Il platform 3D è un genere difficile da realizzare – e spesso anche complesso da giocare – che negli ultimi anni ha tentato una sorta di ripartenza e riscoperta, grazie a studi tripla A ed indie ma che tuttavia non è mai giunta completamente a maturazione. Una delle serie progenitrici del genere è però ritornata in pieno spolvero nel 2017 grazie a Crash Bandicoot: N.Sane Trilogy, parte di un piano di riscoperta di glorie passate a opera di Activision, capace di catalizzare di nuovo l’attenzione sulla mascotte originariamente creata da Naughty Dog. Forte del successo della rimasterizzazione, lo sviluppatore Toys for Bob ha preso le redini della serie per creare il vero primo sequel della trilogia originaria che abbiamo finalmente giocato in versione PlayStation 5: ecco la nostra recensione di Crash Bandicoot 4: It’s About Time.
Cogliamo anche l’occasione per ricordavi che il gioco è uscito originariamente il 2 ottobre 2020 su PlayStation 4 e Xbox One, è poi stato pubblicato lo scorso 12 marzo 2021 su PlayStation 5, Xbox Series X/S, Nintendo Switch ed è appena stato lanciato anche su PC.
Crash Bandicoot ci è ricascato. Neo Cortex è di nuovo irritato e i suoi fedeli scagnozzi sono pronti a seguirlo nell’ennesimo piano di conquista dell’universo che questa volta lo porterà anche in un bel viaggio tra varie dimensioni spaziali e temporali saltellando tra epoche, ambientazioni e scorribande varie. La trama di Crash Bandicoot 4 è semplice e infantile ma comunque ben raccontata da diverse sequenze pre-renderizzate, che caratterizzano i simpatici e buffi protagonisti che non hanno perso la loro aura anni ‘90 grazie anche a un doppiaggio italiano molto convincente. Attraverso dieci mondi totali, ognuno con cinque o sei livelli di gioco, ben differenziati e caratterizzati, l’avventura di Crash, Coco e Aku Aku procede per circa dieci-dodici ore con nuovi alleati, vecchie conoscenze e nuove maschere quantiche capaci di donari peculiari poteri ai protagonisti. Qualora doveste essere appassionati del lore del mondo dei Bandicoot allora sappiate che sì, Crash 4 è effettivamente un sequel diretto di Crash Bandicoot: Warped dal quale eredita quindi una sottilissima linea narrativa che guida alcuni eventi della nuova trama. Nulla di trascendentale ovviamente, ma un elemento che conferma la volontà di Toys for Bob di affermarsi come veri ereditieri della serie Naughty Dog.
Toys for Bob prende effettivamente in mano la serie da dove l’aveva lasciata Naughty Dog vent’anni or sono
Quello che però certamente mancava ai cagnacci negli anni ’90 era una fiammante nuova console ricca di teraflops, SSD, audio 3D e chi più ne ha più ne metta. Crash Bandicoot 4: It’s About Time è sì uscito originariamente su PlayStation 4 e Xbox One, ma questa sua natura old-gen non impatta negativamente il risultato. Il primo approccio con il titolo è stratosferico: la ricchissima mole poligonale riempie la scena in ogni frame, corroborata da un’illuminazione avvolgente e delle animazioni cartoon di livello cinematografico. I modelli dei personaggi hanno subito un ottimo redesign che li rende più freschi, l’interfaccia è rimasta piacevolmente vecchio stile mentre invece l’effettistica ha beneficiato di miglioramenti evidente. La risoluzione in 4K a 60fps rende praticamente perfetta la pulizia dell’immagine, distruggendo in un sol colpo la piacevolezza estetica e la giocabilità della passata N.Sane Trilogy su console che ora sembra un prodotto arcaico. La varietà visiva dei livelli è impressionante, così come la ricerca artistica di ognuno di essi, ed è amplificata da un comparto sonoro nostalgico ma aggiornato, coinvolgente ed anche ben spazializzato. Il gioco supporta infatti l’audio 3D di PlayStation 5 per un risultato percepibilmente superiore alla resa su PlayStation 4.
Superato il primo e travolgente impatto audiovisivo, i primi livelli del titolo filano abbastanza lisci e senza intoppi, in una sequenza di schemi già visti nel mondo dei platform tridimensionali. La mobilità dei protagonisti è migliorata rispetto al passato: doppio salto e salto caricato, uniti a una maggiore precisione dei controlli migliorano il feedback del gameplay senza tuttavia discostarlo troppo da quello originale. L’introduzione delle nuove maschere quantiche dona anche più varietà alle meccaniche, ad esempio attraverso l’alternanza di gravità o il rallentamento del tempo. Nulla che non si sia mai visto, sia chiaro, tuttavia queste caratteristiche sono state ben amalgamate nella maggior parte dei casi. Decisamente più distaccati sono invece i livelli dedicati ad altri personaggi, che non riveleremo per ragioni di spoiler, che sfruttano le peculiarità fisiche differenti per proporre variazioni nel gameplay. Purtroppo tutto ciò è realizzato in maniera abbastanza raffazzonata, con livelli creati ad hoc, in cui le nuove meccaniche sembrano incollate senza particolare cura. Siamo ad esempio ben distanti dalla sapienza con cui Nintendo ha saputo integrare personaggi con caratteristiche diverse negli stessi livelli di Super Mario 3D World, appena recensito in occasione del lancio su Nintendo Switch.
