A completare il trittico di articoli sui giochi che Ubisoft ha lanciato sul mercato per la fine del 2020, c’è la recensione di Immortals Fenyx Rising, un titolo passato un po’ in sordina e che pare non aver riscosso un grande successo di pubblico, a giudicare almeno dal calo di prezzo praticato a tempo di record da Amazon. L’esposizione pubblicitaria di cui ha goduto il gioco è stata ovviamente ridotta e il non poter contare su brand altisonanti come Assassin’s Creed e Watch Dogs ha fatto il resto.
Se poi aggiungiamo al conto pure il cambio di nome in corsa rispetto all’originario God & Monsters con il quale fu annunciato e presentato all’E3 2019, le cose si complicano ancora di più. Ma allora perché tanti giocatori e colleghi hanno speso belle parole per questa produzione allegra e colorata? Ve lo proviamo a spiegare in questa recensione!
In un momento così difficile, i team di Ubisoft sparsi in giro per il modo sono comunque riusciti a regalare ai giocatori tre produzioni molto interessanti e differenti tra loro, due delle quali potevano contare su un brand più o meno noto. Il fanalino di coda, per così dire, delle proposte targate Ubisoft è stato questo Immortals Fenyx Rising, un’avventura dichiaratamente ispirata al bellissimo Zelda Breath of the Wild – che peraltro è candidato a diventare il Gioco della Generazione – ma che rimette, appunto, alla sola ispirazione le similitudini con il capolavoro Nintendo. Paragonare i due giochi sarebbe infatti ingiusto, errato e improprio: le produzioni hanno avuto da sempre ambizioni differenti e se vogliamo, anche il target di giocatore modello è ben distinto.
Un’avventura divertente, nel vero senso dalle parola.
A Ubisoft viene associato spesso e volentieri il ruolo di semplificatore di quelli che sono i modelli e le peculiarità di alcuni generi videoludici, come fossero frutto di una catena di montaggio, che procede imperterrita a limare le ‘rugosità’ di produzioni terze. Lo scopo è chiaramente quello di riuscire a proporre a un target più esteso possibile una formula di gioco che già esiste sul mercato (e ciò significa non necessariamente in produzioni esterne a Ubisoft stessa ma anzi, l’ispirazione spesso è frutto di collaborazione tra i team interni, ndr). In questo caso specifico, il team di Ubisoft Quebec ha scelto di costruire un action-adventure come se ne sono visti tanti ma lo ha fatto seguendo la stella popolare della comicità e della mitologia greca. Una scelta azzeccata come non mai perché regala al prodotto un carattere speciale, come non mi era mai capitato di vedere prima: giocare a Immortals Fenyx Rising significa combattere contro mostri e animali mitologici, risolvere enigmi e puzzle che si susseguono secondo una curva di difficoltà ben studiata e man mano sempre più stimolante ma, soprattutto, significa giocare col sorriso sulla faccia.
Prima di procedere oltre, ci tengo a precisare quanto detto poco fa, quando ho associato a Ubisoft l’idea di ‘semplificatrice’ di videogiochi. Ebbene semplificare significa rendere semplice o più semplice, agile e funzionale (grazie Treccani, ndr) e ciò non è da intendersi come un difetto a prescindere. Se da una parte si può accentuare la negatività del concetto di limare un videogioco per standardizzarlo e quindi più apprezzabile da parte di tutti, allo stesso tempo sarebbe sciocco non ricordare anche come attraverso una semplificazione talune persone possano raggiungere, per gradi, la complessità.
È come se fosse una forma di contaminazione – altro termine utilizzato erroneamente con accezione negativa – che permette di produrre un qualcosa di nuovo, di inedito. In tal senso Immortals è un gioco ambivalente perché riesce a far convivere due nature: la prima, che definirei sempliciotta, assimilabile quasi a un gioco mobile che potremmo trovare su Apple Arcade e che, con tutta la dignità che gli spetta, deve però scendere a compromessi per quanto concerne il sistema di combattimento e la gestione della progressione. Ed ecco che abbiamo dunque un hub di gioco piuttosto banale, seppur declinato in salsa mitologica, che sa di già visto in quanto propone le classiche progressioni che ci aspetteremmo da un gioco del genere quali vita, stamina, equipaggiamento, capacità di traporto e così via.
Per tutti i giocatori, da più piccoli ai più grandi.
