El Camino: la nostra multirecensione

Siamo tornati nel mondo di Breaking Bad con l'ultima fatica di Vince Gilligan. Ne sarà valsa la pena?

Recensione di Leonardo Alberto Moschetta

Anche questa volta, come ormai da tradizione per i prodotti più discussi e amati, la redazione di Gameplay Café ha voluto esprimersi attraverso i giudizi dei singoli redattori. Per scoprire se El Camino ci ha convinti, quindi, vi proponiamo tre differenti punti di vista. Iniziamo!

Breaking Bad è stato senza dubbio uno degli show televisivi più importanti di sempre. A prescindere che si sia apprezzata o meno la serie è innegabile quanto i suoi protagonisti, i suoi luoghi e le sue frasi celebri abbiano travalicato i confini del medium televisivo per entrare di prepotenza nella cultura pop.

La serie del vulcanico Vince Gilligan (una delle menti dietro all’altrettanto iconica X-files) rappresenta, senza ombra di dubbio, uno dei più riusciti esempi di serialità lunga. Nel corso delle cinque stagioni la parabola di Walter White e Jesse Pinkman viene delineata con una perfetta scansione di tempi ed eventi, giungendo senza tentennamenti ad un finale potentissimo ed inequivocabilmente conclusivo.

Il film El Camino, prodotto da Netflix, si pone in immediata continuità rispetto all’ultimo episodio della quinta stagione e si propone di rispondere ad uno specifico quesito: ” Cosa è successo a Jesse Pinkman?”

 

Leonardo Alberto Moschetta

Eccoci quindi a seguire il sempre ottimo Aaron Paul nei panni del personaggio che lo ha consacrato, in fuga dopo gli eventi dell’eccezionale episodio finale della quinta stagione.
Con Jesse ritornano tutti gli elementi noti ai fan, in una giostra di circa due ore che sembra essere pensata proprio per omaggiare l’opera originale e il suo pubblico. El Camino è infatti un prodotto che ogni fan di Breaking Bad divorerà senza troppi complimenti. Tornare ad Albuquerque e ai suoi abitanti restituisce una sensazione di rassicurante familiarità e allo stesso tempo di malinconia, lasciandoci curiosi di conoscere il futuro di Jesse ma allo stesso tempo consci dell’ineluttabile passato di Walter White, Mike Ehrmanttraut, Gus Frings, ecc.

Questo rappresenta allo stesso tempo un pregio ma, purtroppo, anche uno dei più grandi difetti del film. Con il passare dei minuti, infatti, si ha la spiacevole sensazione di trovarsi di fronte ad un’operazione troppo votata al fan service, incapace di gettare nuova luce e nuovo interesse sull’universo di Breaking Bad.
Gli stessi eventi che riguardano Jesse Pinkman risultano essere piuttosto esili nel contenuto e diluiti da continui flashback, molto spesso pretestuosi e forzati, il cui unico compito è quello di riportare in vita sullo schermo personaggi che non ci sono più.

Sono almeno una decina, infatti, le vecchie conoscenze che ritroveremo in El Camino. Alcuni di questi personaggi avranno un effettiva centralità negli eventi, altri invece hanno apparizioni talmente brevi da poter essere tranquillamente classificare come “camei”. Un po’ un peccato perché si rischia di alterare lo splendido ricordo che alcuni di essi ci hanno lasciato.

Discorso a parte merita invece la messa in scena. La regia, dello stesso Villigan, è come sempre ottima e immediatamente riconoscibile. La costruzione della suspance estremamente efficace in almeno un paio di momenti (compreso un surreale ma piacevole momento “western”) e la prova attoriale di Aaron Paul estremamente convincente (sembra che sia rimasto intrappolato nel personaggio però, considerando quanto la sua carriera stenti a decollare al di fuori da BB).
Ovviamente tornano anche gli iconici timelapse, vero e proprio marco di fabbrica della serie.

In generale El Camino non è un prodotto sciatto, assolutamente, ma non va ad aggiungere nulla all’universo di Breaking Bad in termini di tematiche o narrazione. Per fortuna, di contro, non intacca nemmeno la straordinarietà e la compattezza della serie originale.
Per non rimanere delusi da questo film è bene approcciarsi ad esso come se fosse un ultimo episodio della quinta stagione arrivato in ritardo (in realtà forse un po’ troppo in ritardo). Un finalissimo assolutamente non fondamentale ma neppure disprezzabile. Un ultimo giro di giostra in quel caldo e spietato New Mexico che rimarrà per sempre nel cuore dei fan, ma che è il momento di lasciare riposare nella memoria collettiva. Farewell, Bitch!

Rosario Salatiello

Vedere El Camino è stato come incontrare nuovamente un gruppo di amici dai quali ti eri separato da anni (sei, per l’esattezza), col piacere di scoprire che tutti loro non sono cambiati di una virgola rispetto a come te li ricordavi. A partire da Vince Gilligan, mente geniale alla quale si deve l’intera esistenza di Breaking Bad, una serie dall’essenza inconfondibile respirabile di nuovo a pieni polmoni per circa due ore grazie a El Camino.

