Quando ci si avvicina a produzioni indipendenti come Bright Memory, spesso si tende a dimenticare quanto sia impegnativo sviluppare un videogioco senza avere un publisher alle proprie spalle. La difficoltà di lavorare con un team ristretto di persone, però, può rivelarsi anche fonte di guadagno, limitando al minimo le spese extra e permettendo di suddividere con maggior comodità le entrate economiche. Nel caso del succitato Bright Memory ci troviamo di fronte a un qualcosa di ancora più raro: un prodotto pensato, sviluppato e distribuito da una singola persona.
Creato da un ragazzo cinese che si fa chiamare FYQD, questo FPS adrenalinico rappresenta non certo un arrivo, ma un punto di partenza per la sua carriera. Dopo il successo di pubblico di Bright Memory, infatti, lo sviluppatore ha deciso di realizzare una sorta di reboot/remake ad alto budget, chiamato Bright Memory Infinite e previsto per un generico 2021. In attesa di sapere se FYQD riuscirà nella propria impresa, siamo qui oggi per valutare la sua opera prima, uscita in esclusiva console per Xbox Series X | S al lancio delle nuove piattaforme Microsoft.
Una volta premuto sul pulsante per dare il via a una nuova partita, il giocatore si troverà immediatamente catapultato all’interno dell’azione. La protagonista di Bright Memory è Sheila, un membro della SRO (Science Research Oranization) che si occupa di supervisionare le ricerche sul sovrannaturale. In seguito all’azione terroristica di un manipolo di uomini, Sheila si troverà a vivere una (breve) avventura in Antartide, nel tentativo di scoprire quali siano i piani di una misteriosa organizzazione.
Non ve lo nascondiamo: la trama del titolo sviluppato da FYQD è caotica, poco chiara e raccontata in modo a dir poco semplicistico. I passaggi che portano la protagonista ad affrontare il proprio viaggio sono solo vagamente accennati e anche la psicologia stessa di Sheila non è riuscita a convincerci del tutto. Nonostante la durata di poco superiore alla mezzora, infatti, siamo certi che sarebbe stato comunque possibile presentare in modo migliore la situazione e l’assurdo world building del gioco. Quello che il giocatore si troverà davanti è un personaggio che, apparentemente senza nessun motivo, sarà portato a muoversi da un punto A a un punto B, affrontando diverse situazioni nel tragitto.
La sensazione è quella di aver a che fare con un titolo non solo estremamente derivativo, ma anche farcito di idee e design proveniente dalle passioni del suo sviluppatore. Il risultato è un comparto narrativo che appare come un collage di idee, poco amalgamate tra loro e per nulla accattivanti.
Passando al punto di vista ludico, ci troviamo di fronte a un FPS per certi versi simile al ben più noto Shadow Warriors. Alternare le bocche da fuoco con la nostra fidata spada e le abilità di Sheila, infatti, sarà fondamentale per il raggiungimento dei titoli di coda. Nonostante la presenza di sole tre armi, è innegabile che lo sviluppatore sia riuscito a trasmettere un buon feedback all’interno delle sparatorie. Il gunplay funziona e, pur non essendo ai massimi livelli del genere, fa il suo dovere intrattenendo e divertendo per tutti i trenta minuti di gioco.
Ad abbassare pesantemente la qualità ludica ci pensa però qualsiasi altro elemento di contorno. Le sezioni platform sono a malapena accennate, il menù risulta a dir poco scolastico e l’intero HUD non riesce a reagire in modo responsivo alle situazioni di gioco. A questo si aggiungono alcuni elementi di gameplay, come la presenza di due QTE, che vengono utilizzati una volta e dimenticati subito dopo. Totalmente inutili anche le sequenze con il rampino, l’utilizzo della torcia e la possibilità di accovacciarsi, meccaniche che vengono insegnate al giocatore per poi fare la stessa fine dei Quick Time Event e sparire nel nulla.
Segnaliamo la presenza di ben sette collezionabili, sparsi per la ridotta mappa di gioco e che, una volta raccolti, non potremo visualizzare da nessuna parte all’interno del menù di gioco. Menù che, come già accennato, risulta drammatico sotto tutti i punti di vista. Se la parte legata alle abilità può sembrare semplicemente vuota, è con le impostazioni che sorgono i primi problemi. Il porting di Bright Memory, infatti, è costituito dalla stessa impostazione grafica della versione PC, con tanto di “X” nelle finestre per poter chiudere le varie schede. Il fastidio aumenta quando ci troviamo a usare la levetta del controller per muoverci all’interno della schermata come fosse una sorta di mouse, andando a mettere mano sulla qualità delle ombre, delle texture e di tutti quei dettagli tipici delle produzioni per Computer.