Dall’altro lato invece, oltre al non trascurabile pregio di riuscire a raccontare la mitologia greca in chiave buffa e simpatica anche a un giocatore o a una giocatrice più giovane, il gioco propone una serie di contenuti più completi e sfaccettati per soddisfare i giocatori più avvezzi al genere. A partire dal livello di difficoltà massimo che vi richiederà di lavorare con più attenzione alla costruzione del vostro personaggio e dell’equipaggiamento, c’è il Tabellone degli incarichi eroici di Ermes con missioni cumulative e incarichi giornalieri e tutta una serie di segreti da svelare, mini boss e Enigmi nei Crepacci da portare a termine (molto vicini, questa volta sul serio, allo stile del Santuario di Zelda). Lo stile di gioco, va da sé, può essere totalmente manipolato dal giocatore attraverso la scelta delle armi da usare, i potenziamenti da applicare e le pozioni da creare nel Calderone di Circe.
Il coronamento di uno stile di gioco personalizzato si realizza nello sbloccare gli Effetti Divini (riprodotti anche dal Dualsense) ovvero delle vere e proprie mosse speciali pensate per assecondare il giocatore e il suo approccio al combattimento in modi anche piuttosto creativi. Meno creatività è invece richiesta all’utente per progredire nell’avventura che, nonostante il mondo sia aperto, è suddivisa in quattro macro-aree o regioni, a ognuna delle quali corrisponde uno degli Dei da liberare nella lotta contro Tifone. Quattro regioni per quattro storyline principali da seguire, quattro punti d’osservazione utili per sbloccare la mappa, quattro benedizioni da ricevere e tante missioni e attività secondarie.
Lo stile del racconto e il tono scelto da Ubisoft è davvero simpatico e accattivante: le voci fuori campo che accompagnano fin dall’inizio la nostra avventura, intervenendo a più non posso in ogni momento utile, sono quelle di Zeus e Prometeo. I due, oltre che in perenne conflitto, non disdegneranno mai commenti e pareri sui personaggi e sugli avvenimenti che stanno accadendo sullo schermo. Si tratta di una trovata carina, funzionale anche allo scopo di raccontare quelli che sono i conflitti e le personalità degli Dei, visti in contrapposizione non solo rispetto al mondo degli uomini. L’avventura appare dunque scorrevole anche da questo punto di vista e, al netto degli intermezzi narrativi rappresentati mediante dei disegni animati dal tratto molto fanciullesco ed evidentemente low budget, è apprezzabile.
Ho giocato Immortals Fenyx Rising grazie a un codice inviato da Ubisoft Italia per PlayStation 5: ho completato l'avventura in circa ventuno ore di gioco, lasciandomi dietro qualche missione secondaria da portare a termine e diversi miglioramenti e abilità da sbloccare nella Nuova Partita + come enigmi e sfide sparse per il mondo di gioco.
DurataSu PlayStation 5, oltre al supporto del DualSense, il gioco propone due stili grafici che variano per effettistica e particelle (non è presente il Ray Tracing) e si traduce anche in una scelta tra 60 e 30fps. Personalmente ho iniziato l’avventura e proseguito preferendo i 30fps in quanto, dopo una breve parentesi a 60, non ho ritenuto necessaria quel tipo di fluidità per un sistema di combattimento tutto sommato semplice e facilmente addomesticabile; ho prediletto dunque la modalità Qualità, indubbiamente più luminosa, con una distanza di render più ampia, ombre più definite e una palette cromatica più fedele e appagante.
La versatilità di Immortals Fenyx Rising è innegabile: il gioco riesce a divertire col suo buffo incedere narrativo e ad appassionare, grazie a numerosi pezzi di equipaggiamento da sbloccare, miglioramenti estetici e enigmi sempre più difficili da risolvere. Ad aumentare il carico ci sono poi anche le cavalcature, gli aiutanti e le armi che godono di un sacco di varietà estetiche originali e accattivanti. I toni del racconto e la semplicità del sistema di combattimento rendono il titolo adatto anche ai più piccoli (PEGI 12) e magari, perché no, anche educativo grazie al fascino con il quale vengono raccontati gli Dei e il mondo della mitologia greca.
Buoni gli effetti e due modalità grafiche. Ho giocato prevalentemente a 30fps su PS5, preferendo degli effetti particellari migliori, ombre più definite e una palette cromatica più appagante.
Colonna sonora che passa in secondo piano e non brilla praticamente mai, doppiaggio invece ottimo e centrato in pieno.
Simpatico, divertente ed espansivo. Man mano che andiamo avanti si complica, con tante combinazioni di tasti tra dorsali, pressioni e combo speciali.
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