Poso il controller sulla scrivania, un attimo prima dei titoli di coda. Il viaggio è stato lungo, intenso, complesso e non privo di problemi. Fire Emblem: Three Houses è finito e sullo schermo scorrono le ultime immagini. Nintendo Switch è stata la dimora non solo delle tre case di questo RPG tattico di Intelligent Systems ma anche di un complesso groviglio di trame e storie così profonde che sono riuscito a ignorare la canicola estiva che mi attanagliava.
Avevo paura che, dopo il successo di Fire Emblem: Awakening e l’ottimo risultato di Fire Emblem Fates, il passo verso Nintendo Switch potesse essere di assestamento o di transizione. Del resto è la prima volta dopo anni che la serie approda su una console di casa ed è la prima volta che si approcciava l’alta definizione, spin-off musou a parte. Tutte le paure sono state spazzate come da una magia di vento dalle prime ore di gioco e rese ancora più evanescenti dalle successive. Certo, non è stato tutto oro luccicante e qualche passettino falso c’è stato, ma non tale da precludere la godibilità del gioco.
Ho letto tanto e in maniera avida tutti i dialoghi perché Intelligent Systems mi ha spezzato il fiato più di una volta, con una sceneggiatura degna di essere raccontata in un libro. In passato la serie Fire Emblem è stata spesso caratterizzata da una narrativa di pregio (pur con qualche alto e basso), ma in questo capitolo si sono superati. L’impianto di base della scuola d’armi e delle tre casate sembra essere un filo forzata fino a che non si ha il gioco tra le mani. Tutto è quasi perfetto. Fire Emblem: Three Houses ci porta per mano a scoprire l’assetto politico del continente di Fodlan, tra grandi conflitti passati e un precario equilibrio sorretto da un culto religioso che assume i contorni di un forte potere temporale più che spirituale.
La narrazione di Fire Emblem: Three Houses è degna di un libro fantasy
Difficile dare un’unica chiave di lettura per le vicende che si susseguono dall’arrivo del nostro personaggio all’interno del monastero/accademia. Si sente il sapore di conflitti simili a quello tra guelfi e ghibellini, ma anche alcune influenze della storie delle crociate in Terra Santa. Quella che nella prima parte sembra essere una storia molto adolescenziale si tramuta, capitolo dopo capitolo, in una ramificata rete di intrighi, terrorismo e lotte di potere che nella seconda parte diventa più matura e sofferta. I ragazzi quasi innocenti e genuini dell’inizio a quel punto diventano adulti responsabili sui quali pesano le scelte di tutto il continente.
Nelle circa cinquanta ore di gioco che portano al primo finale si percepisce quanto sia necessaria e doverosa più di una run per scoprire tutte deviazioni che può prendere il conflitto a causa delle scelte che faremo. Rigiocare Fire Emblem: Three Houses non è una semplice opzione, ma un piacevole obbligo per saziare la propri curiosità nello scoprire quanto differente può essere il finale a seconda della fazione. Una scelta che aiuta anche ad prolungare la durata e ad attendere senza patemi i contenuti aggiuntivi che arriveranno con il pass di espansione.
In questo concentrato di fitte trame si stagliano i caratteri e brackground dei vari personaggi con storie spesso violente e tormentate alle spalle da scoprire ad ogni dialogo empatico. Qui Fire Emblem: Three Houses riesce sapientemente a fondere tematiche e stili occidentali e orientali non mancando di inserire in collettivo di personaggi molto differenziato con alcuni ovvi stereotipi tipici della cultura nipponica. Il character design, realizzato in cell shading si fa apprezzare per pulizia e ricercatezza dei particolari. Lo stile anime della realizzazione dei modelli 3D colpisce per la sua incredibile resa finale subito riconoscibile e d’impatto.
