Una storia di famiglia. E’ questo il punto di Children of Morta, quello che lo separa dal resto degli hack’n’slash roguelite in pixel art che affollano il mercato. Non solo spargimenti di sangue e accumulo ossessivo di potenziamenti e buff, ma un viaggio nella vita dei Bergsons fatto di amore, odio, rinnegamento, caparbietà e ostinazione. Non aspettatevi la scrittura di Inception, ma neanche di ammassare cadaveri senza uno scopo. Children of Morta prova seriamente a scatenare delle emozioni nel giocatore che vanno oltre rabbia, frustrazione o soddisfazione nell’esplorazione di un dungeon catapultandoci in un mondo corrotto a cui solo l’amore della famiglia può porre rimedio.
Se a casa Bergsons ci fosse una TV, forse non avremmo tutti questi personaggi giocabili.
Facciamo un passo indietro. Children of Morta è un progetto del team indipendente Dead Mage che dopo essere stato lanciato nel gennaio 2015 su Kickstarter ha avuto qualche intoppo di troppo slittando fino ad oggi. La trama ci porta sul monte Morta sulla quale si erge la calda ed accogliente dimora abitata da tante generazioni dalla famiglia Bergsons. Il capofamiglia John e la moglie Mary vivono un’esistenza tranquilla con i loro quattro figli (di cui un altro in arrivo) Linda, Kevin, Mark e Lucy oltre alla saggia nonna Margareth, il cugino Joey ed il tuttofare zio Ben. La quiete familiare è sconvolta dalla comparsa della corruzione, un male che sta divorando Morta dietro al quale si cela un’antica minaccia che i Bergsons dovranno affrontare essendo custodi del monte.
Da questa premessa nasce la necessità dei Bergsons di esplorare le cave di Caeldippo, Barhaut e Terralava, le tre macro aree in cui risiedono i tre spiriti della montagna che la famiglia dovrà liberare per debellare così la piaga della corruzione.
Casa Bergsons è l’hub di gioco dove potremo ascoltare le preoccupazioni dei personaggi, potenziare le abilità e osservare eventi speciali che anticipano filoni di trama. Questa progredisce ogni volta che facciamo ritorno a casa, sia dopo aver completato con successo un dungeon sia che ne siamo usciti perdenti. Scendendo nelle profondità dell’abitazione potremo selezionare il livello che vogliamo giocare o rigiocare, da soli o in compagnia di un amico in co-op purtroppo solo locale.
Ogni membro della famiglia incarna una classe ben specifica ed ha un suo albero delle abilità. Il gameplay si basa sul binomio fondamentale tasto sinistro del mouse per attacco primario (spadata, pugno o freccia che sia) e tasto destro per quello secondario, un’abilità che provoca danno da area. Oltre ai due attacchi di base progredendo nella storia ed investendo più punti esperienza avremo accesso ad una buona varietà di abilità offensive e difensive. Con il tasto SHIFT si attiva l’abilità difensiva del personaggio (scudo, invisibilità, onda d’urto che stordisce i nemici) mentre con il tasto CTRL si scatena la furia, uno stato di buff in cui per qualche secondo il personaggio aumenta attacco base, critico e velocità in maniera esponenziale. La dinamica familiare è accentuata dalla possibilità di sbloccare delle abilità condivise, come un bonus ad inizio livello o un salvataggio estremo in caso di morte.
All’inizio di ogni dungeon ci viene data la possibilità di scegliere con quale membro della famiglia giocare tra i sei disponibili:
Così tanti approcci diversi rendono il gameplay incredibilmente variegato fin dall’inizio dell’avventura senza la necessità di sbloccare troppe abilità o di doversi catapultare in un eccessivo backtracking. Quest’ultimo è utile soprattutto per sbloccare le abilità universali di cui tutti i membri beneficiano, oltre ad essere divertente affrontare nuovamente un boss con un approccio differente accumulando ricchezze per poter potenziare ulteriormente il party. Il backtracking è necessario anche nel caso di sconfitta di un personaggio, che similarmente a quanto succede con le malattie di Darkest Dungeon, sarà malato per uno o due turni ricevendo un malus sulla salute rendendo necessario avere un’alternativa.
