango del clan) che avanza in base al prestigio guadagnato dalle battaglie vinte o dalle missioni completate e si divide in livelli. Ad ogni avanzamento di grado beneficeremo di un party più capiente e la possibilità di assoldare altri compagni, ovvero personalità speciali a cui è possibile affidare mansioni specifiche all’interno degli insediamenti che avremo sotto il nostro controllo o affidargli un ingente numero di truppe e mandarli in giro per il continente a seminare morte e distruzione o svolgere delle quest.
Incrementando il prestigio del nostro clan non solo aumenteremo la forza del nostro esercito rendendoci più semplici le battaglie, ma diventeremo un partito appetibile per le innumerevoli dame sparse per il regno in cerca di marito (o moglie, nel caso scegliessimo un personaggio femminile) e potremo proporci al signore di una delle fazioni come mercenari, ottenendo dunque una paga giornaliera per aver combattuto briganti o nemici del regno, o come vassalli acquisendo maggior influenza agli occhi del sovrano potendo così ambire alla gestione di villaggi e castelli, nonché ottenere il privilegio di votare speciali legislazioni all’interno del regno.
Per poter ambire a tanto però c’è un lungo iter fatto di grinding ripetuto alla nausea e ore passate nelle arene delle varie città sbaragliando gli eroi avversari a caccia di gloria e ricompensa. Uno dei difetti più evidenti di Mount & Blade II: Bannerlord è l’estrema ripetizione delle quest, ancora troppo poche per non spazientirsi, che però si differenziano minimamente ad ogni avanzamento di livello del clan, poiché oltre che ai semplici cittadini potremo svolgere compiti speciali anche per i nobili.
Ore ed ore di girovagare per le terre di Calradia portano comunque in dote una grossa ricompensa: scontri su larga scala, offensive a fortezze con macchinari d’assedio ed una terra su cui governare, momenti davvero di grande impatto che però al momento richiedono forse troppe ore passate a ripetere sempre le stesse mansioni, consolazione riservata per ora solo ai più tenaci.
Dall’interazione con i villaggi, castelli e città passa tanto dell’esperienza di Mount & Blade II, dato che ogni avamposto cittadino sarà foriero di dritte sulle fluttuazioni economiche di quel dato pezzetto di impero permettendoci di arricchirci con un po’ di compravendita o semplicemente di comprare grano ed altre provviste al prezzo più conveniente. Non solo commercio ma il chiacchiericcio urbano nelle piazze e nelle periferie torna utile per raccattare quest da parte di cittadini o commercianti bisognosi, che all’evenienza vendono reclute da integrare nei nostri ranghi a patto di avere una certa confidenza. In extrema ratio, se avremo necessità perché ridotti alla fame o semplicemente vogliamo estendere i nostri domini, per ogni centro urbano è possibile lanciare l’assedio per cercare di depredarlo.
Nelle grandi città sono disponibili ampi quartieri con interazioni speciali come ad esempio il partecipare al torneo delle varie arene, utile per confrontarsi con altri guerrieri e recuperare equipaggiamento pregiato, ubriacarsi nelle taverne reclutando importanti collaboratori che andranno a rimpolpare le gerarchie del nostro party (si va dai semplici guerrieri agli ingegneri, fondamentali per quando dovremo assaltare città con mura fortificate, scout, tattici, curatori, mercanti a cui affidare le preziose carovane e briganti) o creare un’arma personalizzata alla fucina.
I castelli invece rappresentano delle costruzioni inespugnabili o quasi abitati da nobili e personaggi di spicco di quella provincia. Prima di poter accedere al proprio interno dovremo richiedere udienza ad una delle dame o dei lord presenti convincendoli a lasciarci entrare nel proprio possedimento, ed una volta ottenuto l’accesso potremo ottenere missioni di rango più alto, chiedere la mano di una damigella per ottenere prestigio politico o far domanda per entrare a far parte del regno.
Graficamente TaleWorlds non è purtroppo riuscita a tirar fuori il proverbiale coniglio dal cilindro, limitandosi (si fa per dire) ad aggiornare il motore grafico già usato per il primo Mount & Blade. Non che sia un brutto colpo d’occhio, vi consiglio di visitare villaggi e castelli per catturare alcuni paesaggi davvero entusiasmanti, ma il livello di dettaglio generale delle texture rimane comunque non eccezionale, anche se ciò è perfettamente comprensibile in situazioni caotiche come i congestionatissimi assedi con più di cento soldati su schermo, ma un po’ meno durante l’esplorazione cittadina in cui spesso si incontrano personaggi dai tratti vagamente disumani.
Rimanendo in ambito tecnico, un po’ scialba la colonna sonora che ricalca quella di altri titoli a sfondo storico come Europa Universalis IV, e per di più finisce col lasciare spesso il giocatore in preda al silenzio dati i pochissimi dialoghi doppiati (ovviamente in inglese, ma la localizzazione italiana arriverà).
Da lodare la pulizia dei menù e delle interfacce di gioco (o almeno, quasi tutte) rispetto ai predecessori, che finalmente aggiungono qualche orpello andando oltre la sfrenata essenzialità del passato. Ancora tanto da fare in quanto a cura dei bug e glitch grafici, con tantissimi cali di frame e le immancabili cadute nel vuoto durante dei semplici spostamenti, per non parlare delle tante quest che si bloccano rendendo molto difficoltoso il prosieguo (su tutte “debito di sangue“, online trovate il modo per sbloccarla fino a quando non l’avranno patchata) e per l’amor di Dio, non vi azzardate a parlare con l’oste delle varie taverne, durante la mia esperienza su due dialoghi provati ad intrattenere sono incorso entrambe le volte in un crash.
A fronte di un comparto tecnico soddisfacente ma di certo non entusiasmante -soprattutto tenendo conto dell’imminente next-gen- Bannerlord imbraccia a piene mani l’eredità di Warband e prova a dare una svecchiata alle meccaniche che tante ore ci hanno rubato negli ultimi dieci anni abbozzando delle timide novità -più o meno riuscite come i dialoghi a scelta multipla- che di certo faranno contenti gli irriducibili della saga, già al lavoro per subissare di mod il workshop, ma i cui risultati li vedremo solo sul lungo periodo considerando che il gioco non uscirà dall’early access per almeno un anno secondo la roadmap di TaleWorlds, con ulteriori contenuti relativi alla campagna e tutta una serie di bug fix e migliorie grafiche.
Conviene dunque comprare Mount & Blade II a prezzo pieno? Nì. Se siete fan di lungo corso ed avete la pazienza di sopportare gli inevitabili bug e problemi di bilanciamento che accompagneranno il gioco per i prossimi mesi, di certo non avete bisogno di un secondo parere considerando che tra mod amatoriali e tante sessioni multiplayer ci sarà comunque da divertirsi. Se siete dei neofiti ed avete sentito parlare del gioco dopo il record per il maggior numero di giocatori al lancio su Steam, il consiglio è quello di aspettare l’uscita dall’accesso anticipato e soprattutto un prezzo più concorrenziale, nonostante già si trovino delle offerte di tutto rispetto. Bannerlord è un gioco sentitissimo dalla community PC che verrà supportato a lungo e rappresenta un grosso investimento per la software house turca, dunque abbiate fede e preparatevi a mettere a ferro e fuoco Calradia.