E questa qualità è ancora più rafforzata dal fatto che, escluso lo spin-off Fire Emblem Warriors, si tratta del primo capitolo realizzato in alta definizione. Il primo passo di Fire Emblem nella grafica HD è ottimo, ma non privo di alcuni nei. I modelli dei personaggi sono piacevoli e ben visibili anche durante le panoramiche battaglie ma sono anche funestati da un po’ di aliasing. Nulla che possa rovinare il lavoro svolto su di essi, sia chiaro. Dove invece dobbiamo fare un doveroso appunto è sui fondali e gli scenari. L’accademia che possiamo esplorare liberamente in terza persona è poco caratterizzata e presenta pochi dettagli ed elementi molto spigolosi. Vedere angoli netti e poca morbidezza degli edifici rende la novità dell’esplorazione libera di Fire Emblem: Three Houses meno ammaliante di quello che la narrazione riesce a donare.
Il punto meno convincente a mio modo di vedere sono invece gli scenari prerenderizzati presenti nelle cut scene che sono martoriati da slavature dell’immagine e una generale bassa definizione. Un vero peccato se si pensa a quanto invece sia piacevole ammirare le altre scene, meno frequenti, d’animazione alle quali è stata data molta cura al punto da sperare in un futuro di vedere un anime di Fire Emblem sulla falsa riga delle trasposizioni di Castelvania e Devil May Cry su Netflix. Tutto questo perde ovviamente un po’ di definizione e di frame rate in modalità portatile, ma è un prezzo che si può pagare vista la quantità di modelli presenti sullo schermo.
Il primo passo di Fire Emblem nella grafica HD è ottimo, ma non privo di nei.
E se l’occhio un po’ langue, l’orecchio apprezza. L’essenzialità e familiarità la fanno da padrone nella colonna sonora di Fire Emblem: Three Houses. Suoni epici di chiara ispirazione celtica che trasportano ancor più verso la fantastica epopea di Fodlan con passaggi drammatici ben cadenzati e senza nessuna reale sbavatura. Un accompagnamento sonoro leggero che non sovrasta ma accompagna in maniera quasi impercettibile tutte le fasi di gioco. Anche il doppiaggio (inglese e giapponese) è pulito e rispondente ai canoni standard di questo tipo di produzioni in quanto a qualità.
Sorvolando su questi piccoli nei grafici e lanciandosi a cannone nel gioco vero e proprio, si coglie fin da subito l’immenso rinnovamento realizzato da Intelligent Systems nel gameplay Fire Emblem: Three Houese. Cambio di rotta già avviato in parte con Fates su 3DS e che in questo capitolo per Nintendo Switch assume la forma di una rivoluzione vera e propria. Primo aspetto già citato è l’esplorazione libera che avviene solo in alcuni frangenti ed è possibile solo nell’accademia (e in qualche altro luogo che non possiamo nominare per evitare spoiler). Un aspetto questo che si incastra perfettamente nelle altre nuove meccaniche di gioco mantenendo la radice da RPG tattico a turni, ma dando una maggiore contestualizzazione ai dialoghi empatici e alla relative scene d’intermezzo. In questi momenti di libertà di movimento avremo molte azioni di contorno tra cui scegliere e per le quali sarà necessaria una programmazione visto il numero limitato di azioni che potremo compiere.
Proprio in questi frangenti si realizza la grande novità dell’insegnamento. Fire Emblem: Three Houses si scrolla di dosso i rigorosi paletti della progressione delle classi e apre alla libertà di scelta del giocatore. L’insegnamento permette di dare abilità magiche anche ai cavalieri o addirittura di cambiare completamente la direzione in cui far evolvere i personaggi. E il cambio di classe sarà modificabile nel tempo permettendo di usare uno stesso personaggio in più situazioni diverse a seconda delle situazioni.
Questa novità si abbina perfettamente a quelle presenti sul campo di battaglia nei cui scontri a turni è praticamente scomparso il triangolo delle debolezze spada-lancia-ascia che è stato sostituito da una maggiore versatilità degli scontri. In più sono stati inseriti anche i battaglioni di accompagnamento ai singoli personaggi per aumentare ancora di più la varietà di attacchi e di strategie tra le quali scegliere in base alla sistuazione.