Un bestiario molto variegato e temibile vi aspetta, che la caccia abbia inizio!
Le tre aree sono caratterizzate da una fauna propria: le cave di Caeldippo sono delle comuni grotte zeppe di mostruosità corrotte quali pipistrelli, ragni, orchi e caproni demoniaci; a Barhaut, la città dei ladri, è rimasta solo sabbia e le rovine di quelle che sembra una città mediorientale affollata di mummie, serpenti e creature desertiche; Terralava ha l’aspetto di una progredita città industriale sprofondata nelle viscere della montagna, ora in balia di esseri automatizzati che sparano laser da ogni orifizio. Al termine di ogni livello è presente un boss per un totale di dieci, che vanno da bestialità tipo un enorme ragno o un demone capra simil Dark Souls a divinità animalesche e costrutti robotici da affrontare in arene generalmente piene di trappole e creature.
Ogni dungeon presenta al suo interno una mole enorme di stanze che servono a introdurre quest secondarie e minigiochi, contrassegnati da porte azzurre o gialle. Questi piacevoli diversivi consistono nello scortare un membro della famiglia o uno studioso in un’altra stanza attraversando orde nemiche, battere gli dèi al pong o premere dei pulsanti nel giusto ordine per sbloccare una ricompensa, inseguire un pennuto o salvare un cucciolo dall’attacco delle creature corrotte e quant’altro.
Completare queste aree opzionali dà accesso ad una serie di ninnoli, mercanti e buff indispensabili per arrivare in fondo al dungeon: oltre alle pozioni curative i nemici rilasciano due tipologie di valute, i morv cioè l’oro che serve una volta ritornati a casa Bergsons a migliorare le statistiche della famiglia, e le pietre preziose che servono all’interno dei dungeon per aprire scrigni o pagare i mercanti che occasionalmente fanno la loro comparsa vendendo o riparando amuleti ed oggetti divini.
Più utili durante la foga della battaglia sono gli obelischi che assegnano un bonus temporaneo come una costante esplosione che ci accompagna per un minuto o un bonus a difesa, attacco oppure al drop rate; le rune che associano mosse di altri membri della famiglia all’attacco primario o secondario ma sono deperibili; gli amuleti che danno potenziamenti duraturi come una maggiore velocità o danno critico maggiorato ed infine le grazie e le reliquie divine che sono attivabili con i tasti Q ed E e possono essere abilità uniche come un totem che per qualche secondo distrae i nemici o un dragone che provoca danno ad area, curare il personaggio ogni tot secondi, proteggerlo in punto di morte o materializzare un droide che stordisca gli avversari.
Ho giocato Children of Morta da solo, nonostante ci sia la possibilità di giocare in co-op locale, grazie ad una copia review sul mio PC dotato di Sapphire RX580 8Gb a 144fps costanti sfruttati grazie al monitor AOC C24G1.
Struttura
Collezionabili e Extra
Scheda Gioco
Children of Morta non è un gioco semplice. Ogni personaggio fornisce un approccio differente che ha i suoi pro e contro che vanno tenuti a mente affrontando le varie tipologie di nemici, permettendo al giocatore di scegliere sempre il suo stile preferito senza doversi sentire obbligato a cambiare personaggio se non in caso di necessità in base al boss di fine livello, ma se potenziato a dovere è persino possibile completare il gioco con un solo Bergsons. Per terminare l’avventura ho impiegato circa diciassette ore affrontando i dieci boss che vanno dal prologo all’epilogo, effettuando un leggero backtracking. Dopo i titoli di coda non c’è un new game e potremo rigiocare i dungeon per potenziare completamente ogni membro e sbloccare altri tratti della famiglia o semplicemente terminare le quest rimaste in sospeso e cercare i codex che spiegano la storia di Morta.