Questa carenza di cura si riscontra purtroppo anche nel feeling generale del gameplay. Lontani dalla precisione di altri titoli concorrenti, Crash Bandicoot 4 propone meccaniche platform fedeli alle origini, con salti da precisione pixel-perfect, poca inerzia nel movimento, carenza di feedback nei colpi verso i nemici e una generale difficoltà nel giudicare il punto di atterraggio dei salti. Consapevoli del problema, i designer del titolo hanno pensato di inserire opzionalmente un indicatore di atterraggio: un rozzo palliativo a un problema di fondo del titolo. Non sono un game designer e non ho ben chiaro dove sia la causa, ma la conseguenza è molto semplice: il gameplay platform di Crash Bandicoot 4 è inerentemente frustrante e ottusamente difficile. Giudicare le distanze è troppo difficile e quasi casuale, calcolare i salti diventa spesso complesso e capire dove atterrare è spesso una ragione di fortuna e non di abilità. Per questi motivi, le sezioni 2D sono le più divertenti del gioco: più precise e veloci, queste sono le vere testimoni della mancanza di qualità delle meccaniche del titolo quando trasposte in 3D. Un vero peccato, soprattutto a fronte delle innegabili qualità del level design che alterna efficacemente momenti catartici ad altri più rilassanti ed esplorativi.
I checkpoint sono abbastanza abbondanti, e ne vengono aggiunti di nuovi qualora proprio non si riesca a proseguire come ulteriore metodo per diminuire il livello di difficoltà del gioco, Toys for Bob ha inserito perfino una modalità detta “Moderna” in cui le vite son infinite e ogni morte causa un semplice respawn al checkpoint. Riflessi pronti e velocità con il joypad sono assolutamente necessari per completare alcuni livelli che nascondo meschini delle trappole, a volte intenzionali, altre volte meno. Insomma, completare il gioco è già di per sé una mini impresa: buona fortuna agli audaci che vogliano puntare al 100% o al platino.
Il titolo è contenutiscamente molto ricco e longevo
Se dal punto di vista delle meccaniche ludiche il gioco non convince, contenutisticamente la proposta è assolutamente interessante. Ogni livello può essere completato in modalità normale o invertita, quest’ultima peggiorata con degli inspiegabilmente orrendi filtri visivi obbligatori, che donano nuova linfa alla rigiocabilità dei livelli. Ogni stage inoltre ha varie gemme da raccogliere secondo vari obiettivi, come la raccolta dei frutti wumpa, un basso numero di morti e la famigerata rottura di tutte le casse sparse nel livello. Oltre agli obiettivi, è anche presente il classico time trial che è una divertente alternativa all’affrontare gli stage in maniera più esplorativa. Queste varie opzioni aggiuntive permettono di sbloccare numerose skin aggiuntive che non modificano il gameplay, ma permettono di personalizzare l’estetica di Crash e Coco. Presente e apprezzabile è la modalità multiplayer in cui affrontare i livelli in locale con una amico alternandosi il controller in pieno e nostalgico stile PlayStation One.
Buono il supporto alle peculiarità di PlayStation 5. La risoluzione aumenta notevolmente rispetto alla versione old-gen e i tempi di caricamento sono estremamente veloci. Feedback aptico e grilletti adattivi sono implementati in giusta misura, senza essere invadenti. Le card attività e il game help sono feature aggiuntive certamente gradite in questo caso, dato che trasportano velocemente ai livelli da completare. Il già citato audio 3D inoltre, migliora significativamente il palcoscenico sonoro del titolo specialmente in alcuni stage che lo sfruttano a dovere.
Ho giocato a Crash Bandicoot 4: It's About Time per circa 15 ore completando un paio di volte ogni livello della campagna principale. La copia del gioco è stata acquistata personalmente in versione PlayStation 5.
DurataCrash Bandicoot 4: It’s About Time è il tanto atteso ritorno di una delle prime icone PlayStation con un sequel che sicuramente migliora tutti i vari esperimenti che si sono susseguiti negli anni. Tuttavia, il gioco è ludicamente problematico a causa di meccaniche non sufficientemente curate e problemi storici del genere, che comunque altri sviluppatori hanno saputo risolvere con successo. Nonostante questo, i fan della serie e di questo tipo di platform lineare ed impegnativo sapranno trarne grande godimento. Per tutti gli altri è purtroppo un titolo difficile da consigliare: il livello di difficoltà è a tratti disonesto e lungo tutta l’avventura quasi certamente frustrante. Un peccato quindi che Toys for Bob non abbia saputo sfruttare a pieno l’occasione di creare una potenziale hit capace di accontentare più tipologie di utenti, dai fan hardcore della serie ai più giovani utenti in cerca di un platform divertente e colorato. Crash Bandicoot 4: It’s About Time può accontentare solo i primi: giudicate voi se siete parte di essi.
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