Per tenere fede al passato della saga, sono rimaste comunque inalterate alcune meccaniche relative al consumo delle armi, alla gestione dell’inventario e ai menu di gioco, ma i combattimenti sono ora molto meno rigidi nelle meccaniche e più aperti a diverse strategie. Per questo Fire Emblem: Three Houses pare uno dei più ricchi titoli per quanto riguarda il gameplay.
In tutto questo rinnovamento Intelligent Systems ha inserito anche due livelli di difficoltà con la possibilità di disattivare l’eliminazione permanente dal gioco delle unità cadute in battaglia, un tratto distintivo della saga. Questo cambio di rotta unito alla possibilità di riavvolgere il tempo in caso di errore può dare la sensazione di avere tra le mani un gioco che traghetta senza fatica verso la fine. Questo è in parte vero, ma solo a patto di livellare il party con le missioni secondarie. La parabola di difficoltà non punta troppo verso l’alto ma flette di tanto in tanto con alcune insidie che tuttavia difficilmente portano al game over.
Fire Emblem: Three Houses pare uno dei più ricchi titoli per quanto riguarda il gameplay.
A voler rievocare il retaggio della serie Fire Emblem, la facilità con la quale si superano le missioni può far storcere più di un naso. Tuttavia il punto di forza di questo gioco è proprio l’accessibilità che vuole aprire le porte di questo RPG a tutti. Esso rappresenta un buon punto di (ri)partenza per trovare nuovi e vecchi fan del genere senza la frustrazione del livello di difficoltà esasperato. Fire Emblem: Three Houses è un’accademia che insegna la storia del brand, partendo dal passato ma non dimenticando di proiettarsi verso il domani. Per chi ha conoscenze approfondite della serie consiglio di selezionare la modalità più difficile in attesa di quella più difficile, già promessa.
Fire Emblem: Three Houses è un RPG tattico a turni esclusiva di Nintendo Switch con meccaniche di consumo delle armi e un'evoluzione delle classi dei membri del party. Il gioco è compatibile con i servizi Online solo con statistiche e reclutamento temporaneo di personaggi.
DurataFire Emblem: Three Houses è una grande perla di Nintendo Switch. Non si può trascurare la qualità narrativa che si basa su complesse tematiche raccontate con attenzione e senza paura di osare, ma sempre con quel pizzico di leggerezza tipica di una produzione nipponica. Era difficile far coincidere la volontà di rinnovamento con il non snaturare la struttura di RPG tattico che contraddistingue la serie, ma Intelligent Systems ci è riuscita. Qualche difetto grafico c’è ma passa in secondo piano rispetto ad un gameplay solido e senza sbavatura e con una profondità ancora più ampia rispetto al passato. Provare tutte le varie deviazioni di trama sarà quasi naturale e offrirà ore ed ore di gioco. Questo titolo apre ancora di più le porte al grande pubblico con la sua scalabile difficoltà. Fire Emblem: Three Houses è l’ennesima esclusiva di altissimo livello per Nintendo Switch da non perdere.
Qui di seguito trovate anche il pensiero del nostro Tanzen.
Ottimi i personaggi in cell shading e la loro caratterizzazione. Piacevolissimi da guardare anche le cut scene in stile anime. Meno bene gli scenari un po’ vetusti e spigolosi, con qualche immagine di sfondo in bassissima definizione.
Colonna sonora epica con un tono medievale ed epico che non manca di dare spazio anche a sonorità più orientali e malinconiche. Il doppiaggio inglese/giapponese è buono pur senza brillare.
Il livello di sfida non è alto come in passato, ma è adattabile a quasi tutti i giocatori. Le modifiche radicali al sistema di combattimento e di gestione del party lo hanno svecchiato egregiamente senza stravolgerlo.
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Bella recensione e gran bel gioco, peccato sia esclusiva Switch\Nintendo 🙁
Dopo aver visto il video sul tubo e aver letto la recensione…Ho acquistato il titolo 🙂
Beh non male davvero!