Graficamente se da un lato la pixel art getta il gioco nel calderone di innumerevoli produzioni dallo stile simile dall’altro i colori vibranti, i giochi di luce ed i fondali davvero evocativi rendono il tutto molto gradevole ed azzeccato alleggerendo il motore di gioco permettendoci di godere dell’orgia di pixel delle fasi più concitate senza patemi. Buono il lavoro di ottimizzazione svolto da Dead Mage, durante tutta la run non ho mai avuto cali di frame (le prime ore le ho passate giocando a 60 FPS, poco dopo è arrivata una patch che ha sbloccato i frame adattandoli in automatico al refresh del mio monitor) o bug, a parte l’unico capitato durante la prima boss fight che impediva a questo mega-ragno di calarsi nell’arena rimanendo immobile senza possibilità di colpirlo.
Le musiche sono molto d’atmosfera e vengono fin troppo sovrastate dall’azione, forse si poteva osare qualcosa di più incalzante, mentre il doppiaggio si limita alla sola voce narrante che assume toni molto simili a quanto sentito in Darkest Dungeon, donando molto pathos ai filmati.
Se Children of Morta potrà ambire ad essere uno dei migliori hack’n’slash di questo fine 2019 solo il tempo potrà dirlo, ma indubbiamente il lavoro di Dead Mage è certosino ed i contenuti ci sono e non annoiano. Se fosse stata implementata una co-op online le quotazioni del titolo sarebbero schizzate alle stelle ma anche in singolo il gioco scorre liscio e non annoia mai. Ci sono voluti molti anni e rinvii per entrare a far parte della famiglia Bergsons, ma il risultato finale è di ottima qualità e lo sforzo narrativo è una gradevole aggiunta che farà sicuramente piacere a tanti giocatori.
Il costo di 22€ non è eccessivo e lo allinea ad altre produzioni analoghe più o meno vicine nello stile e contenuti come Hyper Light Drifter, Dead Cells, Wizard of Legend o Hades dai quali si differenzia per il focus sulla famiglia su cui si innestano gameplay e trama, rendendo Children of Morta un gioco con una sua personalità che non sa di trito e ritrito.
Nonostante la pixel art sia largamente usata nel mondo delle software house indie ed in special modo nei vari dungeon crawler Children of Morta riesce a ritagliarsi un suo spazio grazie ai colori vividi ed agli sprite dei nemici di buona fattura ed abbastanza fantasiosi, mai troppo ripetitivi. I Bergsons stessi sono caratterizzati a dovere e nonostante qualche clichè hanno ognuno una loro fisionomia che li rende ben distinguibili l'uno dall'altro.
Buono il doppiaggio del narratore, un po' anonime le musiche.
Un roguelite incredibilmente variegato che mette a disposizione sei approcci diversi: scudo e spada, arco, doppio pugnale, martello da guerra, arti marziali e piromanzia che uniti alle mosse peculiari di ogni classe rendono ogni dungeon diverso e frenetico, con orde di nemici ben assortiti che rendono necessaria la varietà di tutti gli stili, almeno nelle prime ore di gioco. La presenza della co-op poi rende ancora più intrigante il tutto e garantisce una rigiocabilità ancora maggiore.
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Sicuramente un gioco da recuperare più in là. 😍
Magari su Switch, sembra adattissimo 😀
Quoto, su Switch penso sia fantastico!
Bella recensione.
Gioco interessante, da tenere conto appena lo scontano sullo Store
Ti ringrazio! Su Steam già c’è un piccolo sconto di 3 euro mentre su PSN non saprei onestamente
ottima recensione!
appena finsico Iconoclast, lo faccio mio su switch, lo tenevo d’occhio da un pò e ho proprio voglia di hack’n’slash sulla mia portatile.