Un appuntamento dovuto, per certi versi, considerando che se è vero che con la fine della quinta stagione eravamo arrivati a un epilogo soddisfacente per il protagonista Walter White, lo stesso non si poteva dire per Jesse Pinkman, figura seconda nel panorama di Breaking Bad solo a quella del suo mentore-nemico Heisenberg. Lo avevamo infatti lasciato mentre era impegnato fuggire a tutta velocità a bordo dell’auto appartenente a Todd, senza però conoscere il suo reale destino.

El Camino ricomincia proprio da quel punto lì, con la DEA sulle tracce del fuggitivo Pinkman costretto quindi a muoversi nell’ombra nel tentativo di trovare il modo per raggiungere il luogo da lui prescelto per ripartire da capo, con la consapevolezza di non poter sistemare le cose. A suggerirlo è una vecchia conoscenza in uno dei primi flashback del film, che da questo punto di vista non esagera col fanservice concedendo allo stesso tempo qualche cameo che tutti quanti ci aspettavamo. El Camino mette dunque a posto i tasselli rimanenti del puzzle anche per il personaggio interpretato da Aaron Paul, tornato perfettamente a suo agio con un’ottima interpretazione nei panni di Pinkman dopo più di un lustro.

Chi non ha visto la serie difficilmente potrà apprezzare El Camino, soprattutto perché non potrà cogliere i tanti riferimenti che legano il film in modo indissolubile all’opera principale, elemento messo in chiaro dal riepilogo iniziale che fa da collante con quanto visto in Breaking Bad. El Camino non aggiunge niente di eclatante al panorama della serie, d’accordo, ma si propone comunque con il dovuto rispetto per raccontare il pezzo di storia che mancava e sulla quale molti spettatori avevano fantasticato dal 2013 a oggi.

Se considerata al netto dei numerosi flashback che ci riportano alla prigionia di Jesse Pinkman, la durata di El Camino ne conferma l’identità di episodio aggiuntivo al finale di Breaking Bad, una sorta di fine dopo i titoli di coda che i fan della serie hanno senza dubbio motivo di apprezzare. L’importante era non farsi prendere dalle troppe aspettative, restando coi piedi per terra.

Tommaso Stio

El Camino è prima di tutto un bel regalo ai fan e agli appassionati di Breaking Bad. Un regalo che arriva dopo un sacco di tempo e che ci riporta alla mente i bei tempi (ahimè) andati di quella che reputo essere probabilmente la migliore serie televisiva che abbia mai visto. Per potersi godere il film però, è bene avere chiaro nella mente qual è il suo scopo e che cosa vuole raccontare: non ha senso aspettarsi dunque colpi di scena particolari o un finale esplosivo. Quello già esiste ed è raccontato in Felina, il finale di stagione della serie tv. El Camino poteva benissimo non esistere e in questo senso non sposta l’economia della serie tv: l’idea dietro il suo sviluppo, è quella di chiudere l’ultimo arco narrativo rimasto aperto ovvero il racconto di Jesse Pinkman dopo la fuga.

El Camino è questo: il giusto mezzo tra il voler dire qualcosa in più e il non rovinare tutto con eventi casuali.

Come hanno già scritto i miei colleghi, il film riesce nell’impresa di aggiungere qualcosa in più, senza stravolgere i canoni della serie o una certa coerenza che ha da sempre contraddistinto il racconto fatto da Gilligan e compagni. Non mancano momenti più ispirati di altri e, al netto di una parte centrale un po’ troppo corposa e noiosa, il film è sempre godibile. Ma sopratutto, non c’è esagerazione o voglia di strafare: è un piacere rivedere in azione alcuni dei personaggi secondari che non ci siamo dimenticati ed è bello vederli fare cose normali, in coerenza col racconto, e senza alcun tipo di esasperazione.

I personaggi (anzi, gli attori) sono un po’ cambiati ma ciò che invece è rimasto perfettamente immutato è l’abilità tecnica e fotografica di chi sta dietro la macchina da presa: anche in questo caso, non manca la voglia di sperimentare e stupire, tra colori, luci e movimenti di macchina coraggiosi degni di nota.

Poteva non esistere? Sì ma El Camino è proprio questo: un bel ricamo attorno alla parola fine, il giusto mezzo tra il voler dire qualcosa in più e il non rovinare tutto scatenando eventi più o meno casuali per il solo gusto di intrattenere (qualcuno ha detto Prison Break)?

Ci sono 3 commenti

Helluzzo

Sono pienamente d’accordo a metà con me stesso (semicit.)

Moriet_Riberick

Ok Ragazzi, avete vinto ho rimandato la visione di Breaking Bad per troppo tempo, è giunta l’ora di recuperare. Ovunque bazzico ne parlano sempre con voti che partono dal 9 in su elogiandola a capolavoro. Questa sera, iniziamo con la prima… 😏🍻

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