Un lavoro di ottimizzazione migliore sarebbe stato senz’ombra di dubbio gradito.
Sotto il profilo tecnico, Bright Memory si presenta con alti e bassi. Il colpo d’occhio è sicuramente buono e risulta spaventoso pensare che si tratti di un prodotto realizzato da una persona sola. È impossibile non notare, quando si va a vedere il titolo nel dettaglio, come i modelli 3D non siano però particolarmente riusciti e come alcune texture risultino eccessivamente slavate. Un problema che non sarebbe così grave, se non fosse che il comparto artistico del titolo fa acqua da tutte le parti. Il design di ambienti e nemici non solo è poco ispirato e derivativo, ma è del tutto incapace di affascinare il giocatore. Ancora una volta, inoltre, vediamo come lo sviluppatore abbia inserito alcune delle proprie passioni nel gioco, mescolando i non-morti di Dark Souls con le forze armate di Quantum Break. Il risultato?! Un accozzaglia di creature e ambienti completamente slegati tra loro.
Discorso leggermente diverso per la colonna sonora, che abbiamo trovato riuscita e in grado di enfatizzare l’azione di gioco, ma che nel poco tempo necessario per portare a termine l’avventura non riesce mai a decollare veramente. Ciliegina sulla torta sono alcuni effetti di tearing e qualche sporadico calo di frame, ma si tratta di dettagli che non danneggiano ulteriormente l’esperienza ludica.
Bright Memory è un prototipo che, se raffinato e portato a termine, potrebbe dare vita a un titolo interessante. Ora come ora, però, si tratta di un prodotto scolastico e acerbo, incapace di competere con quello che il reale mercato videoludico ha da offrire. Il costo di otto euro, inoltre, rende questi trenta minuti di gioco un acquisto consigliato solo a coloro che vogliono scoprire cosa sia possibile sviluppare senza il supporto di altre figure professionali. Allo stesso tempo, inoltre, ci permette di capire perché per creare un titolo completo sia necessaria la presenza di specialisti come Narrative Designer e Concept Artist, fondamentali per l’ottenimento di un’opera di qualità. Speriamo che Bright Memory Infinite riesca dove questo primo esperimento ha fallito.
Abbiamo giocato a Bright Memory su Xbox Series X grazie a un codice fornito dal publisher, sfruttando tutte le impostazioni grafiche calibrate alla massima potenza.
DurataDa un punto di vista estetico, Bright Memory presenta un discreto colpo d'occhio, funestato poi dall'analisi nel dettaglio di ogni singolo elemento. I modelli 3D risultano appena abbozzati e le animazioni dei nemici non appaiono particolarmente curate e ricercate. Un vero peccato che il comparto artistico, necessario per stupire ed emozionare, non risulti minimamente all'altezza. Nemici e ambienti, infatti, appaiono amorfi e poco caratterizzati, abbassando la qualità generale della produzione.
La soundtrack di Bright Memory, pur senza stupire, riesce a enfatizzare alcuni momenti di gioco e a intrattenere per tutta la durata dell'avventura. Durata che, purtroppo, risulta estremamente scarsa e che, di conseguenza, impedisce alla colonna sonora di emergere e di brillare. Discorso molto simile anche per quanto riguarda il doppiaggio, caratterizzato da un buon parco voci, ma incapace di valorizzare dei dialoghi a dir poco scarni e trascurabili.
Sotto il profilo ludico, Bright Memory si comporta in modo altalenante. Se il gunplay non stupisce e non sconvolge, risultando perfettamente nella media, lo stesso non si può dire della gestione delle abilità e dei menù di gioco. Il titolo sviluppato da FYQD, infatti, soffre di un'impostazione eccessivamente scolastica, priva di identità e incapace di coinvolgere emotivamente il giocatore. A rendere questo ancora più evidente, inoltre, ci pensano le numerose meccaniche solo accennate e mai davvero sviluppate nel corso dell'avventura. Speriamo che lo sviluppatore prenda atto delle evidenti problematiche, per raffinare il tutto e produrre il titolo che Bright Memory potrebbe seriamente diventare.
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